Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

Come fare il calcolo del prezzo di emissione delle obbligazioni?

Una calcolatrice e delle monete

Le obbligazioni sono uno strumento di investimento popolare per coloro che cercano una fonte di reddito stabile e relativamente sicura. Quando un’azienda o un ente governativo emette obbligazioni, una delle prime cose da determinare è il prezzo di emissione. Il prezzo di emissione è il prezzo iniziale al quale le obbligazioni vengono vendute agli investitori al momento dell’emissione. Calcolare questo prezzo richiede la considerazione di diversi fattori chiave. In questo articolo, esploreremo in dettaglio come si calcola il prezzo di emissione delle obbligazioni.

Cosa sono le obbligazioni?

Come si calcola di preciso il prezzo di emissione delle obbligazioni? Scopri qui qual è il procedimento da seguire in questi casi.
La calcolatrice di uno smartphone.

Prima di capire in che modo viene calcolato il prezzo di emissione delle obbligazioni è necessario fare un passo indietro per spiegare cosa sono, più nello specifico, questi strumenti finanziari.

Stiamo parlando essenzialmente di titoli di debito (per il soggetto emittente) e di credito (per i soggetti che le acquistano) che vengono utilizzati dalle società (oppure dagli enti pubblici) per finanziarsi. Per chi le acquista è garantito il rimborso del capitale (al termine del periodo indicato) più un interesse, ovvero la remunerazione dovuta a chi acquista le obbligazioni in cambio della cifra inizialmente investita.

Chi emette obbligazion lo fa perché è alla ricerca di capitali da investire, ma con delle condizioni molto più vantaggiose rispetto ai prestiti bancari. Nella maggior parte dei casi, infatti, i tassi di interesse imposti dagli istituti di credito per prestiti con eguale scadenza sono più alti. Allo stesso modo, chi investe in obbligazioni potrà beneficiare di un tasso maggiore rispetto a quello di un investimento in liquidità e avrà dunque l’occasione di smobilizzare il proprio investimento sul mercato secondario.

È inoltre importante per poter proseguire spiegare il significato di cedola: si tratta del tagliando che viene allegato al certificato rappresentativo del titolo obbligazionario e che permette la riscossione degli interessi. Questo termine viene oggi utilizzato come sinonimo di interesse periodico maturato da un’obbligazione. La cedola può essere pagata seguendo diverse scadenze, di norma trimestralmente, ogni sei mesi oppure su base annua. Ci sono inoltre due possibilità per quanto riguarda il suo tasso di interesse, che può essere fisso (e quindi destinato a non cambiare mai nel corso del tempo) oppure variabile (di norma gli indici di riferimento sono l’Euribor o il Libor maggiorati di uno spread o di altri tassi ufficiali). Nel caso l’obbligazione abbia tasso variabile il suo valore viene aggiustato (solitamente) ogni sei mesi.

Ad ogni modo, non è detto che sia prevista una cedola. Esistono infatti alcune obbligazioni, le cosiddette zero coupon, che non la prevedono. Quest’ultimo esempio è rappresentato di solito dai titoli di breve durata, come i Buoni Ordinari del Tesoro che hanno una scadenza massima di 12 mesi. Per la nostra analisi, in ogni caso, questi ultimi non verranno presi in considerazione.

Come si calcola il prezzo di emissione di un’obbligazione? Ecco la formula

Partiamo innanzitutto dal fatto che un’obbligazione è composta da due parti, ovvero dalla cedola calcolata su base annuale e dall’eventuale scarto tra prezzo finale rimborsato e quello investito. Vale infatti la pena ricordare che un’obbligazione può essere emessa alla pari, sotto la pari o sopra la pari. Il primo caso è quello in cui il rendimento coincide con la cedola annuale: ciò significa che all’investitore del titolo verrà rimborsato un capitale uguale a quello investito una volta arrivati alla scadenza. Se però l’investitore ha comprato il titolo sul mercato secondario nel momento in cui è stato emesso (o anche successivamente) ad un prezzo più basso di quello a cui verrà rimborsato dopo tot anni, emergerà una differenza positiva che andrà a generare un reddito ulteriore in suo favore: quest’ultimo, rapportato al numero degli anni residui di durata del titolo e sommato alla relativa cedola, darà origine al rendimento lordo. Se, infine, l’obbligazione è stata acquistata sul mercato secondario a un prezzo superiore a quello al quale sarebbe stato rimborsato alla scadenza la differenza negativa tra i due prezzi si andrà a sottrarre alla cedola.

Per semplificare, dunque, il rendimento di un’obbligazione scaturirà dal rapporto tra la cedola annuale e il prezzo di acquisto, moltiplicato per 100. All’interno del calcolo si potrebbero teoricamente anche includere possibili imposte e commissioni, ma la formula da applicare in generale sarà la seguente:

R=C/P * 100

Dove:

  • R = Rendimento
  • C = Cedola annuale
  • P = Prezzo di acquisto

Risulta dunque evidente come sussista un rapporto inversamente proporzionale tra il prezzo e il tasso di rendimento del titolo. Al diminuire del prezzo (il valore nominale) dell’obbligazione, aumenta il tasso di rendimento percepito. Ciò significa che se il prezzo dell’obbligazione dovesse scendere sotto la pari sarà possibile vendere il titolo sostenendo una perdita in conto capitale oppure si potrà acquistarlo ricevendo così ogni anno una cedola fissa più consistente.

Attenzione però, perché come si è visto un titolo potrà essere acquistato ad un prezzo differente da quello a cui verrà rimborsato: è dunque fondamentale in questo caso considerare anche la differenza di prezzo, oltre alla cedola. La cedola, inoltre, andrà rapportata al valore di acquisto del titolo.

Argomenti