
La Calabria è una regione dal potenziale straordinario, grazie alla ricchezza delle sue risorse naturali, alla biodiversità agricola e a un patrimonio di saperi tradizionali che ancora oggi nutre la qualità delle produzioni locali. Tuttavia, la sua economia è ancora segnata da fragilità strutturali: il tessuto imprenditoriale è composto in larga parte da piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, che devono confrontarsi con barriere storiche all’accesso al credito, all’innovazione tecnologica e alla distribuzione su larga scala.
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In questo contesto, il settore agroalimentare rappresenta un asse strategico di sviluppo e riscatto, emergendo come uno dei comparti chiave per favorire una crescita più equilibrata e sostenibile. Affarifinanza ha condotto un reportage del TUTTOFOOD Milano 2025, per incontrare alcune delle insegne più significative che stanno contribuendo a costruire una nuova visione per l’economia calabrese: aziende che investono in qualità, trasformazione artigianale, filiere corte, agricoltura biologica e inclusione sociale.
Attraverso queste storie, si delinea un panorama fatto di resilienza e ambizione, dove l’agroalimentare non è solo un’attività economica, ma anche un veicolo di rigenerazione territoriale e culturale, capace di generare occupazione, valorizzare i luoghi e favorire una crescita più solida e duratura per l’intera regione.
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Tra tradizione e ricerca: sapori calabresi che sorprendono
Nel settore agroalimentare calabrese, spiccano prodotti tipici premium, che sono una certezza: i salumi, il peperoncino, la cipolla rossa di Tropea IGP, i fichi secchi, la liquirizia, gli agrumi, sua maestà il Bergamotto, per citare i più noti. E se uno dei motori principali di valorizzazione è la tradizione che custodiscono i produttori, a guidare il comparto è anche la voglia di innovare senza snaturare.
Così nascono abbinamenti inediti e affascinanti come la Ndujanuts, una crema di ’nduja alla nocciola nata a Vibo Valentia. Impossibile resistere, è un’esplosione di sapori frutto di un accurato studio tecnico agroalimentare che ha fuso intensità e rotondità in un’esperienza sensoriale unica e originale. Nondimeno, spiccano i nuovi modi di usare i grandi classici: come la ’nduja in formato “squeeze” inventata da Migliarese nel cuore del Golfo di Squillace, da spruzzare direttamente sul pane come la mayonese. E la cipolla di Tropea? Diventa una spezia, confezionata in deliziose ciotoline di terracotta da Artigiani dei Sapori a Rogliano, pronta a diventare un’alleata gourmet per chef e appassionati.

Le eccellenze del mare: pesca sostenibile e sapore autentico
Nel racconto di questa Calabria che innova non poteva mancare il mare. Sono quasi 800 i chilometri di costa che in Calabria si estendono sia sul mar Tirreno, sia sul mar Ionio. E proprio dal mare arrivano le alici pescate con metodi sostenibili di FISH DIFFERENT brand Bio che incarna un esempio virtuoso di rispetto per l’ambiente e per la stagionalità. Il pesce è catturato con una piccola imbarcazione, la “Lampara”, che utilizza una tecnica antica tipica del Sud Italia, gentile con i fondali e con chi li abita. Non causa stress meccanico ai pesci, è ecosostenibile, e restituisce solo un pescato di altissima qualità.
Un pesce povero solo nel nome, che diventa protagonista in conserve di altissima qualità, carnoso, delizioso e ricco di sapore e nutrienti, già feticcio di moltissimi chef. Che sia servito in versione classica sott’olio o come paté, arricchito dai sapori piccanti e agrumati del territorio o al naturale, lascia il segno, e racconta una storia di resilienza e sostenibilità, di cui oggi più che mai c’è bisogno.

