La Banca Popolare di Bari, è uno dei gruppi bancari più grandi e prestigiosi del sud Italia. Fondato nel 1960 da 76 soci, ebbe il periodo di maggior “splendore” nel 1998 quando si trasformò in Gruppo Creditizio Banca Popolare di Bari dopo aver effettuato numerose acquisizioni che ne determinarono una crescita esponenziale. Vennero acquisiti numerosi sportelli da altri istituti bancari fra i quali la Banca Agraria Commerciale Cooperativa di Deliceto, la Banca Popolare di Torremaggiore, la Bcc di Lesina e la Banca Popolare Meridionale di Grottaminarda, la Banca Popolare della Penisola Sorrentina e la Banca Popolare di Calabria nel 2003.
Approfondimenti
L’acquisizione di Banca Tercas e l’inizio del declino
Nel 2007 il gruppo acquisì anche 43 sportelli del Gruppo Intesa Sanpaolo. Nel 2014, il gruppo bancario guidato dalla famiglia Jacobini, acquisì anche Banca Tercas e la controllata Banca Caripe ottenendo il benestare anche da Banca d’Italia, beneficiando inoltre di un contributo da 330 milioni di euro da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.
L’operazione però venne successivamente bocciata dalla Commissione europea perchè valutata come aiuto di Stato e quindi in aperta violazione delle normative antitrust dell’UE. Poco dopo, dopo una segnalazione da parte di un ex dipendente circa operazioni sospette che riguardavano soprattutto l’acquisizione del banco abruzzese, la Procura di Bari avviò una indagine a carico dei vertici del Gruppo Creditizio Banca Popolare di Bari. Nel 2018 inizia il vero declino del gruppo bancario pugliese, quando i crediti deteriorati lordi raggiunsero la cifra di 2,571 miliardi di euro su un totale di 7 miliardi di crediti.
Nell’ottobre 2018 la Consob comminò ai vertici del gruppo creditizio una pesante multa di 2,6 milioni di euro per violazioni riguardanti le informazioni contenute nei prospetti per gli aumenti di capitale del 2014 e del 2015. In seguito alle dimissioni di Giorgio Papa, a tornare alla guida della banca fu Vincenzo De Bustis, già direttore generale della banca dal 2011 al 2015 nel vano tentativo di rilanciare il gruppo bancario con l’apertura a nuovi soci.
Il commissariamento nel 2019
L’era Jacobini si esaurì definitivamente nel 2019, dopo l’approvazione del bilancio del 2018 che rivelò passività pesanti, mentre De Bustis venne confermato nell’incarico di amministratore delegato. Poi sul gruppo bancario pugliese si abbattè l’onta del commissariamento deciso dalla Banca d’Italia nel 2019, con la nomina di Enrico Ajello e Antonio Blandini a commissari straordinari e Livia Casale, Francesco Fioretto e Andrea Grosso componenti del comitato di sorveglianza. In seguito al commissariamento, le azioni del gruppo crollarono dai 9,50 euro del 2009 ai 2,50 euro del 2019, mentre le quotazione azionarie e del Bond obbligazionario Subordinato vennero sospese dal mercato MTM.
Nel dicembre del 2019 fu il governo presieduto da Giuseppe Conte a cercare di rilanciare il gruppo bancario approvando un decreto con ingenti misure a sostegno dell’istituto pugliese pari a 310 milioni di euro per consentire di poter operare ancora sul mercato, ma si rivelò soltanto un tentativo sterile che non risparmiò ai 70 mila azionisti la perdita di circa 1,4 miliardi di euro. L’aumento di capitale approvato il 29 giugno 2020 ha salvato la banca dal fallimento, ma la situazione del gruppo creditizio rimane ancora precaria e dal futuro incerto.
Il nuovo cda presieduto da Casillo
Nel giugno del 2023, l’assemblea degli azionisti della Banca Popolare di Bari ha nominato Pasquale Casillo nuovo amministratore delegato del gruppo, dopo i risultati discreti ottenuti dalle gestioni precedenti che avevano ridotto la perdita di esercizio nel 2022 a poco più di 45 milioni di euro, dopo che la perdita del 2021 si era attestata a 170 milioni di euro. Un mese dopo, Casillo annuncia il cambiamento della denominazione del gruppo bancario, che prenderà il nome di ‘BdM Banca S.p.A.’ in seguito alla decisione dell’assemblea straordinaria degli azionisti, comunicando anche l’ambizioso progetto di “dare vita a un polo bancario del Mezzogiorno, così come stabilito nel piano industriale definito insieme alla capogruppo Mediocredito Centrale, in grado di ricoprire un ruolo decisivo per la crescita e lo sviluppo dell’intero Mezzogiorno”.
La situazione disperata degli azionisti
Nonostante l’impegno profuso dalle istituzioni e dagli azionisti per risanare la situazione del gruppo bancario pugliese, ancora oggi il rischio di perdere tutti i propri soldi che corrono i 70 mila azionisti (che detengono circa 160 milioni di azioni ad un prezzo teorico di 2,38) rimane molto concreto.
Ancora più drammatica rimane la situazione degli obbligazionisti che detengono i tre bond subordinati Tier 2 emessi da Banca Popolare di Bari, le cui possibilità di rimborso appaiono davvero somigliare ad un vero e propri miraggio. Si tratta di titoli che il gruppo immise sul mercato garantendone la facile liquidazione e l’elevato rendimento. In realtà ai risparmiatori sono rimasti nei loro portafogli dei titoli tossici ormai quasi invendibili per via di una assenza di contrattazione.
Al momento la soluzione più praticabile per i risparmiatori per cercare di ottenere un rimborso totale o parziale rimane quella di agire in giudizio contro Banca Popolare di Bari instaurando una causa ordinaria.