
Nella stragrande maggioranza degli scenari, quando si hanno finalmente da parte i soldi per acquistare la propria casa, ci si affida ad una banca che concede un prestito in euro con una determinata scadenza e uno specifico tasso di interesse. Forse non tutti sanno però che in certi casi è anche possibile accendere un mutuo in valuta estera: avevate mai sentito parlare di questa particolare forma di finanziamento? In questo articolo vi spiegheremo in breve di cosa si tratta, ma attenzione: potrebbe non essere la scelta migliore! Vediamo perché, nel dettaglio.
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Cos’è un mutuo in valuta estera

Si tratta di un particolare tipo di prestito che può essere chiesto ad un istituto di credito in una valuta particolarmente diffusa o forte, come ad esempio la sterlina o il dollaro, oppure ancora il franco svizzero. Questa opzione può essere facilmente attivata anche con le banche del nostro Paese, mentre nel caso in cui si volesse un mutuo in valute diverse è necessario affidarsi ad istituti di credito esteri.
Come funziona e a chi è stato proposto storicamente
Di norma, in passato, questo tipo di soluzione piuttosto inusuale è stata proposta ai lavoratori con redditi stabili in valute estere (ne sono un esempio i trasfrontalieri, cioè coloro che quotidianamente fanno i pendolari Italia-Svizzera). Le banche proponevano dunque questi mutui per sfruttare tassi d’interesse più bassi in paesi come la Svizzera o il Regno Unito. Ad esempio, il Libor (London Interbank Offered Rate) in CHF era spesso inferiore all’Euribor, attirando chi cercava rate più contenute. Tuttavia, il rischio cambio non sempre veniva comunicato adeguatamente, portando a situazioni problematiche per molti mutuatari.
Quali valute vengono usate
Per riassumere, le valute più comuni per i mutui in valuta estera in Italia sono state:
- Franco svizzero (CHF): scelto per i tassi bassi e l’ormai nota stabilità economica svizzera;
- Dollaro statunitense (USD): usato da chi aveva redditi in dollari, come lavoratori in settori internazionali;
- Sterlina britannica (GBP): meno comune, ma chiaramente proposta a chi operava prevalentemente nel Regno Unito.
Vantaggi e svantaggi nel 2025
Nel 2025, i mutui in valuta estera sono meno diffusi, ma non del tutto scomparsi. Analizziamo a questo punto i loro pro e i loro contro.
Quando può convenire
Un mutuo in valuta estera può essere vantaggioso in scenari specifici:
- Tassi d’interesse bassi all’estero: se una valuta come il CHF offre tassi significativamente inferiori rispetto all’Euribor (ad esempio, lo 0,5% contro il 3%), la rata iniziale può essere più leggera;
- Reddito in valuta estera: per chi guadagna in CHF, USD o GBP, il mutuo elimina il rischio cambio, poiché le entrate e le uscite sono nella stessa moneta;
- Previsioni di stabilità valutaria: in periodi di bassa volatilità, il rischio cambio si riduce, rendendo il mutuo più prevedibile.
Il rischio del cambio: casi reali in Italia
Il principale svantaggio è il rischio cambio. Se l’euro si svaluta rispetto alla valuta del mutuo, la rata in euro aumenta, a volte in modo talmente significatico da mettere a rischio la stabilità finanziaria di chi l’ha sottoscritto. Un caso emblematico è quello dei mutui in CHF degli anni 2000. Tra il 2008 e il 2015, l’euro si svalutò rispetto al franco svizzero di oltre il 30%, causando un aumento delle rate per molti mutuatari italiani. Ad esempio, una rata di 1.000 CHF, equivalente a 800 euro nel 2008, poteva superare i 1.100 euro nel 2015. Questo ha portato a contenziosi legali, con sentenze che in alcuni casi hanno riconosciuto l’inadeguatezza dell’informativa bancaria.
Regole attuali e possibilità di conversione
È ancora possibile richiederlo?
Nel 2025, i mutui in valuta estera sono ancora legali in Italia, ma le normative sono più stringenti. Si prendano ad esempio la direttiva UE 2014/17 (Mortgage Credit Directive) e le linee guida della Banca d’Italia impongono alle banche di informare dettagliatamente i clienti sui rischi cambio e di valutare la loro capacità di sostenerli. Tuttavia, poche banche offrono questi prodotti, limitandoli a clienti con redditi in valuta estera o patrimoni elevati. La domanda è calata, anche per la maggiore consapevolezza dei rischi.
Come funziona la rinegoziazione o la surroga

Nulla è perduto per chi ha sottoscritto questi mutui in prima battuta. Ci sarà infatti sempre la possibilità di correggere il tiro, affidandosi ai seguenti metodi:
- Rinegoziazione: si potrà concordare con la banca la conversione del mutuo in euro, fissando il debito al tasso di cambio attuale. Questo elimina il rischio futuro, ma può comportare un aumento del capitale residuo se la valuta estera si è apprezzata;
- Surroga: la surroga consente di trasferire il mutuo a un’altra banca, potenzialmente convertendolo in euro. La nuova banca paga il debito residuo e propone un nuovo contratto, spesso a tasso fisso o variabile in euro.
FAQ
Il mutuo in valuta estera è legale nel 2025?
Sì, nel 2025 i mutui in valuta estera sono generalmente legali in Italia e nell’UE, ma sono soggetti a regolamentazioni stringenti. Le normative, come la direttiva UE 2014/17, impongono trasparenza sui rischi di cambio e requisiti per valutare la capacità del mutuatario di gestire le fluttuazioni valutarie.
Se l’euro si svaluta, quanto può aumentare la rata?
La svalutazione dell’euro può incrementare la rata di un mutuo in valuta estera, proporzionalmente alla variazione del tasso di cambi: ad ogni modo, l’aumento esatto dipende dall’entità della svalutazione e dal capitale residuo, ma senza dati precisi non si può quantificare.