Nonostante l’inflazione galoppante e l’elevato debito pubblico italiano, il BTP rimane di gran lunga uno degli investimenti più ricercati, soprattutto online. A testimoniare è una curva di interesse sempre crescente evidenziata su Google Trends, dove le ricerche sui bond italiani, almeno fino alla settimana del fallimento della Silicon Valley Bank, non venivano così cercate dal 2004. Rispetto al mese di marzo, il rendimento dei bond italiani a 10 anni è scivolato da area 4,6 per cento al 4,2 per cento.
Approfondimenti
Sono due i fattori che ne hanno fatto calare il rendimento. In primis il prospettato inasprimento del credito bancario dovuto alla crisi di fiducia innescata dalle turbolenze su Credit Suisse. In secundis la decisione della BCE di moderare quella fase di rialzo dei tassi che ormai perdura da molti mesi, per intraprendere la stessa rotta già solcata dalla Federal Reserve. Sappiamo bene come l’andamento futuro dei tassi di riferimento della BCE possa influenzare in maniera considerevole anche i rendimenti dei titoli di Stato, con ripercussioni importanti in base anche alla scadenza del titolo.
Come investire in Btp e recuperare le perdite
Investire in Btp può essere anche un valido “espediente” per gli investitori per recuperare fiscalmente le perdite che derivano da errati investimenti finanziari. Esiste la concreta possibilità di poter compensare ogni rendimento associato ad un investimento finanziario.
Le minusvalenze, esattamente come le plusvalenze, non sono altro che il normale e fisiologico risultato di un investimento in strumenti finanziari. Quando si acquista e poi si vende un titolo si può realizzare un guadagno o una perdita. Raramente si verifica un risultato neutro in cui non si perde e non si guadagna.
Plusvalenze e minusvalenze
Le plusvalenze vengono definite tecnicamente capital gain, cioè la differenza positiva tra il prezzo di acquisto e quello di vendita, le minusvalenze sono l’esatto contrario. Cioè la perdita che si realizza quando si vende male un prodotto che si era acquistato ad un prezzo più alto. In questo caso si parla di capital loss, che non è altro che il risultato della differenza negativa tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita.
In genere i titoli di Stato generano due tipi differenti di rendimento. Il primo dipende dalla cedola che viene “staccata” semestralmente, mentre il secondo tipo di rendimento deriva strettamente dalla differenza tra valore di acquisto e valore di vendita. Se il bond viene acquistato all’atto del collocamento e viene venduto a scadenza ovviamente il compratore percepirà solo il flusso cedolare.
Il rendimento cedolare viene considerato reddito da capitale. Il reddito cedolare si può compensare con le perdite pregresse. Se invece il reddito deriva da capital gain, allora la compensazione è ammessa. In questo caso si possono recuperare le minusvalenze che maturano nell’anno in corso e nei 4 anni successivi.
Quanto si può recuperare?
Per sapere come si possono compensare le minusvalenze con i Btp bisogna tenere in grande considerazione la condizione di vantaggio a livello fiscale di cui godono i BTP, i cui rendimenti sono tassati al 12,5% rispetto al 26% con cui sono tassati tutti gli altri strumenti finanziari. Proprio per questa ragione, facendo un rapido calcolo, le minusvalenze da Btp vengono abbattute del 48,08% (un dato che scaturisce dalla differenza tra 12,5 e 26%).
Si sa che sul capital gain l’investitore deve pagare delle imposte, il guadagno è infatti tassato con aliquota del 26% in fase di dichiarazione dei redditi. Nel momento in cui invece si realizza una perdita allora si matura un credito fiscale del valore di 4 anni che l’investitore può (e deve) “giostrarsi” in maniera intelligente.
Chi investe tramite il proprio conto bancario, ha come sostituto d’imposta la stessa banca che calcola e registra le minusvalenze. Chi si trova in regime di risparmio amministrato non deve fare nulla. Chi si trova invece in regime dichiarativo, dovrà obbligatoriamente registrare i propri guadagni tenendo in considerazione anche le eventuali perdite al fine di sfruttare il credito fiscale acquisito.
Quando va consigliato l’investimento in BTP
L’investimento in Btp è da consigliare se si devono recuperare delle perdite presenti nello zainetto fiscale anche perché si tratta di investimenti a bassissimo rischio essendo uno strumento che rimborsa capitale nominale. Il consiglio è quello di approfittare del momento quando si effettua questo tipo di investimento. In un mercato molto volatile si possono gestire meglio le scadenze in quanto è possibile recuperare perdite nei 4 anni successivi.
Non bisogna però commettere l’errore di vendere i titoli nei momenti sbagliati altrimenti tutti i vantaggi si annullano e non si possono recuperare le minusvalenze. Se il titolo è in forte perdita e non si ha la pazienza di attendere che recuperi, i 4 anni decorreranno in maniera anticipata. Va anche ricordato che i BTP non rappresentano l’unico strumento per recuperare una minusvalenza con grande rapidità e con maggiore volatilità. Ma i BTP rimangono di gran lunga gli strumenti più affidabili e gestibili nel tempo.