
Migliaia di italiani hanno deciso di affidarsi ai buoni fruttiferi postali, un’opzione di investimento/risparmio che hanno lo Stato come garante e che assicurano la restituzione del denaro in qualunque momento. Va comunque che ricordato che, per un motivo o per un altro, chi li ha sottoscritti potrebbe non riscuotere i capitali accumulati dopo la scadenza. Ma cosa succede, dunque, ai soldi raccolti nel corso del tempo nei buoni fruttiferi postali prescritti? In questo articolo proveremo a rispondere a questa domanda.
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Quando scadono i buoni fruttiferi postali

Non c’è una risposta univoca a questa domanda, poiché i buoni fruttiferi postali hanno scadenze variabili in base alla loro tipologia e alle condizioni stabilite al momento dell’emissione. Comprendere quando un buono scade è dunque fondamentale per evitare di perdere il diritto al rimborso del capitale investito e degli interessi maturati. La responsabilità, insomma, ricade sul richiedente.
Le diverse tipologie (ordinari, dematerializzati, indicizzati)
I buoni fruttiferi postali si distinguono in diverse categorie, ciascuna con caratteristiche e durate specifiche:
- Buoni ordinari: sono i più comuni, con una durata che può variare da 1 a 20 anni, a seconda della serie emessa. Offrono un rendimento fisso o variabile, stabilito al momento della sottoscrizione;
- Buoni dematerializzati: introdotti per semplificare la gestione, esistono solo in formato elettronico e sono registrati sul conto di regolamento del titolare (come un conto BancoPosta o un libretto postale). La loro durata è simile a quella dei buoni ordinari, ma la gestione è più semplice poiché non richiedono un supporto cartaceo;
- Buoni indicizzati: questi buoni, come quelli indicizzati all’inflazione, hanno rendimenti legati a parametri economici specifici. La loro durata varia generalmente tra 10 e 30 anni, a seconda del prodotto.
Ogni tipologia ha un termine di scadenza oltre il quale il buono non produce più interessi. È importante verificare le condizioni specifiche indicate sul buono o nei documenti contrattuali.
Scadenza e prescrizione
I buoni fruttiferi postali smettono di generare interessi alla data di scadenza, ma il diritto al rimborso del capitale e degli interessi maturati non è eterno. In Italia, i buoni sono soggetti a un termine di prescrizione di 10 anni dalla scadenza. Questo significa che, trascorsi 10 anni dalla data in cui il buono ha smesso di produrre interessi, il diritto al rimborso si estingue. Ad esempio, un buono con scadenza nel 2010 sarebbe prescritto nel 2020.
Le serie emesse prima del 2006 possono avere regole leggermente diverse, poiché le normative sulla prescrizione sono cambiate nel tempo. È quindi consigliabile controllare con attenzione la data di emissione e le condizioni del buono.
In una nota, il Ministero delle Finanze ha sottolineato che i buoni fruttiferi postali emessi tra il 18 novembre 1953 e il 13 aprile 2001 vengono trasferiti allo Stato, come stabilito dal decreto ministeriale del 5 dicembre 2003 (che applica la legge 24 novembre 2003 n. 269, con cui Cassa Depositi e Prestiti è diventata una società per azioni). Questi buoni si prescrivono dopo 10 anni dalla loro scadenza, secondo l’articolo 8 del decreto ministeriale del 19 dicembre 2000.
La prescrizione può essere interrotta o sospesa solo per i motivi indicati negli articoli 2941 e seguenti del Codice Civile. Dopo la scadenza, i buoni non generano più interessi né aumentano di valore.
Cosa succede ai soldi non riscossi
Quando un buono fruttifero postale si prescrive, i fondi non reclamati non restano nelle casse di Poste Italiane o di Cassa Depositi e Prestiti, ma seguono un percorso ben definito previsto dalla normativa italiana. Ecco i dettagli.
Dove finiscono i fondi dopo la prescrizione
Una volta che un buono è prescritto, i capitali non riscossi vengono trasferiti al Fondo rapporti dormienti, gestito dalla Consap (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici), su disposizione del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Questo fondo raccoglie i capitali di tutti i rapporti finanziari “dormienti”, vale a dire quei conti, depositi o strumenti finanziari (inclusi i buoni fruttiferi) per i quali non è stata effettuata alcuna operazione o richiesta di rimborso entro i termini di prescrizione.
