
Sarebbe un errore da principianti pensare che gli unici investimenti che si possono fare sono quelli “classici” in immobili, in future o in materie prime. Il settore degli investimenti è invero molto più ampio e complesso e ci concede, tra le altre opzioni, anche il cosiddetto crowdlending. Si tratta di una soluzione alternativa e generalmente poco battuta che in realtà può presentare rendimenti anche piuttosto interessanti. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
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Cos’è il crowdlending e come funziona

Noto anche con il nome di marketplace lending o P2P lending (prestito peer-to-peer), offre opportunità di finanziamento alternative alle aziende, provenienti da investitori individuali o istituzionali, bypassando il tradizionale percorso bancario. Le aziende possono finanziare i propri progetti con fonti di capitale diversificate, mentre gli investitori possono accedere a grandi investimenti co-finanziando i progetti e prestando denaro in cambio di interessi.
Rendimenti attesi e rischi principali
In generale possiamo dire che i rendimenti nel crowdlending siano più elevati rispetto ai conti deposito o ad alcune obbligazioni tradizionali, in virtù del maggior rischio assunto. In Europa, i rendimenti medi annuali (lordi) variano generalmente tra l’8% e il 12%, con punte superiori per progetti considerati a rischio più elevato (ad esempio nel Real Estate Development).
Confronto rendimento medio vs tasso di default
Qui di seguito potete recuperare una tabella con la quale abbiamo voluto confrontare rendimenti medi e tassi di default, utile per comprendere il net yield atteso.
Indicatore | Intervallo Medio (Europa) | Note |
Rendimento Medio Annuo Lordo | 8% – 12% | Varia a seconda della tipologia di prestito e del rating di rischio. |
Tasso di Default Storico | 1% – 5% | Varia significativamente in base al settore e al rigore della piattaforma. |
Rendimento Netto Atteso | 3% – 11% | Rendimento lordo meno il tasso di default effettivo. Esporta in Fogli |
Evidentemente, quelli sopra riportati sono dati indicativi e basati su medie storiche del mercato europeo; i risultati individuali possono variare anche in modo considerevole.
Come valutare una piattaforma di crowdlending
Le piattaforme di Crowdlending sono portali digitali che operano alla stregua di un mercato virtuale, dove vengono presentate opportunità di finanziamento e si realizza l’incontro tra i capitali da prestare e gli investitori. La piattaforma assume il ruolo di mediatore, connettendo le esigenze finanziarie delle aziende con il capitale disponibile degli investitori. Questi ultimi hanno la possibilità di visionare e selezionare singoli progetti, oppure possono ricevere dalla piattaforma indicazioni su opportunità d’investimento mirate. Le imprese in cerca di fondi inoltrano la loro richiesta di credito iscrivendosi al portale, forniscono i propri dati finanziari e sono sottoposte a una serie di analisi e controlli approfonditi per stabilire l’ammissibilità del prestito; una volta accertata l’accettabilità del rischio, la piattaforma ne definisce il costo (il tasso d’interesse).
Per valutare quella che fa al caso nostro, è innanzitutto necessario capire le caratteristiche distintive di queste piattaforme, di cui parleremo qui di seguito.
Le piattaforme P2P con tre attori per esempio fungono da tramite diretto tra i prestatori di denaro (lender) e i soggetti finanziati (borrower). Esse adottano due metodologie principali:
- Schema a Conti Separati (Client Segregated Model): tutti i capitali e i rimborsi sono distinti dagli asset della piattaforma e circolano esclusivamente sui conti dei clienti;
- Schema di Bilancio (Balance Sheet Model): i finanziamenti sono erogati inizialmente dal conto della piattaforma. Successivamente, il portale cede il credito agli investitori, mantenendo però su di sé il rischio di insolvenza. Questi player non raccolgono fondi direttamente dalla “massa” degli investitori, ma si appoggiano tipicamente a finanziamenti all’ingrosso (chiamati in gergo tecnico wholesale funding).