Bio, composte e dolci ritrovati: il lato gentile del Sud
Non solo salato: la Calabria porta con sé anche un universo dolce e raffinato fatto di composte artigianali, confetture bio, succhi di frutta premium, Affarifinanza ha gustato quelli prodotti a San Ferdinando da Terre di Zoé, fatti solo con prodotti freschi di stagione, biologici, buoni, sostenibili e anche salutari, senza sorprese. Le aziende che si dedicano a questa produzione sanno bene che la differenza la fanno le materie prime, coltivate su terreni fertili e accarezzati da un microclima unico. Dove la natura è così generosa, non può mancare anche un’ampia scelta di miele da innumerevoli fonti botaniche, spesso arricchito con sapori affini, come il bergamotto, ma anche in versione spicy come quello di AgroPic, ovviamente al peperoncino.
Ma c’è di più. Alcune realtà stanno recuperando ricette antichissime, dolci che rischiavano l’oblio sotto l’ombra lunga della più celebre e vicina pasticceria siciliana. Eppure, in Calabria, si celano tesori dolciari tutti da scoprire: pitte, susumelle, petrali, nomi poco noti che custodiscono sapori indimenticabili, fatti di frutta secca, mosto cotto, spezie e tradizione. Due nomi da non perdere, Forno Minniti e Fazzolari, entrambi in provincia di Reggio Calabria.
L’attenzione al gusto va di pari passo con quella per l’estetica: packaging curati, linee eleganti, grafiche evocative e moderne. Una cifra stilistica che rispecchia l’identità calabrese: abituata a fare bella figura, anche in silenzio. Così la Calabria entra nei panini gourmet, nei piatti creativi, nelle cucine stellate.

Una terra da esportare
Il desiderio comune che attraversa questi piccoli produttori è chiaro: far conoscere la Calabria nel mondo, esportarne i sapori e la qualità, prima ancora che invogliare a visitarla. Perché chi assaggia un prodotto autentico – un olio d’oliva extravergine profumato, una composta artigianale, un bicchiere di vino che lascia il segno – entra subito in connessione e sintonia con questa terra ricca, intensa, generosa, ma anche complessa.
E proprio all’estero la Calabria sta trovando ascolto: l’export cresce, grazie anche al fascino dell’Italian style, ma c’è ancora molto da fare. Se all’Italia viene riconosciuto ovunque uno status premium nel food, ancora troppo poco si sa della Calabria, di chi la abita, la anima, la coltiva. Eppure è proprio da lì che arriva una delle espressioni più genuine di italianità.

Le sfide dell’eccellenza
Dietro ogni eccellenza si cela anche una sfida. Le aziende calabresi, soprattutto quelle medio-piccole, lottano quotidianamente contro l’isolamento geografico, la carenza di servizi logistici, una rete di distribuzione spesso inefficiente e, in alcuni casi, un pregiudizio ancora radicato. Ma se il contesto resta difficile, è altrettanto vero che la forza delle idee, della qualità e della coesione può aprire scenari nuovi. Le imprese devono continuare a puntare nuovi obiettivi di crescita, investire nei giovani e innovare con entusiasmo, dialogando con le Istituzioni affinché lavorino senza sosta per incentivarle sempre di più.
Tante realtà stanno già puntando sulla rete tra imprese, sulla formazione agroalimentare, sul recupero di tradizioni perdute, sulla presenza a fiere internazionali, consapevoli che il primo passo per il successo è avere una chiara visione imprenditoriale per offrire la propria qualità autentica e far sì che sia anche vista, capita e scelta. E ce ne sono anche tante altre pronte a fare il salto di qualità. Ma servono sempre più persone disposte a crederci.

L’olio calabrese: un tesoro da valorizzare
Tra le eccellenze calabresi spesso sottovalutate c’è sicuramente l’olio d’oliva. Eppure, la Calabria è tra le regioni italiane più vocate alla produzione olearia di qualità. I suoi oli extravergine sono fruttati, intensi, profumati, e in molti casi potrebbero competere – e superare – i più blasonati oli toscani o pugliesi. Ma serve una strategia per farlo emergere: marketing, storytelling, internazionalizzazione. Qualcuno ha già ottenuto i giusti riconoscimenti, come Olearia San Giorgio, con i suoi oli nati da ulivi senza eguali, alti e centenari, che si trovano solo in quell’area della Piana di Gioia Tauro. Presidio Slow Food, citati tra migliori oli extravergine del mondo, le loro varietà accontentano anche i palati più sofisticati.

