Che tasse si pagano con la dichiarazione dei redditi? In questo articolo ci concentreremo su un caso particolare, quello in cui il conguaglio con il 730 può risultare un vero salasso: quando si hanno due o più certificazioni uniche relative all’anno precedente. Scopriremo come evitare il rischio di dover pagare cifre salate, perché si verifica questa situazione e come sfuggire alla stangata.
Approfondimenti
Che tasse si pagano con la dichiarazione dei redditi?
Quando si cambia lavoro durante l’anno, si ha un secondo impiego, si percepisce la Naspi per una parte dell’anno o si lavora in altre situazioni simili, si può finire per avere due sostituti d’imposta che emetteranno una Certificazione Unica l’anno successivo, solitamente a marzo. Avere più di una certificazione unica o, in altre parole, più di un sostituto d’imposta nel corso dell’anno, comporta il rischio di trovarsi nella spiacevole situazione di dover pagare un conguaglio Irpef molto alto con il 730.
Che cos’è la certificazione unica?
La Certificazione Unica è un documento fiscale emesso da sostituti d’imposta, come datori di lavoro o enti previdenziali, che riporta i dati relativi ai redditi percepiti da un contribuente durante un determinato anno fiscale. Contiene informazioni importanti come l’ammontare dei redditi, le ritenute fiscali subite, le detrazioni e le eventuali deduzioni fiscali effettuate. La Certificazione Unica è utilizzata per la compilazione della dichiarazione dei redditi, come il modello 730 o il modello Unico, al fine di determinare l’imposta sul reddito dovuta o eventuali rimborsi. È un documento essenziale per il calcolo corretto delle imposte e garantisce la trasparenza delle informazioni fiscali.
Che succede con una doppia certificazione unica?
Come già accennato parlando di che tasse si pagano con la dichiarazione dei redditi, abbiamo chiarito che può succedere di avere una doppia Certificazione Unica quando durante l’anno fiscale si ha più di un sostituto d’imposta. Ciò può accadere in diverse situazioni, ad esempio, se si cambia lavoro durante l’anno, si può avere un sostituto d’imposta per il vecchio datore di lavoro e un altro sostituto d’imposta per il nuovo datore di lavoro. Ognuno emetterà una Certificazione Unica relativa ai redditi percepiti durante il periodo di lavoro presso quella specifica azienda.
Esistono più casistiche in cui il modello 730/2023 potrebbe indicare un debito Irpef ecco perché è importante sapere che tasse si pagano con la dichiarazione dei redditi. Questo rischio può verificarsi in particolare per i lavoratori che si sono trovati in una delle seguenti situazioni nel corso del 2022:
- Percettori di Naspi: quando si ha beneficiato della Naspi, l’indennità di disoccupazione, si possono avere due sostituti d’imposta che emettono certificazioni uniche separate per i redditi ricevuti durante il periodo di lavoro e per quelli corrisposti tramite la Naspi.
- Cassa integrazione: i lavoratori che sono stati collocati in cassa integrazione possono ricevere pagamenti da più sostituti d’imposta, come il datore di lavoro e l’ente previdenziale che erogano i fondi di cassa integrazione.
- Cambio di lavoro: se si è cambiato lavoro nel corso dell’anno, si potrebbero avere due o più datori di lavoro che emettono certificazioni uniche separate per i redditi percepiti durante i diversi periodi di impiego.
- Lavoro con più datori di lavoro contemporaneamente: se si ha un secondo impiego o un lavoro autonomo parallelo mentre si è ancora impiegati presso un datore di lavoro principale, si avranno due sostituti d’imposta che emetteranno rispettive Certificazioni Uniche per i redditi derivanti da ciascuna attività lavorativa.
- Percezione di altri redditi da fonti diverse: Se si percepiscono redditi da fonti diverse, come ad esempio redditi da locazione, redditi finanziari o altri tipi di reddito soggetti a tassazione separata, i soggetti che effettuano i pagamenti emetteranno una Certificazione Unica per ciascuna categoria di reddito.
Che tasse si pagano con la dichiarazione dei redditi? La doppia CU
Nei casi appena elencati il lavoratore riceve più di una Certificazione Unica, che corrisponde all’ex modello CUD. Di norma, tramite la Certificazione Unica, il datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta, effettua il conguaglio dell’Irpef sulle somme percepite dal contribuente.
Tuttavia, quando si hanno redditi provenienti da due o più datori di lavoro o enti diversi che non vengono conguagliati tra loro, sarà durante la dichiarazione dei redditi che verrà calcolato l’importo esatto delle tasse dovute. Molto spesso, si può trovarsi nella situazione di dover pagare una somma superiore.