Esistono poi anche le Piattaforme P2P con quattro Attori. Nel loro modello si aggiunge un soggetto originatore del prestito (loan originator), il che permette ai mutuatari di accedere anche a finanziamenti esterni alla piattaforma stessa. Utilizzano la logica del notariato (notary model), operando come mediatori per accoppiare i prestiti erogati da un istituto bancario con i prestatori. Le banche procedono quindi a vendere i crediti agli investitori, trasferendo in parallelo il rischio di default. Tali crediti possono essere venduti in modo diretto oppure a una società controllata della piattaforma, che ha la possibilità di ricomporli (effettuandone il “repackaging“) in prestiti multipli.
Criteri di affidabilità da considerare
Quando si sceglie una piattaforma di crowdlending, è fondamentale prestare attenzione a una serie di indicatori di solidità e trasparenza. Le migliori piattaforme pubblicano in modo chiaro e aggiornato i dati relativi a:
- Tasso di default storico e attuale, suddiviso per categoria di prestiti;
- Track record operativo, ovvero da quanti anni la piattaforma è attiva e quanti progetti ha già finanziato;
- Politiche di risk management, come la presenza di fondi di garanzia, buyback guarantee o strumenti di mitigazione del rischio;
- Trasparenza delle informazioni, sia in fase di selezione dei progetti sia nel monitoraggio successivo;
- Reputazione online e feedback degli utenti, che rappresentano spesso un buon indicatore della qualità del servizio.
Un ulteriore aspetto da valutare è la diversificazione geografica e settoriale dei prestiti proposti: piattaforme che operano in più mercati europei o in diversi segmenti (real estate, business loan, consumer loan) offrono maggiori opportunità di riduzione del rischio.
Licenze e supervisione delle autorità
Al momento, il sistema del crowdlending in Europa è regolamentato dal Regolamento UE 2020/1503, che ha introdotto un quadro normativo unico per tutti i Paesi membri.
Le piattaforme che desiderano operare legalmente devono ottenere la licenza di “European Crowdfunding Service Provider” (ECSP), rilasciata da un’autorità nazionale competente (in Italia, la CONSOB, in collaborazione con la Banca d’Italia).
Tale licenza garantisce che la piattaforma rispetti precisi requisiti di:
- Capitale minimo e governance;
- Procedure di gestione del rischio;
- Tutela degli investitori, inclusa la valutazione dell’adeguatezza del profilo di rischio;
- Trasparenza informativa, con obbligo di pubblicare un Key Investment Information Sheet (KIIS) per ogni progetto.
Attenzione: è buona norma, prima di investire, verificare sul sito ufficiale dell’ESMA (European Securities and Markets Authority) se la piattaforma è effettivamente autorizzata e sotto vigilanza.
Strategie per ridurre i rischi

Essendo il crowdlending una modalità di investimento a tutti gli effetti, presenta evidentemente una dose di rischio, connaturata a tutti gli investimenti. Ci sono in ogni caso alcune strategie utili da poter mettere in pratica, tra le quali:
- La diversificazione del portafoglio: distribuire i propri investimenti su più progetti e piattaforme, evitando di concentrare tutto su un singolo prestatario o settore. Si tratta di una strategia molto utile proprio in generale;
- La scelta di progetti con rating elevato: ogni piattaforma assegna un punteggio di rischio; partire da quelli più sicuri aiuta a contenere eventuali perdite;
- Il reinvestire negli interessi: il reinvestimento automatico (auto-invest) consente di sfruttare l’effetto compounding e mantenere costante l’esposizione;
- Il controllo sula presenza di garanzie: fondi di riserva o buyback guarantee possono mitigare gli effetti dei default, anche se non li eliminano completamente;
- Il monitoraggio periodico delle performance: è importante verificare regolarmente i tassi di rimborso e la situazione della piattaforma, intervenendo in caso di segnali negativi.