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Certificati malattia: guida retroattiva

Attacco di mal di testa

Può capitare con una certa frequenza, per un motivo o per un altro, che il dipendente di un’azienda in possesso di un regolare contratto si debba assentare dal posto di lavoro per motivi di salute. Nella maggior parte dei casi si parla, per esempio, di una classica influenza con tanto di tossse e febbre alta. Altre volte invece ci si può trovare ad affrontare problemi di salute più seri. In qualunque caso, secondo la legge italiana un lavoratore sarà sempre obbligato a presentare all’azienda un certificato medico che confermi la sua inabilità a lavorare, per uno o più giorni. Tale certificato sarà redatto dal suo medico curante e successivamente trasmesso all’INPS, che riconoscerà così al relativo soggetto l’indennità di malattia.

A questo punto ci si potrebbe chiedere se ai fini dell’erogazione di tale indennità il certificato medico possa essere retroattivo, ovvero se l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale possa riconoscere la sussistenza della malattia anche per il periodo immediatamente precedente al giorno di redazione del certificato medico. In questo articolo proveremo a rispondere a questa domanda, delineando gli scenari che si possono presentare per aziende e dipendenti.

Come funziona il certificato di malattia

L'indennità di malattia in azienda può anche avere valore retroattivo? Ecco tutto quello che è necessario sapere a proposito.
Un attacco di emicrania

Partiamo innanzitutto dal funzionamento dell’invio del certificato di malattia, in generale. Quando un lavoratore si rende conto di non essere nelle condizioni di svolgere il suo lavoro per un qualunque malessere è obbligato innanzitutto a informare il suo datore di lavoro, nel più breve tempo possibile.

Sarà poi necessario provare che il motivo dell’assenza è effettivamente giustificato da una causa maggiore legata a problemi fisici. Il relativo documento dovrà necessariamente includere i seguenti elementi:

  • Nome, cognome e qualifica del medico certificante che ha emesso il documento;
  • Tutti i dati del paziente, incluse le informazioni sul domicilio del soggetto dove verranno inviate eventuali visite di accertamento;
  • La diagnosi precisa del malanno, con tutti i dettagli della patologia che ha colpito il soggetto;
  • La prognosi, cioè la quantità di giorni durante i quali il lavoratore dovrà assentarsi dal posto di lavoro;
  • Il luogo e la data di rilascio del certificato (attenzione: quest’ultima farà fede rispetto alla data di inizio di manifestazione della malattia);

Per rispetto della privacy del dipendente, il datore di lavoro non è tenuto a sapere con esattezza la diagnosi e potrebbe dunque ricevere da parte di INPS un attestato di malattia dove non è indicata la patologia precisa. Se volesse ricevere questo tipo di dettagli l’azienda dovrà ricevere il numero di protocollo riportato sul certificato.

Il certificato può essere retroattivo?

Nella maggior parte dei casi, l’indennità viene concessa al dipendente per tutti i giorni coperti da una documentazione idonea. In particolare, il diritto all’indennità di malattia inizia dal quarto giorno (poiché i primi tre sono di responsabilità del datore di lavoro, come stabilito nel contratto) e si conclude alla fine della malattia (cioè al termine della prognosi stabilita da un dottore). A partire dal quarto e fino al 20° giorno, l’indennità di malattia viene erogata al 50% della media giornaliera della retribuzione; dal 21° al 180° giorno, invece, l’assegno è del 66,66%.

Fatte le dovute premesse, possiamo confermare che è effettivamente possibile calcolare l’inizio del periodo di malattia indennizzabile da una data precedente a quella di rilascio del certificato medico. Ad ogni modo, è importante ricordare che questa particolare opzione sarà disponibile solo a determinate condizioni. Si veda in che senso, più nel dettaglio, nella prossima sezione,

Quando il certificato può essere retroattivo: le condizioni

Ecco tutto quello che è necessario sapere riguardo alla retroattività dei certificati di malattia redatti da alcunin dottori per i dipendenti delle aziende.
Una ragazza malata sul divano

A spiegare con precisione le condizioni per le tempistiche di calcolo della malattia ci si è messo l’INPS, con la circolare n. 147 del 15 luglio 1996. L’istituto ha spiegato che, come norma generale, l’inizio della malattia è considerato dalla data in cui è stata eseguita la visita medica. Di conseguenza, il quarto giorno di malattia (cioè il giorno in cui si ha diritto all’indennità) viene determinato dalla data di emissione del relativo certificato medico. INPS, tuttavia, ha anche aggiunto quanto segue:

L’Istituto ammette, peraltro, la possibilita’ di riconoscere, ai fini erogativi, la sussistenza dello stato morboso anche per il giorno immediatamente precedente a quello del rilascio della certificazione, purche’ sulla stessa risulti compilata la voce “dichiara di essere ammalato dal….”. Il criterio, valido anche per la certificazione dicontinuazione e ricaduta della malattia, e’ da collegare unicamente, come piu’ volte esplicitato, alla facolta’, confermata da ultimo con D.P.R. 28.9.1990, n. 314, art. 20, di effettuare la visita medica, richiesta dopo le ore 10, il giorno immediatamente successivo. In relazione a quanto precede si chiarisce che la particolare regola non va applicata quando la data riportata alla predetta voce retroagisce di oltre un giorno dalla data di rilascio, essendo, nell’ipotesi, da escludere che la data stessa possa assumere il significato di indicazione della data di chiamata del medico.

Vale comunque la pena ricordare che questa eccezione è valida solo nei giorni feriali. Inoltre, sarà sempre molto importante indicare le precise ragioni per cui tale certificato è stato emesso il giorno successivo. Infine, il certificato medico potrà avere effetto retroattivo solo nel caso di una visita medica domiciliare.

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