Ciò accade perché i redditi percepiti vengono sommati, causando un effetto a cascata: oltre al ricalcolo dell’importo dell’Irpef dovuto sul reddito complessivo, si può perdere il diritto a benefici come il trattamento integrativo ex bonus Renzi e a diverse detrazioni fiscali riconosciute in busta paga.
Quando si cerca di capire che tasse si pagano con la dichiarazione dei redditi, è importante tenere in considerazione i motivi che generano questo aumento degli oneri. La somma totale dei guadagni potrebbe far sì che il lavoratore si trovi in due situazioni costose: superare la soglia della no tax area o entrare nel successivo scaglione di reddito, con l’applicazione di una aliquota Irpef più elevata.
Scaglioni Irpef 2023
Nel 2023 il governo ha annunciato modifiche per scaglioni Irpef e aliquote. Irpef è la sigla di “Imposta sul reddito delle persone fisiche”, ed è quindi l’imposta che si applica a: lavoratori dipendenti, pensionati, lavoratori autonomi e soci di impresa. Le nuove aliquote e i nuovi scaglioni per il calcolo dell’imposta introdotti con la legge di bilancio per i redditi ottenuti dal 1° gennaio 2022 sono:
Reddito imponibile (per scaglioni) 2022 | Aliquota (per scaglioni) 2022 | Imposta dovuta sui redditi intermedi nei diversi scaglioni 2022 |
redditi fino a 15.000 euro | 23% | 23% sull’intero importo (= 3.450,00) |
da 15.001 fino a 28.000 euro | 25% | 3.450 euro + 25% sul reddito che supera i 15.000 euro fino a 28.000 euro |
da 28.001 fino a 50.000 euro | 35% | 6.700 euro + 35% sul reddito che supera i 28.000 euro fino a 50.000 euro |
oltre 50.001 euro | 43% | 14.400 euro + 43% sul reddito che supera i 50.000 euro |
L’Irpef è un’imposta progressiva, il cui tasso aumenta all’aumentare del reddito prodotto. Per i lavoratori dipendenti, l’irpef viene applicata direttamente dal datore di lavoro sulla busta paga, e in teoria non dovrebbero verificarsi brutte sorprese durante la compilazione del 730, poiché l’intero importo dell’Irpef è già stato pagato e, in caso di spese detraibili, è possibile ricevere un rimborso.
Il governo Meloni ha reso noto che intende apportare modifiche agli scaglioni Irpef, riducendo il numero attuale di quattro a tre. Tale riforma potrebbe essere implementata nel corso del 2023, poiché il viceministro dell’Economia, Vincenzo Leo, ha annunciato di prevedere la presentazione di un disegno di legge delega sul tema fiscale entro il mese di febbraio, che tratterà diversi argomenti, incluso l’Irpef.
Come evitare le tasse con la dichiarazione dei redditi?
Che tasse si pagano con la dichiarazione dei redditi e come evitare il salasso della doppia CU? La spiacevole situazione di trovarsi a pagare cifre salate, può essere facilmente evitata. Purtroppo, non è più possibile fare nulla per il 2022 essendo ormai vicina la stagione delle dichiarazioni. Per coloro che hanno avuto due impieghi o due Certificazioni Uniche relative al 2022, il danno è già stato fatto e l’unica soluzione è pagare il debito che potrebbe derivare dal conguaglio del 730.
Tuttavia, per gli anni futuri, è possibile evitare il debito nel 730 pagando la giusta tassazione spalmata durante l’anno, mese per mese, in modo che il peso finale del debito sia ridotto. Per fare ciò, è necessario comunicare a uno dei sostituti d’imposta di applicare una tassazione più elevata a causa dei redditi aggiuntivi (è possibile indicare anche il reddito annuo presunto che si potrebbe raggiungere).
La comunicazione al datore di lavoro può essere effettuata tramite il modulo delle detrazioni che viene presentato annualmente.
Scadenze per la dichiarazione dei redditi 2023
La presentazione della dichiarazione dei redditi varia a seconda del modello scelto. Se si opta per il modello 730/2023, sia precompilato che ordinario, la scadenza per la presentazione è il 2 ottobre. Tuttavia, poiché il 30 settembre cade di sabato, la scadenza viene posticipata al lunedì successivo, ossia il 2 ottobre. Questa scelta viene solitamente effettuata da lavoratori dipendenti e pensionati.
Diversamente, se si decide di presentare il modello Redditi, che è comunemente utilizzato da lavoratori autonomi e professionisti con partita IVA, la scadenza è fissata per il 30 novembre 2023. È importante rispettare attentamente queste scadenze per evitare sanzioni e conseguenze legali, ne abbiamo parlato nel nostro articolo sui rischi di una mancata dichiarazione dei redditi.