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Pensione integrativa a capitale: come funziona e quando conviene davvero

pensione integrativa erogata a capitale

La pensione integrativa erogata a capitale è una modalità di uscita dalla previdenza complementare che permette di ricevere una somma di denaro in un’unica soluzione anziché una rendita periodica. In Italia, questa opzione viene scelta da chi desidera maggiore flessibilità o ha esigenze specifiche in fase di pensionamento. Nel corso dell’articolo esploreremo cos’è una pensione integrativa a capitale, come funziona il riscatto capitale fondo pensione, e quando effettivamente conviene rispetto alla differenza capitale e rendita pensione, tenendo conto anche della tassazione pensione integrativa prevista per il 2025. Vedremo anche l’uscita anticipata previdenza complementare e un esempio concreto con un fondo pensione da 100.000 €.

Approfondimenti

Pensione integrativa a capitale: come funziona

Quando si parla di pensione integrativa erogata a capitale, ci si riferisce a una scelta dell’iscritto di ritirare parte o tutto il montante accumulato nel fondo pensione in un’unica soluzione. Il legislatore italiano consente di prelevare fino al 50% del capitale accumulato; in alcuni casi particolari, come per i vecchi iscritti o se la rendita da capitale è inferiore al 50% dell’assegno sociale, è possibile ottenere il 100% in capitale, senza opzioni di rendita.

La decisione tra capitale o rendita deve tener conto del profilo contributivo, delle necessità economiche, della durata prevista e della tassazione applicabile. Solo valutando attentamente la differenza capitale e rendita pensione si può decidere se la pensione integrativa erogata a capitale conviene davvero.

La pensione integrativa a capitale consente di ricevere una somma unica invece della rendita mensile

Cos’è una pensione integrativa a capitale

Con pensione integrativa erogata a capitale si intende ricevere dall’assicurazione o fondo pensione la somma accantonata, dedotti eventuali rendimenti già tassati. Questa soluzione è alternativa alla rendita periodica: si incassa subito una cifra unica, ma non si percepiscono più flussi mensili. Il fondo pensione con capitale è quindi indicato per chi preferisce liquidità immediata, magari per investimenti, acquisti o ristrutturazioni, piuttosto che pianificare entrate graduali.

Chi sceglie di uscire con capitale deve compilare moduli specifici forniti dal fondo: si possono indicare opzioni come 100% capitale, o combinazioni miste come 50% capitale e 50% rendita, una scelta che riflette le proprie esigenze individuali.

Il capitale conviene se si ha bisogno di liquidità immediata o rendita stimata troppo bassa

Riscatto totale o parziale: le opzioni previste

Nel contesto della previdenza complementare, è possibile richiedere il riscatto capitale fondo pensione anche prima del pensionamento:

Innanzitutto, si può chiedere un riscatto parziale o totale in casi di grave invalidità permanente, disoccupazione prolungata (oltre 48 mesi), licenziamento collettivo, esodo incentivato o premorienza.
Il riscatto totale consente di ritirare l’intero montante, mentre il riscatto parziale può coprire fino al 50% o 75% in funzione della finalità (es. sanità, prima casa, liquidità libera).

Inoltre, l’uscita anticipata previdenza complementare è prevista per acquisto prima casa, ristrutturazione o spese sanitarie straordinarie: si può prelevare fino al 75% del montante per spese mediche, o fino al 30% per esigenze generiche dopo 8 anni di iscrizione al fondo.

Il riscatto può essere totale o parziale in caso di esigenze particolari o uscite anticipate

Differenze tra rendita e capitale: vantaggi e svantaggi

La scelta tra rendita o capitale fondo pensione implica valutazioni diverse. Chi opta per la rendita riceve pagamenti mensili regolari, generalmente per la vita, ma in caso di morte i residui non vengono trasferiti agli eredi (a meno di opzioni specifiche). Invece, scegliendo la pensione integrativa erogata a capitale, la liquidità è immediata, ma non si ha stabilità nel lungo termine e l’impostazione fiscale può cambiare leggermente.

Dal punto di vista fiscale, entrambe le opzioni sono soggette a tassazione pensione integrativa con imposta sostitutiva del 15%, che può ridursi fino al 9% se la permanenza nel fondo supera i 15 anni, con uno sconto di 0,30% per anno fino al massimo di 6%.

