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Incentivi all’esodo per pensionamento: di cosa si tratta?

Una signora anziana insieme ad una giovane donna.

A determinate condizioni è possibile per i dipendenti di alcune aziende specifiche andare in pensione in maniera anticipata, fino a 7 anni prima (al massimo). Proprio di recente, il decreto Milleproproghe N. 198 2022 ha previsto una proroga di tale possibilità, prevista almeno fino al 2026 per i lavoratori di realtà in eccedenza di personale. Ecco dunque di cosa parliamo quando ci riferiamo agli incentivi all’esodo per pensionamento e che cosa comportano per i soggetti interessati.

Incentivi all’esodo per pensionamento: cosa dice la normativa

Con la riforma del lavoro è prevista la possibilità di un pensionamento anticipato con l'incentivo all'esodo: ecco come funziona lo strumento.
Una coppia di anziani.

La materia riguardante gli incentivi all’esodo per pensionamento (si parla in questi casi anche di isosospensione) è normata dall‘art. 4 c. 1 e 2, della Legge 92/2012, che riporta quanto segue:

Nei casi di eccedenza di personale, accordi tra datori di lavoro che impieghino mediamente più di quindici dipendenti e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello aziendale possono prevedere che, al fine di incentivare l’esodo dei lavoratori più anziani, il datore di lavoro si impegni a corrispondere ai lavoratori una prestazione di importo pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti, ed a corrispondere all’INPS la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento.

In sintesi, i datori di lavoro con più di 15 dipendenti possono decidere di accordarsi con i sindacati più rappresentativi per incentivare il pensionamento dei dipendenti a cui manchino al massimo 7 anni per il raggiungimento dei requisiti minimi per la pensione (ovvero 67 anni di età o 41 anni e dieci mesi per la pensione anticipata). Affinché questo accordo possa essere raggiunto il datore di lavoro dovrà effettuare un’apposita richiesta all’INPS accompagnata dalla presentazione di una fideiussione bancaria a garanzia della solvibilità in relazione agli obblighi previsti. In questa situazione, il datore di lavoro si impegnerà dunque a fornire all’INPS sia le somme per l’assegno sostitutivo della pensione (l’assegno di esodo) sia la relativa contribuzione.

Ovviamente, affinché questo strumento possa essere usato è necessario che l’INPS autorizzi l’accordo stipulato dall’azienda con le rappresentanze sindacali: per poter dare l’ok l’istituto andrà infatti a valutare i requisiti contributivi del dipendente e le dimensioni dell’azienda. Nel caso in cui l’accordo venisse finalmente accettato, il datore di lavoro sarà così obbligato a versare mensilmente all’INPS la cifra prevista per la prestazione e per la contribuzione figurativa. In assenza del versamento mensile dovuto, l’INPS non sarà tenuto a erogare alcuna prestazione. Nel caso in cui non ci dovesse essere il versamento, INPS provvederà dunque a notificare al datore di lavoro un avviso di pagamento e, una volta decorsi 180 giorni dalla notifica senza l’avvenuto pagamento l’INPS procederà all’escussione della fideiussione.

Vale inoltre la pena ricordare che l’isosospensione non gode della perequazione automatica (cioè la rivalutazione automatica della pensione) all’indice ISTAT. Inoltre, si ricorda che ai soggetti che ricevono incentivi al pensionamento non spettano i trattamenti di famiglia, cioè alcune particolari forme di assistenza di norma erogate da INPS. Infine per l’isospensione non si possono applicare trattenute (pensiamo ad esempio al caso dei riscatti e alle ricongiunzioni).

Per quanto riguarda gli importi, essi saranno determinati da tutta la contribuzione utile alla data di cessazione del rapporto di lavoro, ad eccezione della cosiddetta contribuzione figurativa accreditata dalla data delle dimissioni alla data di decorrenza della pensione ordinaria. Per il calcolo finale saranno riconosciuti anche tutti quei contributi derivanti da specifiche disposizioni di legge che ne prevedono la maggiorazione: ne sono un esempio i benefici per i lavoratori esposti alle fibre di amianto o i lavoratori dipendenti con un’invalidità superiore al 74%.

I vantaggi degli incentivi all’esodo per pensionamento

L'incentivo all'esodo è una somma di denaro aggiuntiva che un datore di lavoro può concedere ad dipendente alla cessazione del suo rapporto lavorativo.
Un anziano con le mani giunte.

Attraverso questo strumento, i lavoratori potranno in definitiva sfruttare lo scivolo dell’isopensione per smettere di lavorare fino a sette anni in anticipo rispetto a quanto avrebbero dovuto fare normalmente. La condizione necessaria affinché questo sia possibile è che tali soggetti possano vantare entro sette anni 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini oppure 41 anni e 10 mesi se donne (in entrambi casi è disponibile una finestra variabile di 3 mesi) o la pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi alle spalle.

Nonostante questo tipo di opzione non sia stata molto utilizzata da parte delle aziende, può in ogni caso offrire alcuni importanti vantaggi da non sottovalutare. Ad esempio, può permettere di concordare una gestione degli esuberi di personale con un costo ridotto rispetto ad una classica prosecuzione del rapporto di lavoro. Il lavoratore, dal canto suo, avrà la possibilità di smettere di lavorare molto prima, riuscendo così ad avere finalmente il tempo di dedicarsi alla sua famiglia e ai suoi interessi.

Ci sono però anche molti altri vantaggi legati all’utilizzo dell’esodo per pensionamento. Ad esempio, esso si rivela molto utile per tutelare i diritti dei lavoratori più anziani, permettendo così alle aziende di monitorare i loro dipendenti “esondanti”. In aggiunta, non incide ulteriormente sui costi del welfare, poiché a fronte dell’anticipo della prestazione da parte dell’INPS corrisponde il relativo onere aziendale. Infine concede alle aziende la possibilità di ottimizzare i processi di ristrutturazione, attraverso oneri e criteri sostenibili.

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