Il trasferimento al Fondo avviene automaticamente dopo i 10 anni dalla scadenza, senza che il titolare venga necessariamente informato, soprattutto se i dati di contatto non sono aggiornati. Una volta confluiti nel Fondo, i capitali possono essere utilizzati per scopi sociali o per finanziare progetti di interesse pubblico, come previsto dalla legge.
Il Fondo rapporti dormienti
Il Fondo rapporti dormienti è stato istituito con la Legge 266/2006 per gestire i capitali non reclamati di conti correnti, libretti di risparmio, buoni fruttiferi e altri strumenti finanziari. I fondi raccolti vengono destinati a iniziative di utilità sociale, come il sostegno alle vittime di frodi finanziarie o progetti di assistenza sociale. Tuttavia, anche dopo il trasferimento al Fondo, è possibile richiedere il rimborso, purché si dimostri il diritto al capitale e si agisca entro i termini previsti (generalmente 10 anni dal trasferimento al Fondo).
Per evitare che i propri risparmi finiscano in questo Fondo, è fondamentale monitorare le scadenze dei buoni e richiederne il rimborso tempestivamente.
Come verificare se hai diritto al rimborso
Se si sospetta di essere titolare di un buono fruttifero postale non riscosso, esistono diverse modalità per verificare il proprio diritto al rimborso e procedere al recupero del capitale. Vediamoli qui di seguito.
Controllo via Poste o Cassa Depositi e Prestiti
Il primo passo è contattare Poste Italiane o Cassa Depositi e Prestiti, a seconda del tipo di buono e della sua data di emissione. Ecco come procedere:
- Poste Italiane: ci si può recare presso un ufficio postale con il buono cartaceo o con i dati relativi al buono dematerializzato (ad esempio, il numero del buono o il conto di regolamento associato). In alternativa, si può utilizzare il sito di Poste Italiane (www.poste.it), per verificare lo stato del buono, accedendo all’area riservata con le proprie credenziali SPID o altre modalità di autenticazione. Poste Italiane potrà confermare se il buono è ancora valido o se è stato trasferito al Fondo rapporti dormienti;
- Cassa depositi e prestiti: per i buoni emessi prima del 2006 o in casi particolari, è consigliabile contattare direttamente CDP tramite il loro sito ufficiale (www.cdp.it), o recandosi presso una delle loro sedi. CDP gestisce i dati relativi ai buoni emessi in passato e può fornire informazioni sulla prescrizione.
Recuperare il buono cartaceo
Se possiedi un buono cartaceo, il processo di recupero è relativamente semplice, a patto che il buono non sia ancora prescritto. Ci si dovrà in questo caso presentare in un ufficio postale con il buono originale e un documento di identità. In caso di buoni intestati a più persone (ad esempio, cointestatari), potrebbe essere necessario che tutti i titolari si presentino o che venga fornita una delega scritta.
Se il buono è stato smarrito, puoi richiederne la duplicazione, ma dovrai fornire informazioni precise, come il numero del buono, la data di emissione e l’importo. In questi casi, Poste Italiane o CDP avvieranno una procedura di verifica per ricostruire i dati del buono.
Nel caso in cui il buono sia già stato trasferito al Fondo rapporti dormienti, si dovrà presentare una domanda di rimborso direttamente alla Consap, tramite il loro portale online (www.consap.it) (o inviando la documentazione richiesta per posta. La domanda dovrà includere prove del proprio diritto al rimborso, come il buono originale o una copia dei documenti che attestino la titolarità.

FAQ
Posso recuperare un buono scaduto 10 anni fa?
La possibilità di recupero dipende dalla data di trasferimento al Fondo e dalla normativa applicabile al momento dell’emissione del buono.
Serve l’originale del buono?
Se il buono è scaduto da più di 10 anni, è molto probabile che sia prescritto e i fondi siano stati trasferiti al Fondo rapporti dormienti. Tuttavia, si può verificare con Poste Italiane o Consap se è ancora possibile richiedere il rimborso.
Per i buoni cartacei, l’originale è generalmente richiesto per il rimborso. Se fosse stato smarrito, si può richiederne la duplicazione fornendo informazioni dettagliate (numero del buono, data di emissione, importo). Per i buoni dematerializzati, non è necessario un documento fisico, poiché i dati sono registrati elettronicamente.