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Obbligo di ristrutturazione: cosa prevede la Direttiva europea

Obbligo di ristrutturazione, gli interni di una casa sostenibile

E’ stata soprannominata, in modo semplicistico, la nuova “legge sull’edilizia verde” dell’UE. Si tratta della Direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (EPBD) approvata nella metà del mese di marzo 2023 dal Parlamento europeo. Un segnale piuttosto eloquente che dimostra come l’Europa si stia impegnando alacremente e si stia preparando per rendere sempre più verdi le abitazioni civili, nel contesto di un ipotetico mondo a zero emissioni. 

La nuova direttiva rappresenta, infatti, un passo determinante che trasformerà il Vecchio Continente in un cantiere in cui verranno effettuate le dovute ristrutturazioni per riscaldare le case fredde e ridurre il costo delle bollette e le emissioni nocive.

Per rendere meno care le bollette soprattutto quelle che gravano sulle popolazioni che vivono in luoghi dove le temperature raggiungono valori estremi, la legge stabilirà uno standard minimo di prestazione energetica per gli edifici, quindi indirizzerà i finanziamenti dell’UE per aiutare i governi nazionali a ristrutturare gli edifici con le peggiori prestazioni negli Stati membri. Per far si che le esenzioni e le tempistiche estese non rendano inutili gli sforzi protesi verso una ristrutturazione generale, la legge ha anche stabilito una soglia limite al 22 per cento per le deroghe, che sarà concessa alle case meno efficienti dal punto di vista energetico.

Il testo include anche un approccio Whole Life Carbon (WLC), per decarbonizzare il patrimonio edilizio dei paesi dell’Ue. Ciò farà diventare il piano di risparmio energetico ancora di più ampio respiro, incoraggiando un’ondata di innovazioni industriali e incentivando l’impiego di materiali a basse emissioni di carbonio e un migliore riciclaggio dei rifiuti edili. Il WLC è una piattaforma fondamentale per garantire un futuro promettente a tutto il settore edilizio europeo con oneri ridotti per l’ambiente, in linea con “Fit for 55“.

Il condizionamento delle lobby del gas

Sfortunatamente, i progressi compiuti sul piano delle ristrutturazioni devono scontrarsi col grande business del mercato mondiale del gas, la prima fonte di riscaldamento degli edifici in Europa.
Sebbene la nuova direttiva fissi un obiettivo per il 2035 per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili per il riscaldamento e il raffreddamento, il condizionamento da parte delle lobby dell’industria del gas ha portato a un’esenzione dal divieto immediato per l’installazione di sistemi a combustibili fossili classificati come sistemi ibridi e caldaie che utilizzano in parte combustibili rinnovabili. 

Se questa esenzione non verrà superata con i prossimi regolamenti sulla progettazione ecocompatibile, questa battuta d’arresto rischia di vincolare i cittadini ad alimentare le proprie case con una fonte di energia costosa, inaffidabile e inquinante anche per i prossimi decenni, 

Una transizione energetica efficiente ed equa deve garantire una qualità di vita dignitosa nelle case di tutti. Un passaggio essenziale per il benessere dei cittadini sia in termini di sicurezza che dal punto di vista politico: la transizione energetica, infatti, garantirebbe l’indipendenza energetica all’Europa. L’attuale crisi energetica deve fungere da monito per le istituzioni affinchè venga alzata l’asticella delle ambizioni, quando si parla soprattutto di edilizia sostenibile. 

Gli effetti della Direttiva “Green Homes”  in Italia

Nel nostro paese sono complessivamente 1,8 milioni gli edifici che, in base alla nuova Direttiva Ue Green Homes, dovrebbero essere oggetto di riqualificazione energetica. Come ha avuto modo di sottolineare anche Unioncasa, è urgente fare un confronto con le istituzioni poiché uno standard di interventi di tale portata non può essere imposto in un lasso di tempo così ristretto, perchè sarebbe inattuabile. 

Secondo quanto prevede la direttiva Ue sull’obbligo di ristrutturazione, l’orizzonte temporale scadrebbe nel 2030/2033 salvo alcune (poco chiare) eccezioni. Considerando che il patrimonio immobiliare italiano è costituito da edifici storici, l’attuazione di questa direttiva in un tempo così ridotto genererebbe il caos a differenza di quanto accadrebbe nei paesi nordeuropei, dove il patrimonio immobiliare è decisamente meno vetusto. Le situazioni più problematiche si registrerebbero soprattutto nei piccoli comuni che compongono l’Italia.

Non si può ignorare il fatto che il patrimonio immobiliare italiano sia in gran parte composto da fabbricati, anche di pregio storico e architettonico, che spesso sono soggetti a vincoli. Va anche tenuto in considerazione il fatto che l’impatto degli edifici italiani in fatto di emissioni è sicuramente minore rispetto agli edifici che si trovano nei paesi dove il clima è più rigido e che hanno un tasso di inquinamento molto più alto, come la Cina, l’India o la Russia. Ecco il motivo per cui tali interventi, nel nostro paese, non sono da ritenere una priorità, proprio perchè il patrimonio edilizio italiano contribuisce in modo ridottissimo all’inquinamento globale

L’impatto economico sulle famiglie

Non si può neanche trascurare l’impatto economico che la direttiva avrà sulle famiglie. Un adeguamento comporterebbe una spesa media che oscillerebbe tra i 30.000 ei 65.000 euro per appartamento, mentre la spesa complessiva potrebbe addirittura superare i 100 miliardi. Questi interventi sarebbero antieconomici soprattutto se effettuati in quelle abitazioni che sono collocate in zone dove il valore degli immobili è ridottissimo, perche lo sforzo economico da sostenere sarebbe superiore al valore stesso dell’immobile. 

A causa di questa direttiva, le banche stanno adottando politiche restrittive e sono sempre meno disposte a finanziare l’acquisto di immobili di pregio che potrebbero rappresentare sterili garanzie. Pur rimanendo d’accordo sull’utilità degli edifici ad alta efficienza energetica, le banche hanno richiesto che vengano effettuate distinzioni concrete “dando tempi di intervento congrui e con coinvolgimento e razionalità, non imposizione’. 

L’esperienza del Superbonus 110 percento ha dimostrato come interventi improvvisati e non programmati possono causare solo una inflazione indiscriminata nel costo dei materiali e dei costi di ristrutturazione. Il tutto senza nemmeno fruire delle agevolazioni da parte dello Stato. L’applicazione della direttiva, così com’è, si tradurrebbe in un vero e proprio salasso per le famiglie italiane.