Tra gli svariati tipi di accordi economici che si possono stabilire tra due parti esistono anche le operazioni che in inglese vengono chiamate con il termine di “swap”, utili per scambiarsi determinati pagamenti di segno opposto applicando a uno stesso capitale nozionale due distinti tassi d’interesse. È un’operazione che si sviluppa in date stabilite in precedenza e per un periodo di tempo massimo prefissato. Quando si fa riferimento più nello specifico agli Inflation Linked Swap, invece, si parla di contratti utilizzati per trasferire il rischio di inflazione da un soggetto ad un altro attraverso uno scambio di flussi di denaro fissati.
Approfondimenti
In un Inflation Linked Swap da un lato viene pagato un flusso di denaro a tasso fisso su un medesimo capitale nozionale, mentre dall’altro viene pagato un tasso variabile collegato ad un indice di inflazione. Chi si fa carico del tasso variabile paga il tasso aggiustato in base all’inflazione, moltiplicato per il principale valore nozionale.
Cosa sono gli swap e quanti tipi ne esistono
Partiamo dal principio, prima di entrare più nel dettaglio nel merito della questione: innanzitutto, gli swap sono strumenti finanziari derivati, cioè contratti che si sviluppano a partire da altri strumenti. Lo swap è concretamente uno scambio che ha al centro un flusso di cassa e che si svolge tra due distinti soggetti. Molto utilizzato soprattutto dagli enti pubblici, dalle imprese private e dalle società di credito, può rivelarsi prezioso per far fronte ad eventuali rischi legati agli inaspettati andamenti dei titoli finanziari. Ogni contratto di uno swap (in inglese “to swap” significa letteramente “scambiare oggetti”) presenta, come ci si può facilmente immaginare, determinate specifiche e caratteristiche.
In linea generale di swap ne esistono di quattro tipi, ovvero l’Interest Rate Swap, il Currency Swap, il Commodity Swap e l’Equity Swap. Il primo è quello più spesso utilizzato, riguarda i tassi di interesse ed è in qualche modo legato a sua volta all’Inflation Linked Swap. Il secondo è lo swap di valute, che è simile al primo se non per il fatto che presenta una variabile aggiuntiva, quella valutaria. Il terzo è il commodity swap, legato allo scambio di materie prime, dove uno dei due soggetti paga un flusso fisso, mentre l’altro paga un flusso variabile. Il quarto e ultimo è lo swap di azioni ed è a sua volta molto simile all’Interest Rate Swap.
L’Interest Rate Swap, come anticipato, serve proprio per minimizzare o eventualmente cancellare in toto gli effetti negativi di potenziali imprevisti che in un primo momento un investitore potrebbe non aver preso in considerazione. Nello scambio, i tassi di interesse vengono applicati ad una determinata somma che è chiamata capitale nozionale, una cifra che serve per determinare l’entità dei flussi. Nessuno dei due soggetti dovrà in ogni caso versare tale somma, o impegnarla in alcun modo. Nel corso dell’operazione si quantifica quello che sarà il flusso di cassa che il primo soggetto dovrà versare al secondo, applicando un tasso di interesse fisso al capitale nozionale, cioè costante per tutta la durata del contratto. Il denaro che il secondo soggetto dovrà pagare, al contrario, sarà calcolato, utilizzando un tasso di interesse variabile al capitale nozionale. Solitamente, il tasso di interesse che viene preso in considerazione per questo tipo di operazioni è l’Euribor o il Libor, variabile nel corso del tempo.
Come funzionano gli Inflation Linked Swap e perché vengono utilizzati
Tali swap vengono utilizzati dagli operatori della finanza per mitigare i rischi dell’inflazione e, al contempo, per sfruttare le fluttuazioni dei prezzi a loro vantaggio. In estrema sintesi, possono rivelarsi davvero molto utili per molte aziende, basti per esempio pensare ai vantaggi che questi strumenti possono avere per i produttori di energia, che beneficiano (in maniera implicita o esplicita) proprio dal variare dell’inflazione.
In un contesto simile, uno dei due soggetti dell’Inflation Swap riceverà un pagamento variabile dipendente dal tasso dell’inflazione corrente e pagherà un certo ammontare di denaro basato su un tasso fisso di interesse; per contro, l’altro soggetto si farà carico di quel pagamento legato al tasso di inflazione ricevendo al contempo il pagamento a tasso di interesse fisso. Il valore nozionale viene di norma utilizzato per calcolare i flussi di pagamento. La casistica più comune in questi casi è quella degli swap a zero coupon, ovvero uno scambio di flussi di cassa in cui il flusso di pagamenti a tasso di interesse variabile viene effettuato periodicamente, mentre per i flusso di pagamenti a tasso fisso si attende la scadenza dello swap stesso.
I vantaggi degli Inflation Linked Swap
Questi strumenti finanziari forniscono agli analisti una stima piuttosto affidabile di quello che il mercato definisce il tasso di inflazione di break-even. A livello teorico, si tratta di un processo non dissimile da quello con cui i mercati stabiliscono i prezzi delle materie prime: in pratica, è come se si trattasse di fatto dell’accordo che viene siglato tra un acquirente e un fornitore per riuscire a effettuare lo scambio economico ad un determinata tasso. In questa situazione, il tasso definito è concretamente il livello di inflazione atteso. In parole ancora più semplici: per il periodo temporale preso in esame, le sue parti dello swap si accorderanno in base alle loro aspettative rispetto all’inflazione, ottenendo in questo modo un vantaggio economico reciproco, oltre a maggiori sicurezze.