
I dati più recenti condivisi dall’Istat (l’Istituto Italiano di Statistica) riguardo alle abitudini di investimento degli italiani potrebbero stupirvi: ci sono infatti alcune fasce di reddito che si distinguono in modo particolare per la loro propensione a mettere a frutto il denaro.
Approfondimenti
Tali informazioni dell’ISTAT, integrate con altre fonti autorevoli come il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e la Banca d’Italia, offrono uno spaccato sorprendente su tre fasce di reddito che emergono per il loro comportamento finanziario. Questo articolo esplora chi sono questi investitori, le loro caratteristiche e i motivi dietro le loro scelte, evidenziando le modalità con cui la ricchezza e gli investimenti sono distribuite nel Belpaese.
Indice contenuto
Il contesto economico e la propensione al risparmio

Secondo un articolo del Sole 24 Ore del 5 aprile 2024, basato sui dati ISTAT relativi ai conti economici nazionali del 2023, la propensione al risparmio delle famiglie italiane è calata dal 7,8% nel 2022 al 6,3% nel 2023, toccando il minimo storico dal 1995. Questo calo è attribuito a una crescita della spesa per consumi finali (+6,5%) più rapida rispetto all’aumento del reddito disponibile (+4,7%), con un potere d’acquisto ridotto dello 0,5% a causa dell’inflazione.
Sappiamo inoltre che non tutti i risparmi dei nostri conterranei vengono destinati agli investimenti. La scelta di investire dipende da molteplici fattori: reddito disponibile, età, area geografica e livello di conoscenza finanziaria. I dati suggeriscono che alcune fasce di reddito si distinguono per una maggiore propensione a investire, da certi punti di vista in modi inaspettati rispetto alle narrazioni tradizionali.
Le tre fasce di reddito che investono di più
Vediamo ora più nel dettaglio quali sono gli italiani che gestiscono i loro risparmi con una prospettiva più a lungo termine.
1. Fascia alta (redditi superiori a 55.000 euro annui)
La fascia di reddito più alta, composta da contribuenti che dichiarano oltre 55.000 euro annui, rappresenta solo il 4,6% della popolazione ma contribuisce al 35% del gettito IRPEF totale. Questa categoria include professionisti di alto livello, imprenditori, dirigenti e, in alcuni casi, pensionati con redditi elevati derivanti da investimenti pregressi o rendite immobiliari. Secondo i dati del MEF sulle dichiarazioni dei redditi 2023, questa fascia ha registrato un incremento significativo del reddito medio, attestandosi a livelli che permettono una maggiore capacità di investimento.
Sorprendentemente, l’ISTAT e la Banca d’Italia evidenziano che nel 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane, pari a 10.421 miliardi di euro, è stata trainata in gran parte da questa fascia. Questi contribuenti investono prevalentemente in azioni (1.247 miliardi di euro nel 2021), risparmio gestito (2.215 miliardi nel 2022) e immobili, con il valore delle abitazioni che rappresenta il 46,3% della ricchezza lorda.
La loro propensione a investire in strumenti finanziari complessi, come ETF e obbligazioni, è in crescita, soprattutto tra i più giovani di questa fascia (35-44 anni), che mostrano una preferenza per soluzioni fintech (37% degli under 35 investe tramite piattaforme digitali). La concentrazione della ricchezza in questa fascia è evidente anche a livello geografico: comuni come Portofino (94.505 euro di reddito medio pro capite) e quartieri milanesi come il centro storico (94.369 euro) sono emblematici di questa vera e propria élite finanziaria (che tutti invidiano).
2. Fascia medio-alta (redditi tra 29.000 e 55.000 euro)
La fascia di reddito compresa tra 29.000 e 55.000 euro annui, che rappresenta il 16,6% dei contribuenti e contribuisce al 33,3% dell’IRPEF, è un’altra sorpresa emersa dai dati. Questa categoria include lavoratori dipendenti qualificati, piccoli imprenditori e professionisti con redditi stabili. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa fascia non si limita a risparmiare, ma investe attivamente, spesso in strumenti considerati più sicuri come depositi bancari (2.000 miliardi di euro nel 2022) e titoli di debito, che hanno registrato una crescita dopo anni di declino.
L’ISTAT sottolinea in aggiunta che questa fascia è particolarmente attiva nel Nord Italia, dove il reddito mediano è più alto (34.772 euro nel Nord-est). La propensione a investire è alimentata dalla stabilità lavorativa e da una crescente consapevolezza finanziaria, soprattutto tra i 45-64 anni, che dichiarano in media 26.800 euro. Sorprendentemente, questa fascia mostra una certa apertura verso strumenti più rischiosi, come azioni (19,4% tra i 45-54 anni), sebbene la preferenza rimanga per investimenti conservativi come immobili e conti deposito.
La redistribuzione della ricchezza in questa fascia è anche legata alla proprietà immobiliare, con il 40% del valore delle abitazioni posseduto da famiglie over 65, spesso appartenenti a questa categoria di reddito.
3. Fascia media (redditi tra 15.000 e 29.000 euro)

La fascia di reddito tra 15.000 e 29.000 euro, che comprende il 35,1% dei contribuenti e contribuisce al 27,9% dell’IRPEF, rappresenta forse la sorpresa più significativa. Tradizionalmente considerata poco incline a investire a causa di risorse limitate, questa fascia sta mostrando una crescente propensione agli investimenti, soprattutto tra i più giovani (18-34 anni). Secondo un sondaggio di Scalable Capital, il 40,9% degli italiani opta per il mercato dei capitali, e i giovani in questa fascia di reddito sono particolarmente attivi: il 21% dei 18-24 anni e il 31,3% dei 25-34 anni investe in azioni, sebbene in misura inferiore rispetto alla media europea (31,8% e 32,8%).
Questa fascia, che include lavoratori dipendenti con redditi medi e giovani professionisti, tende a privilegiare strumenti accessibili tramite piattaforme fintech, come ETF e fondi comuni, per via delle commissioni più basse rispetto ai prodotti tradizionali. Tuttavia, il 56% di chi non investe in questa fascia cita la mancanza di risorse o conoscenze finanziarie come barriera principale. La crescita della propensione al risparmio (9,0% nel 2024) e l’aumento del reddito medio (+5%) stanno tuttavia creando nuove opportunità per questa categoria, specialmente nelle grandi città come Milano e Roma, dove il reddito medio è più alto.