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Andamento settore Automotive: analisi approfondita delle tendenze di mercato

Interno automobile con volante Nissan

In un grande contesto di volatilità dal punto di vista geopolitico, per l’industria automobilistica gli ultimi anni sono stati molto critici. Le aspettative di crescita per il 2022 non sono state soddisfatte e l’invasione russa dell’Ucraina ha soffocato qualsiasi ripresa macroeconomica post-pandemica. Una tendenza che pare destinata a proseguire nel settore anche nel 2023.

Una rapida conclusione del conflitto in Ucraina appare improbabile, ecco perché i costi energetici rimangono molto alti e continueranno ad avere un impatto importante sia sui produttori che sui consumatori del settore automobilistico. In questo contesto così problematico, è molto probabile che i potenziali acquirenti possano decidere di rimandare i propri acquisti, evitando al momento di acquistare nuove auto, per far fronte alla crisi del costo della vita e all’aumento dell’inflazione.

I costi del carburante più elevati potrebbero dissuadere i proprietari dei veicoli dall’idea di spostarsi con maggior frequenza per viaggiare, il che significa che i veicoli necessiteranno di meno riparazioni e sostituzioni. Anche i componenti per auto hanno fatto registrare un aumento dei prezzi nell’ultimo anno, mentre le materie prime hanno proseguito il loro trend di prezzi alti a causa delle persistenti pressioni inflazionistiche.

Automotive e sostenibilità

Le tematiche ambientali rimangono un fattore chiave per il mercato dell’Automotive, mentre le relazioni commerciali complicate con la Russia continueranno, anche nel 2023, ad avere un impatto negativo anche sulla produzione di veicoli elettrici (EV), poiché la Russia è il più grande produttore di palladio, necessario per la produzione di chip per computer.

Sebbene negli ultimi mesi, in occidente, le vendite di automobili abbiano fatto registrare dati positivi, non si può dimenticare il fatto che i mercati, negli anni precedenti, erano stati condizionati dalla pandemia e quindi i confronti anno su anno non sono attendibili.

Gli Stati Uniti si trovano in una posizione favorevole, perché il settore automobilistico sta beneficiando dell’arretrato accumulato durante la pandemia e quindi potrebbe esplodere negli anni a venire. Permane infatti una domanda repressa per quasi due anni in cui le persone pagavano un sovrapprezzo solo per acquistare un veicolo che potrebbe non essere stato il modello e il colore con le caratteristiche che desideravano.

Se negli Usa l’impatto della crisi energetica (e la conseguente crisi economica) ha giocato un ruolo importante, ben maggiore lo è stato per i produttori in Europa.

Le prospettive del mercato italiano

All’inizio del 2023 è stata evidenziata una crescita importante per quanto concerne il settore automobilistico, ma ancora tanto c’è da fare per recuperare il gap degli ultimi anni. In Italia la vera sfida sarà quella di rinnovare il parco auto circolante dando priorità all’elettrico. Secondo le stime recenti del Centro Studi Promoter, serviranno almeno mille miliardi per sostituire ed elettrificare il parco auto circolante italiano la cui età media è intorno a 12 anni. 

Il vero problema in Italia rimane quello dei bassi salari. E’ ben noto tra gli economisti il principio secondo il quale  «la motorizzazione di massa decolla quando sul mercato c’è un’auto che costa quanto il salario medio annuo di un operaio». Essendo oggi il salario medio di un operaio pari a circa 15 mila euro, è molto complicato pensare che la massa possa oggi rivolgere la propria attenzione verso l’acquisto di un costoso veicolo elettrico. E’ altrettanto difficile pensare che i produttori possano, in futuro, abbassare i prezzi dei veicoli. Mentre è più facile immaginare che possano aumentare le retribuzioni o che il governo stanzi incentivi maggiori per aiutare chi vuole rinnovare il parco auto. 

Le sfide future per l’Automotive europeo

Se è vero che il mercato europeo riuscirà a vincere la sfida verso la transizione elettrica, è altrettanto vero che l’Ue rimarrà l’unica area geografica che metterà al bando i motori a combustione, che continueranno a esistere nel resto del mondo. Infatti è stato deciso che dal 2035 non si potranno più commercializzare auto a benzina e Diesel, anche se rimarrà la deroga per le vetture alimentate con carburanti sintetici e biocarburanti. Questa decisione ridurrà il mercato dei veicoli a benzina o diesel dopo il 2035, ma non lo frenerà del tutto perché questi veicoli continueranno ad essere protagonisti del mercato grazie alle vetture immatricolate precedentemente la cui circolazione sarà ancora consentita. 

La vera minaccia per l’industria automotive europea è rappresentata dai big cinesi in grado di produrre auto di qualità soprattutto elettrificate e a costi competitivi. Non va dimenticato che l’alimentazione ad energia elettrica, soprattutto in Italia, non è sempre da considerare verde, anche perchè l’energia viene prodotta anche da carbone e gas. Così come il tema dello smaltimento delle batterie rimane ancora un nodo irrisolto. Ecco perché l’accelerazione verso la produzione di auto elettriche presenta delle incognite non facili da sciogliere. Non va sottovalutato il fatto che la Cina ha il 60% del parco installato di auto elettriche. Possiede la tecnologia per realizzare i vari pezzi e farli montare dove meglio crede. Ecco perché i player cinesi potrebbero dominare la scena in futuro a discapito delle aziende europee.  

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