Vini e spirits: eleganza da bere e da collezionare
In questa panoramica delle eccellenze artigianali calabresi non possono mancare i vini e i distillati, che stanno vivendo una stagione di rinnovata attenzione e valorizzazione. Non solo Cirò, rosso possente e carico di storia, ma anche passiti eleganti, bianchi minerali e rosati freschi che raccontano micro territori diversi, dai monti della Sila fino alle coste tirreniche e ioniche. Vini pregiati, che affondano le radici nella storia greca della viticoltura calabrese, ma che oggi si presentano al mondo con tecniche moderne e una cura quasi sartoriale.
Accanto al vino, si fanno spazio gli amari e gli spirits artigianali, i classici alle erbe o che esaltano i profumi del Bergamotto come il SanTer e nascondono l’acqua di mare negli ingredienti, come i liquori di Spirito Alchemico. C’è poi chi coniuga botanica e narrazione territoriale, è il caso di Monmar, un raffinato gin ottenuto da 15 botaniche 100% italiane, che non solo conquista per il suo bouquet aromatico, ma invita idealmente al viaggio. Sull’etichetta, una splendida illustrazione di Scilla, tra le più affascinanti perle del Tirreno, trasforma la bottiglia in un oggetto da collezione oltre che in una proposta da degustare. Un esempio perfetto di come la Calabria stia imparando a raccontarsi anche attraverso l’estetica, trasformando ogni bottiglia in un racconto, ogni sorso in un invito a scoprire di più.

Pasta e farine: semplicità che diventa arte
La Calabria della tradizione e dell’innovazione passa anche per la pasta, le focacce e le pizze artigianali. Piccoli pastifici, spesso a conduzione familiare, lavorano con grani antichi coltivati localmente, selezionando farine integrali o semole rimacinate per dare vita a formati originali, ruvidi, capaci di abbracciare i sughi come una seconda pelle. Abbiamo incontrato il Pastificio Santa Chiara, che lavora rispettando processi artigianali secolari, che garantiscono una qualità superiore e mantengono vive tradizioni che nel panorama agroalimentare rappresentano un enorme valore aggiunto. Ogni giorno, pizze e focacce si fanno fragranti, profumate di lievito madre e protagoniste di personalizzazioni e reintrerpretazioni. Pangusto, ad esempio, le fa anche con la ‘nduja, ça va sans dire, ma direttamente incorporata nell’impasto. Tra le farine più usate, una chicca, quella realizzata con il riso di Sibari, un’altra perla gastronomica calabrese ancora di nicchia, ma che compete senza sforzo con la qualità di risaie italiane più famose.

Il regno delle conserve
A rendere speciali queste creazioni, le conserve calabresi che le accompagano: tra tutte, spiccano quelle con i pomodori. Coltivati su terreni assolati e ventilati, raccolti a mano nel pieno della maturazione, trasformati secondo metodi tradizionali che esaltano la dolcezza naturale e la concentrazione zuccherina. Dalle passate vellutate ai pomodori secchi sott’olio, fino ai pelati interi, ogni barattolo racchiude un pezzo d’estate calabrese, pronto a esplodere nel piatto con un profumo che sa di casa e di Sud.
Queste conserve, che hanno come protagonisti anche tanti altri prodotti top della Regione, i sott’oli come le olive, le melanzane, le cipolle e naturalmente il peperoncino, per citarne alcuni, non sono solo ingredienti, ma manifesti di un’agricoltura attenta e consapevole, capace di valorizzare il territorio anche fuori stagione. E che fanno della Calabria una dispensa gourmet da cui attingere tutto l’anno.

Una terra di riscatto
La Calabria si sta affermando sempre più come una terra di riscatto, dove l’agroalimentare gioca un ruolo cruciale nel promuovere un nuovo modello di sviluppo fondato su legalità, qualità e coesione sociale. In alcune aree della regione, i terreni confiscati alla ‘ndrangheta vengono restituiti alla collettività attraverso progetti etici che uniscono agricoltura biologica, lavoro dignitoso e tutela dell’ambiente.
In queste terre rinasce un’agricoltura autentica, capace di produrre conserve artigianali e specialità locali dal forte valore simbolico: in ogni bottiglia, in ogni prodotto, si ritrova non solo il gusto genuino del pomodoro calabrese o degli altri frutti della terra, ma anche un segno concreto di rigenerazione sociale e culturale.
È così che il cibo diventa strumento di cambiamento, veicolo di speranza e testimonianza di un Sud che reagisce, costruisce e guarda al futuro con coraggio, competenza e amore per il proprio territorio.

Il futuro ha il sapore della Calabria
L’esempio di queste aziende dimostra che la Calabria non è solo una regione da scoprire e assaporare, ma anche da comunicare e su cui investire. E ogni piccolo business, ogni produttore appassionato, ogni idea innovativa è un tassello fondamentale per costruire un’immagine fresca, orgogliosa e positiva di questa terra. Esportare la Calabria, raccontarla con il linguaggio del gusto, significa creare ponti, tra Paesi, tra imprese, tra tradizione e innovazione, tra identità e futuro. E forse è proprio da qui che si può ripartire: dal sapore.