L’Unione Europea ha messo nero su bianco le nuove regole crypto con il Mica, una normativa che i singoli Paesi dovranno recepire con proprie norme entro 18 mesi che sono partiti lo scorso 17 maggio. La procedura normativa è molto simile a quanto avvenuto per il GDPR: l’Unione Europea evidenzia i principi generali e le applicazioni con le istituzioni UE, ma poi è compito dei singoli Paesi stabilire le modalità operative con una legge nazionale ad hoc.
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La nuova regolamentazione coinvolge direttamente chi opera nella criptovalute, paga le tasse in base ai rendimenti ottenuti, utilizza strumenti finanziari come gli ETN e sfrutta piattaforme di trading per poter approfittare di eventuali bolle speculative. La mancanza di trasparenza delle criptovalute avrebbe portato l’Unione Europea a stabilire un nuovo metodo per calcolare le plusvalenze e adeguarti alle regole europee prima che arrivi la legge italiana può essere utile per tutelare i tuoi investimenti da vero guru delle criptovalute. Scopriamo insieme come funzionano queste nuove norme e quale potrebbe essere la potenziale applicazione in Italia.
Cos’è il Mica
Il MICA o il Regolamento sui mercati delle cripto-attività (MiCA) nasce dall’esigenza di vederci chiaro su diversi aspetti legati alle criptovalute. “Sono molto lieta che oggi manteniamo la nostra promessa di iniziare a regolamentare il settore delle cripto-attività. I recenti avvenimenti hanno confermato l’urgente necessità di imporre norme che proteggeranno meglio i cittadini europei che hanno investito in tali attività e preverranno l’uso improprio della cripto-industria a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo” ha spiegato Elisabeth Svantesson, ministra delle Finanze della Svezia.
L’obiettivo del nuovo regolamento non è andare contro gli investitori, ma semmai aiutarli. Infatti, le nuove regole crypto prevedono:
- maggiore trasparenza. Il riferimento è a tutto il settore. Le piattaforme si dovranno registrare alle autorità competenti nazionali dove operano ed europee, dovranno dichiarare quante emissioni emettono nell’ambiente e le aziende che hanno creato le criptovalute devono conservare per 5 anni l’elenco di tutte le transazioni effettuate. I gestori degli strumenti finanziari devono essere registrati anche all’Autorità Bancaria Europea per ulteriori controlli.
- distinzione per uso. Chi usa il wallet con le criptovalute per piccoli pagamenti P2P o peer to peer non vedrà alcun cambiamento nella gestione dei Bitcoin, ma si crea una differenza tra le stablecoin e gli strumenti come gli NFT. In generale, le monete digitali che rientrano nel framework saranno regolamentate, mentre l’UE si riserva di avviare nuove normative per gli NFT o per la DeFi. A loro volta le monete digitali stabili saranno divise in due categorie. La prima si chiamerà electronic money tokens o EMT e si riferirà alle monete digitali che hanno un loro mercato di riferimento. La seconda si chiamerà asset-referenced tokens ART e farà riferimento a quelle monete che si riferiscono ad asset fisici, come il mercato dell’auto.
- protezione per gli utenti e gli investitori. Anche chi produce moneta virtuale con le nuove normative deve avere delle riserve con la formula 1:1 per tutelare gli investitori. In più, ogni azienda deve avere un responsabile da contattare in caso di bug, virus o malfunzionamenti.
- utility token. La normativa europea definisce utility token che monete digitali che non sono né EMT né ART. Per loro servirà un White Paper: chi ha creato la criptovaluta deve impegnarsi a pubblicare questo White Paper con tutti i dati relativi al progetto.
Come cambiano gli investimenti con le nuove regole crypto
Chi opera nelle criptovalute nota già alcuni cambiamenti epocali. Prima di tutto c’è un controllo di un’autorità sui mercati, almeno nella zona UE. Questo vuol dire che il mercato diventa regolamentato in qualche modo e meno volatile. Poi ci sono le normative legate alla provenienza delle monete digitali. Infatti, questa trasparenza avrebbe anche il ruolo di identificare eventuali cybercriminali che usano le criptovalute come metodo di pagamento per i traffici illeciti.
Infine, un esperto non può non soffermarsi sulle criticità delle nuove regole crypto, che di fatto equiparano il denaro virtuale a quello fisico. Anche se si auspicava qualcosa del genere per consentire una diffusione dei Bitcoin su larga scala come metodo di pagamento, questa soluzione applicata a un’ampia casistica genera problemi per le monete le cui transazioni avvengono tramite codice e dove la moneta è generata da algoritmi, senza contare il fatto di dover tenere in copia milioni di transazioni (in 5 anni, tantissimo per chi vive di mining).
Come dichiarare le criptovalute nel 2023
Al momento non ci sono differenze per la dichiarazione dei redditi, perché la normativa è europea e non ha ancora il riferimento normativo italiano per la corretta applicazione. È anche vero che chi inizia a investire in criptovalute o già lo fa dovrebbe iniziare a pensare di tenere traccia delle transazioni che effettua non solo nel wallet, ma anche su altri supporti, in caso di eventuali controlli. Infatti, le nuove norme in Italia potrebbero arrivare presto.