Va considerato anche che i rendimenti maturati durante la fase di accumulo sono tassati annualmente al 20% (12,5% per la parte investita in titoli di Stato) e i contributi versati sono deducibili fino a circa 5.164 € all’anno.

Scegliere tra rendita e capitale dipende da esigenze personali e vantaggi fiscali

Tassazione 2025 sulla pensione complementare

Nel 2025, la tassazione pensione integrativa rimane in vigore con le regole già conosciute: imposta sostitutiva sul capitale o sulla rendita, con aliquota base del 15% e sconti fino al 9% per anzianità contributiva superiore a 15 anni.

Per la fase di uscita anticipata previdenza complementare, la tassazione dell’anticipo per spese sanitarie segue la stessa logica (riduzione progressiva), mentre quella per acquisto prima casa o liquidità è più elevata (23%) se si supera il limite temporale oppure non si rispettano le condizioni di 8 anni di iscrizione.

Una novità prevista dalla Legge di Bilancio 2025 consente di sommare la rendita del fondo pensione con quella pubblica Inps per raggiungere l’importo minimo richiesto per accedere alla pensione anticipata contributiva a 64 anni, a condizione di avere almeno 25 anni di contributi (30 dal 2030) e un regime contributivo puro.

Nel 2025 l’aliquota può scendere fino al 9% in base agli anni di adesione al fondo

Quando conviene scegliere la formula a capitale

La pensione integrativa erogata a capitale conviene quando si ha bisogno di una liquidità immediata per spese urgenti o investimenti personali. Conviene anche in presenza di un fondo pensione con capitale importante ma con rendita potenziale modesta, ad esempio quando la rendita mensile sarebbe molto bassa.

Inoltre, chi ha una lunga anzianità contributiva e quindi un’aliquota fiscale ridotta può trovare più conveniente ritirare in capitale se è in grado di reinvestire o utilizzare al meglio la somma. È fondamentale confrontare la differenza capitale e rendita pensione: in alcuni casi la rendita vitalizia può offrire stabilità e maggiori flussi nel tempo, specialmente in caso di vita lunga.

Una scelta a capitale può convenire anche ai «vecchi iscritti», che rientrano nelle eccezioni per il 100% capitale se la rendita risulta inferiore a una soglia minima, oppure se l’adesione è avvenuta prima del 1993.

La pensione a capitale, o meglio la scelta tra pensione integrativa a capitale o a rendita, può avere senso per gli anziani, ma è una decisione che va ponderata attentamente. Considerando l’aspettativa di vita più lunga e le esigenze specifiche della terza età, sia la liquidazione in capitale che la rendita presentano pro e contro. 

Tassazione rendita VS capitale a seconda dell’anzianità contributiva

Anni di permanenza nel fondoAliquota imposta sostitutiva
≤ 15 anni15 %
16 anni14,7 % (15 % − 0,3 %)
35 anni e oltre9 % (massimo sconto del 6 %)

I puntini sospensivi indicano che l’aliquota si riduce in modo costante di 0,30% per ogni anno oltre il quindicesimo, fino al limite minimo del 9%.

Casi in cui conviene il capitale rispetto alla rendita

  • Quando serve liquidità immediata per spese straordinarie o investimenti personali
  • Se l’importo complessivo del capitale è sufficientemente elevato per garantire autonomia economica
  • Quando l’anzianità contributiva è alta e si beneficia di aliquota fiscale ridotta (fino al 9%)
  • Se la rendita mensile stimata è troppo bassa o rende preferibile una soluzione unica

Esempio pratico con fondo pensione da 100.000 €

Immaginiamo un iscritto con un fondo pensione da 100.000 € e 25 anni di iscrizione:

  • Se sceglie la pensione integrativa erogata a capitale, può chiedere fino al 50%: 50.000 € in un’unica soluzione, tassati al 15 % − (0,30 % × 10 anni extra oltre i 15) = 15 % − 3 % = 12 %, perciò imposta di 6.000 €. Importo netto circa 44.000 €.
  • Se opta invece per una rendita vitalizia, il capitale residuo e i rendimenti vengono trasformati in flussi mensili. Anche qui l’imposta sul montante tassabile è 12%, ma l’erogazione è distribuita nel tempo. A parità fiscale può essere vantaggiosa se si desidera un reddito costante.

Se l’obiettivo è liquidità immediata, progetti o investimenti, la pensione integrativa erogata a capitale può risultare la scelta più pratica. Viceversa, la rendita offre maggiore tranquillità nel lungo periodo.

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