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La settimana corta lavorativa è realtà anche in Italia?

L’avvio dell’iniziativa è partito da una delle banche più influenti d’Italia, Intesa Sanpaolo, la quale ha proposto ai suoi dipendenti, su base volontaria e a partire da gennaio, di lavorare per 9 ore al giorno, riducendo la settimana lavorativa a soli 4 giorni, promulgando l’interesse per un periodo pari a 4 mesi di Smart working, senza alcuna diminuzione di retribuzione, a differenza di quanto avvenuto per i 500 lavoratori dell’azienda spagnola Desigual (ai vertici per l’abbigliamento), la quale ha decurtato lo stipendio del 6,5%. Tuttavia, il progetto non è stato completamente approvato dai sindacati, in virtù dell’estensione rivolta solo a 200 delle filiali presenti su tutto il territorio.

Ciononostante, l’Italia resterebbe ancora in basso rispetto alle classifiche dell’euro zona in base al monte delle ore settimanali lavorative: il nostro Paese resta indietro perfino a Estonia e Grecia con 33 ore complessive, senza considerare Paesi quali Germania, Francia o Austria dove si lavora per 26 o 28 ore alla settimana. Il tutto deriva essenzialmente dalla concezione assolutamente sbagliata della produttività degli italiani correlata all’aumento del fatturato aziendale, tuttavia non ancora verificato ed evidenziato dalle statistiche dell’Organizzazione mondale del Lavoro delle Nazioni Unite.

L’Islanda è stata tra i pionieri del modello flexy week riscontrando un successo esponenziale assoluto, tanto da essere stato approvato dal 90% della popolazione. Da qualche anno la sperimentazione è stata accolta dalla fascia economica del Regno Unito, registrando per il 40% degli intervistati un miglioramento più o meno significativo della produttività dei lavoratori e delle aziende, stando a quanto riportato dalla rivista di Forbes.

Sulla scia di Intesa Sanpaolo, si sono fatte avanti anche aziende come Awin Italia e Carter & Benson, le quali tuttavia si differenziano per aver sposato il progetto della settimana corta già qualche anno addietro. Infatti, come specificato dal CEO di Carter & Benson William Griffini, “bisogna passare dalla cultura del controllo a quella della fiducia nei propri collaboratori; per noi che adottiamo la settimana corta dal 2019 i risultati sul fatturato sono assolutamente positivi: chi è più felice vende un prodotto migliore”.

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