Le riserve statutarie in bilancio sono un segnale della solidità dell’azienda. Infatti, nella gestione della contabilità ordinaria, oltre a calcolare le percentuali di guadagno, i rimborsi spese, la media ponderata, le note di credito, lo stato patrimoniale ed effettuare controlli contabili a campione, serve anche sapere se c’è del denaro extra per affrontare eventuali spese impreviste. In più, per la costituzione di una società è necessario avere una base di partenza in denaro per affrontare i primi investimenti in base al settore di riferimento. In questa guida pratica vediamo come funzionano le riserve statutarie, cosa sono e come usarle nel tuo bilancio.
Approfondimenti
Cosa si intende per riserva statutaria
La riserva statutaria è il patrimonio netto della tua azienda. Infatti, nel bilancio è indicata tra le passività e si può usare come cifra in più da utilizzare in caso di emergenza. Infatti, ci sono tipi di riserva in base all’utilizzo che fai di quella somma. Ecco quali sono le riserve più utilizzate nelle aziende:
- Legale;
- Sovrapprezzo azioni;
- Rivalutazione;
- Per azioni proprie in portafoglio;
- Straordinaria.
La riserva può avere un utilizzo specifico indicato per legge, oppure essere utilizzabile con maggiore libertà di manovra da parte delle aziende. La riserva statutaria è stabilita quando si costituisce la società. Infatti, al momento dell’apertura della società si definisce anche un insieme di regole che andrà a stabilire delle linee di massima tra soci. Queste regole sono raccolte in uno statuto. Lo statuto indica anche qual è la somma iniziare per partire e da mettere da parte in caso di emergenza: una riserva di denaro. Questa riserva si chiama statutaria proprio perché l’importo e il funzionamento dipendono dallo statuto.
Dato che questo documento si può cambiare in qualsiasi momento, anche la riserva può cambiare di importo o di funzionamento in base alle esigenze. Lo statuto prevede anche che sono i soci a decidere quanto accantonare per il benessere della società e se cambiare l’importo. La riserva statutaria rientra così nelle voci passive del bilancio aziendale, accanto alle altre riserve e al capitale sociale.
Le riserve si inseriscono nel registro di contabilità quando si costituisce la società e nel bilancio nelle passività prima di presentarlo.
Quanto si accantona a riserva statutaria
Per capire quanto mettere da parte per la riserva statutaria, è importante sapere che per legge non si può avviare una società senza riserva per statuto. L’importo della somma da accantonare dipende dai singoli soci. Se nella riserva legale c’è l’obbligo di mettere una somma pari a un ventesimo rispetto al risultato di esercizio o pari a un quinto del capitale sociale, il calcolo della riserva statutaria è meno stringente. In sostanza, le aziende possono mettere quanto vogliono, ma molte preferiscono mettere un importo da parte come riserva statutaria pari alla riserva legale.
In genere, è importante avere una somma da utilizzare per coprire eventuali perdite di esercizio. In generale, si può scegliere di mettere da parte il 5% del bilancio per ritrovarsi una somma interessante per la riserva statutaria in caso di emergenza. Se serve aumentare o ridurre la riserva, è importante il voto favorevole della maggioranza dei soci per modificare lo statuto in tal senso.
Per capire quanto devi mettere da parte, ricorda che la riserva statutaria è variabile. Assicurati di avere abbastanza denaro per la riserva legale e poi organizzati con i tuoi soci, anche tenendo conto di come si muove la concorrenza del tuo settore di riferimento e dando un’occhiata ai bilanci.
Dove va la riserva straordinaria
La riserva straordinaria non va confusa con la riserva statutaria. La prima è una somma di denaro che viene messa da parte e non distribuita ai soci. L’importo dipende dalla normativa in questo caso: il riferimento è sempre l’art.2430 del Codice Civile, che stabilisce che la riserva straordinaria deve essere pari a un quinto del bilancio finché non si arriva a 10 mila euro con il capitale sociale.
La riserva straordinaria si usa solo per coprire le perdite. La riserva statutaria, invece, si può usare anche per gli investimenti. In più, la riserva straordinaria rientra nelle utilità, mentre quella statutaria rientra nelle passività.
Nell’indicazione delle riserve in bilancio, la riserva statutaria ha la sua voce di riferimento, mentre quella straordinaria va in “Altre riserve”. Quando si scrivono in bilancio le riserve, si deve indicare anche da dove arrivano. Per esempio, nelle riserve da azioni proprie si devono indicare quali sono le azioni che hanno portato a quella riserva di denaro.
Le riserve sono solo una delle idee per coprire i buchi delle perdite di esercizio. Infatti, i soci possono anche pensare di coprire di tasca propria le perdite, oppure di trovare altri investitori o dei prestiti per gestire la mancata liquidità. In alcune costituzioni di società non c’è un rapporto diretto tra le perdite della società e il patrimonio dei soci e questo permette di proteggere il patrimonio personale dagli scossoni del mercato.
Come usare le riserve? Prima di tutto, le riserve sono un’assicurazione sull’attività. Le liquidità aggiuntive consentono di risolvere gli imprevisti e rendono appetibile l’azienda se cerca nuovi finanziamenti o nuovi soci. Poi le riserve si possono usare per nuovi investimenti, almeno per gli importi iniziali. Questo vale per la riserva statutaria, ma non per quella straordinaria.
Infine, le riserve sono un’ottima soluzione per evitare di emettere nuovi titoli di debito sul mercato nel caso un socio dovesse decidere di lasciare la tua azienda per qualsiasi motivo.