
In un contesto in cui gli investimenti a medio-lungo termine sono sempre più necessari per far crescere il proprio capitale, sapere i PIR alternativi cosa sono assume grande rilevanza. Questo articolo ti guida nel mondo dei PIR alternativi, esplorando rendimento PIR alternativi, come investire in PIR 2025, i vantaggi fiscali, la differenza tra PIR ordinari e alternativi, la tassazione PIR, e come costruire un solido portafoglio.
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PIR alternativi cosa sono e come funzionano
I PIR alternativi cosa sono? Si tratta di versioni evolute dei PIR introdotti con il Decreto Rilancio del 2020 e disciplinati dalla Legge di Bilancio 2017, con modifiche successive. A differenza dei PIR ordinari, i PIR alternativi permettono un investimento più ampio fino a 300.000 € all’anno, fino a un totale di 1.500.000 € in cinque anni. Possono includere strumenti di investimento illiquidi come equity in PMI, private debt o mini-bond. L’investitore costruisce il proprio piano, solitamente tramite una società fiduciaria. L’holding period minimo è di 5 anni.

Differenze tra PIR ordinari e PIR alternativi
Qual è la differenza PIR ordinari e alternativi? Innanzitutto il tetto di investimento: 40.000 € annui e 200.000 € totali per i PIR ordinari, contro 300.000 €/anno e 1.500.000 € totali per gli alternativi. I limiti di concentrazione su un singolo emittente salgono al 20% (rispetto al 10% dei PIR ordinari). Inoltre, i PIR alternativi consentono l’inclusione di strumenti non quotati e prestiti a PMI, mentre i PIR ordinari sono più vincolati agli strumenti quotati e tradizionali. Infine, per i PIR alternativi è previsto anche un credito d’imposta sulle minusvalenze realizzate in certi anni.

Rendimento atteso e dati aggiornati al 2025
Parlando di rendimento PIR alternativi, le previsioni per il 2025 indicano scenari variegati a seconda della composizione del portafoglio. Non esistono medie aggiornate ufficiali per i PIR alternativi, data la loro maggiore eterogeneità. Tuttavia, studi su PIR complessivi suggeriscono rendimenti lordi compresi tra il 4% e l’8% annuo, a seconda che l’investimento sia orientato verso azioni PMI, fondi di private equity o debito corporate.
Per i PIR alternativi, con una componente maggiormente illiquida e potenzialmente più rischiosa, il potenziale rendimento può essere più elevato, ma anche più volatile. Nel 2025, un portafoglio PIR alternativi orientato verso mini-bond o private equity potrebbe puntare a rendimenti netti oltre il 6% annuo al netto dei costi, ma con oscillazioni significative. Il profilo di rendimento per investire in PIR 2025 dipende dunque dal mix asset e dalla gestione selettiva del portafoglio PIR alternativi.

Vantaggi fiscali e limiti di investimento
Tra i vantaggi fiscali PIR alternativi, il principale è l’esenzione totale dalla tassazione PIR (26% su plusvalenze e redditi da capitale) se il piano viene mantenuto per almeno 5 anni. Sono esenti anche dall’imposta di successione. Inoltre, nelle sottoscrizioni tra 2021 e 2022, è previsto un credito d’imposta sulle minusvalenze realizzate su strumenti qualificati: fino al 10-20% a seconda dell’anno di investimento, utilizzabile in compensazione nei periodi successivi.
Tra i limiti, oltre all’illiquidità e al rischio di concentrazione geografica e settoriale, i costi di ingresso e di gestione possono essere elevati. Le commissioni di sottoscrizione possono arrivare anche al 4%, e i fondi specializzati utilizzati all’interno dei PIR alternativi sono spesso più costosi degli OICR tradizionali.

A chi convengono davvero (e a chi no)
A chi conviene investire in PIR 2025? I PIR alternativi sono indicati soprattutto per investitori con patrimonio significativo, profilo di rischio elevato, competenze finanziarie solide e orizzonte di lungo termine. Grazie alla flessibilità del portafoglio PIR alternativi, possono includere asset illiquidi con potenziale alto rendimento.
Non sono adatti a risparmiatori prudenti, retail con basse capacità di sostenere perdite o chi cerca liquidità rapida: vendere prima dei 5 anni comporta perdita dei benefici fiscali, quindi tassazione PIR piena al 26% su plusvalenze.

Confronto tra PIR ordinari e alternativi (rendimento, vincoli, imposte)
Caratteristica | PIR ordinari | PIR alternativi |
---|---|---|
Investimento annuo max | 40.000 € | 300.000 € |
Investimento totale max (5 anni) | 200.000 € | 1.500.000 € |
Limite concentrazione emittente | 10% | 20% |
Asset ammissibili | quote OICR, azioni/obbligazioni | anche private equity, debito, crediti PMI |
Holding period minimo | 5 anni | 5 anni |
Tassazione su plusvalenze | 0% dopo 5 anni (altrimenti 26%) | 0% dopo 5 anni + credito imposta minusvalenze |
Imposta di successione | Esente | Esente |
Profilo di rischio | Retail, più prudente | Private, capitali elevati, più rischioso |
Requisiti per sottoscrivere un PIR alternativo

Essere persona fisica residente in Italia (non imprenditore)
Non avere già un PIR alternativo attivo
Disponibilità ad investire almeno il tetto minimo (tipicamente da 150.000 € all’anno)
Orizzonte di detenzione pari almeno a 5 anni
Profilo di rischio elevato e consapevole
Accesso tramite intermediario autorizzato (es. società fiduciaria)
Simulazione investimento con PIR alternativo da 30.000 €
Immagina di investire 30.000 € in un PIR alternativo nel 2025. Se il portafoglio genera un rendimento lordo annuo medio del 6% e viene mantenuto per almeno 5 anni, senza costi e con esenzione da tassazione, il capitale finale lordo sarebbe circa 40.000 €.
In realtà le commissioni di ingresso (ad esempio 2%) e i costi di gestione (1–2% annuo) ridurranno leggermente il rendimento netto, ma il vantaggio fiscale compensa queste spese superiori rispetto a strumenti tradizionali. Con un rendimento lordo annuo medio del 6% per 5 anni, capitalizzi a circa 40.000 €, e poiché la tassazione PIR è nulla dopo 5 anni, il netto coincide con il lordo. Se includi anche un eventuale credito d’imposta sulle minusvalenze, puoi recuperare parte delle perdite in anni diversi, aumentando il rendimento effettivo del tuo portafoglio PIR alternativi.