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Conti deposito esteri: quali imposte pagare e come dichiararli al fisco

Un bancomat moderno, emblema dell'accesso ai fondi detenuti all'estero, che richiama l'esigenza di monitorare e dichiarare i conti deposito per rispettare la normativa fiscale italiana

La direttiva 2014/92 dell’Unione Europea, che va applicata obbligatoriamente in tutte le sue parti nei Paesi membri, ha delineato in modo molto preciso le modalità di apertura e/o trasferimento di conti bancari da una nazione all’altra e tutte le informazioni sulle relative spese da sostenere. Quando si decide di aprire un conto di deposito esteri è infatti necessario conoscere in modo approfondito le regole fiscali da seguire e le modalità per dichiararlo all’Agenzia delle Entrate. Vediamo quali sono più del dettaglio.

Approfondimenti

Obbligo di dichiarazione per i conti esteri

Molti contanti
Immagine di una cassetta di sicurezza colma di banconote, simbolo di risparmio e gestione patrimoniale. Perfetta per illustrare l’importanza di dichiarare correttamente i conti deposito esteri al fisco italiano

Partiamo dal presupposto che qualunque contribuente, residente fiscalmente in Italia, detenga attività finanziarie all’estero, inclusi conti deposito, ha l’obbligo di dichiararle al fisco italiano, indipendentemente dall’ammontare.

Questo obbligo si applica ai titolari effettivi del conto, ma anche a chi ne ha la disponibilità o la gestione, come nel caso di deleghe. La dichiarazione è obbligatoria anche se il conto non genera redditi, come previsto dall’articolo 4 del Decreto Legge n. 167/1990. L’obiettivo è monitorare i capitali detenuti all’estero per contrastare l’evasione fiscale.

La relativa dichiarazione va effettuata annualmente tramite il quadro RW della dichiarazione dei redditi (modello Redditi Persone Fisiche), che deve essere compilato anche se il conto è stato chiuso durante l’anno. È importante notare che l’obbligo sussiste solo per i residenti fiscali in Italia: chi risiede all’estero, pur essendo cittadino italiano, non è soggetto a questa normativa

Cos’è e come si compila il quadro RW

Il quadro RW è la sezione del modello Redditi PF dedicata alla dichiarazione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero. Serve a comunicare al fisco italiano l’esistenza di conti, depositi, investimenti e altri beni, specificandone il valore e l’ubicazione.

Per compilare correttamente il quadro RW, è necessario indicare:

  • Tipologia di attività: il codice relativo al conto deposito (codice 1 per conti correnti e depositi);
  • Paese estero: il codice del Paese in cui è detenuto il conto, secondo la codifica ISO 3166-1;
  • Valore del conto: il valore iniziale e finale al 31 dicembre dell’anno di riferimento, oltre alla giacenza media per il calcolo dell’IVAFE (di cui parleremo tra un attimo);
  • Titolarità: se il dichiarante è titolare, cointestatario o semplice delegato;
  • Redditi percepiti: eventuali interessi o altri proventi, da riportare anche nei quadri reddituali (es. quadro RL).

La compilazione richiede precisione, poiché errori o omissioni possono comportare sanzioni. È consigliabile conservare la documentazione bancaria estera (estratti conto, contratti) per eventuali verifiche.

Imposte dovute: IVAFE e tassazione sugli interessi

Il nostro Paese impone ai conti deposito esteri due tipi di imposte. Ecco qui di seguito i dettagli di entrambe:

  • IVAFE (Imposta sul valore delle attività finanziarie estere): è un’imposta patrimoniale pari al 2 per mille del valore del conto al 31 dicembre (o alla data di chiusura, se precedente). Si applica sulla giacenza media annua per i conti correnti e i depositi. Esiste una franchigia di 5.000 euro: se il valore medio del conto è inferiore, l’IVAFE non è dovuta. Per i conti cointestati, la franchigia si applica pro quota;
  • Tassazione sugli interessi: gli interessi generati dal conto deposito estero sono soggetti alla ritenuta del 26%, come i redditi di capitale prodotti in Italia. Questi devono essere dichiarati nel quadro RL del modello Redditi PF. Vale la pena ricordare che se il Paese estero applica una ritenuta alla fonte, è possibile richiedere un credito d’imposta per evitare la doppia imposizione, previa verifica delle convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione.

Casi particolari: conti cointestati, conti dormienti

Si vedano ora degli scenari un po’ più particolari: analizziamo nel dettaglio cosa accade in presenza di conti cointestati e di conti dormienti.

  • I conti cointestati richiedono attenzione particolare. Ogni cointestatario residente in Italia (il caso tipico è quello di marito e moglie) deve dichiarare la propria quota di titolarità nel quadro RW, specificando la percentuale posseduta. L’IVAFE si calcola sulla quota di competenza, e la franchigia di 5.000 euro si applica proporzionalmente. Ad esempio, per un conto cointestato al 50% con giacenza media di 8.000 euro, ciascun cointestatario dichiara 4.000 euro, che rientrano nella franchigia, evitando l’IVAFE.
  • I conti dormienti, cioè quelli non movimentati per lungo tempo (ve ne abbiamo parlato in questa occasione), non sono esenti dall’obbligo di dichiarazione. Anche se non generano interessi o movimenti, devono essere riportati nel quadro RW finché rimangono attivi. La giacenza media, in questi casi, coincide spesso con il saldo iniziale e finale.

Sanzioni per omessa o errata dichiarazione

L’omessa o errata dichiarazione di un conto estero può comportare sanzioni significative. Secondo il Decreto Legislativo n. 471/1997, le penalità per la mancata compilazione del quadro RW variano dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato. Se il conto è detenuto in un Paese considerato a fiscalità privilegiata (inclusi nella lista dei paradisi fiscali, come il Principato di Monaco o Andorra), le sanzioni raddoppiano, dal 6% al 30%. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate può contestare l’omessa dichiarazione di redditi prodotti (es. interessi), applicando ulteriori sanzioni e interessi.

Per mitigare le conseguenze, è possibile ricorrere al ravvedimento operoso, presentando una dichiarazione integrativa e pagando le imposte dovute con sanzioni ridotte, a patto che il fisco non abbia già avviato controlli.

Imposte e franchigie in base al Paese

Ecco a questo punto una tabella riassuntiva delle imposte e le franchigie applicabili ai conti di deposito esteri in base al Paese.

PaeseIVAFE (2%)FranchigiaRitenuta esteri sugli interessiConvenzioni contro doppia imposizione
Svizzera5.000 euro35% (rilevabile)
Germania5.000 euro26,375% (rilevabile)
Regno Unito5.000 euro30% (rilevabile)
Stati Uniti5.000 euro0%
Singapore5.000 euro30% (rilevabile)

Documenti necessari per la compilazione

Istituto bancario
Facciata di un istituto bancario internazionale, che rappresenta la solidità e l’affidabilità dei conti deposito esteri, soggetti agli obblighi fiscali come il quadro RW e l’IVAFE

Per dichiarare correttamente un conto deposito estero, è fondamentale raccogliere i seguenti documenti:

  • Estratti conto annuali: per determinare il valore iniziale, finale e la giacenza media;
  • Contratto di apertura del conto: per verificare titolarità e condizioni;
  • Documentazione sui redditi: dettaglio degli interessi percepiti e delle eventuali ritenute estere applicate;
  • Codice fiscale italiano: per identificare il dichiarante;
  • Codici Paese e attività: per compilare il quadro RW (consultabili nelle istruzioni del modello Redditi PF);
  • Eventuali deleghe: per specificare i rapporti di gestione o disponibilità.


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