Il 3 maggio 2023, il Consiglio costituzionale francese, dopo aver respinto in precedenza la prima domanda, ha rigettato anche la seconda domanda di referendum popolare che è stata presentata da senatori socialisti, comunisti ed ecologisti, Il referendum richiesto avrebbe dovuto “vietare un’età pensionabile superiore ai 62 anni”. Con questa decisione, la Consulta francese ha praticamente reso ormai inattaccabile la riforma delle pensioni voluta dal presidente francese, Macron.
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In precedenza, nella giornata di venerdì 14 aprile, la corte costituzionale francese aveva approvato gli elementi chiave della riforma delle pensioni, dando il benestare per l’attuazione di tutti quei cambiamenti radicali che sono risultati assai impopolari in tutto il paese.
Le precedenti decisioni della Consulta francese
Il Consiglio Costituzionale composto da nove membri si era pronunciato a favore delle disposizioni principali, tra le quali anche il contestatissimo innalzamento dell’età pensionabile a 64 anni da 62, giudicando la disposizione conforme alla legge. Sono state invece sei le proposte che la consulta francese ha rigettato fra le quali anche la parte della riforma che avrebbe costretto le grandi aziende
a pubblicare i dati personali dei dipendenti sopra i 55 anni e la proposta di per legittimare contratti ad hoc per i lavoratori più anziani.
La storica decisione della Corte Costituzionale francese ha spianato la strada alla riforma delle pensioni di Macron, anche se l’iter per l’approvazione è stato molto controverso e ha causato mesi di proteste e di sconvolgimenti in tutto il Paese con contestazioni e rappresaglie a volte violente che hanno causato centinaia di feriti. Dopo la proposta di riforma, la popolarità di Macron ha toccato i picchi più bassi di sempre. Molti elettori si sono sentiti traditi dal governo Macron soprattutto dopo la decisione di far approvare la legge sulle pensioni alla camera bassa del parlamento, senza votare.
Dopo la decisione della consulta, Macron è stato intervistato durante la sua visita alla restaurata cattedrale di Notre Dame, dichiarando ai giornalisti che il suo motto è “mantieni la rotta”.
La sua visita alla cattedrale ha richiesto un enorme dispiegamento di forze di polizia per scongiurare il rischio di scontri e di proteste contro il premier francese. Erano attese fino a 10 mila persone a Parigi davanti alla sede del municipio di Parigi per protestare contro la decisione della Corte Costituzionale, invece si sono presentati solo poche migliaia di contestatori che si sono limitati a fischiare la sentenza della Consulta.
Le contestazioni esplose in tutto il paese
Subito dopo la sentenza, massiccia è stata la presenza delle forze dell’Ordine in assetto antisommossa a presidio degli uffici della Corte Costituzionale, che si trovano a pochi passi dal Museo del Louvre, per evitare scontri e incidenti. Soddisfatta si è dichiarata il primo ministro, Elisabeth Borne, che ha affermato ai giornalisti che la corte ha “giudicato la riforma, sia nel merito che nella procedura, conforme alla costituzione”. Poi, sul proprio profilo Twitter, ha anche aggiunto che la sentenza della corte costituzionale non ha prodotto né vincitori, né vinti.
La situazione in Francia sembra essersi normalizzata
Dopo la decisione della Corte Costituzionale, anche il sostegno a scioperi e proteste sembra essere scemato nel paese transalpino, che ormai pare rassegnato all’inevitabile. Anche se il leader del partito di estrema sinistra, France Unbowed, Jean-Luc Melenchon, ha promesso battaglia sul proprio profilo social, l’onda lunga delle proteste e dell’indignazione sembra essersi placata.
I sindacati hanno invitato più volte il presidente Macron a riaprire il dialogo e a non firmare la legge, ma il governo ha poi deciso di tirare dritto per la propria strada. Subito dopo la sentenza della Consulta di aprile, la riforma delle pensioni è diventata legge ed è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.
Grande è stata l’indignazione anche leader del Partito Comunista, Fabien Roussel, che ha affermato che, contro l’approvazione di questa legge, “non si dovrebbe versare olio sul fuoco, ma una tanica piena di benzina”.
Le proteste sono andate avanti ancora per settimane dopo l’approvazione ufficiale della riforma. Uno sciopero dei netturbini parigini ha interrotto il servizio lasciando la capitale francese in balia di 10.000 tonnellate di rifiuti non raccolti.
Prima dell’approvazione della riforma, 380.000 persone, chiamate a raccolta dai sindacati, si erano riunite nelle piazze per protestare contro l’innalzamento dell’età pensionabile, non riuscendo però a scalfire le certezze del governo. Nel mese di marzo, quasi 1,3 milioni di persone sono scese in piazza per manifestare tutta la propria indignazione contro il governo, senza riuscire a condurre il governo a più miti consigli.
Le argomentazioni degli oppositori
Per molti anni la Francia è stato il paese europeo dove l’uscita dal mondo del lavoro avveniva in età più giovane rispetto alla maggior parte dei paesi europei. Tanti paesi, ormai da molti anni, hanno alzato l’età pensionabile a 65 anni o oltre. Gli oppositori continuano ad affermare che la riforma penalizza i lavoratori non qualificati che hanno iniziato la loro carriera in anticipo e che lede il diritto dei francesi di godersi un lungo pensionamento. L’aspettativa di vita media in Francia è di 82 anni.