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Passaggio alla valuta Euro: Guida completa al processo di adozione della moneta unica

Euro banconote

Il 1°gennaio 2002 i dodici paesi che facevano parte dell’Ue decisero di adottare definitivamente l‘Euro mandando in archivio le rispettive monete nazionali. In Italia occorrevano 1.936,27 lire per cambiare un euro. La svolta epocale avvenne sotto il governo presieduto dall’allora premier, Romano Prodi, che aveva svolto anche il ruolo di presidente della Commissione Europea nel periodo tra il mese di settembre 1999 e il 2004, della quale faceva parte un altro ex premier, Mario Monti, che allora svolgeva il ruolo di commissario europeo per la concorrenza. Oggi l’euro non rappresenta solo una valuta solida ma è il simbolo ineludibile dell’Unione Europea. 

Cosa rappresenta l’Euro

L’euro oggi rappresenta una moneta dalle grandi prospettive future e che è destinata a diventare a breve una moneta digitale. Il passaggio all’euro fu l’apice di un processo storico complesso che si concluse con un grande successo per l’Unione Europea. L’introduzione della moneta unica, nelle intenzioni degli “ideatori” dell’Unione Europea‘ doveva essere funzionale alla creazione di un’area economica sovrapponibile a quella degli Stati Uniti con una valuta in grado di essere competitiva con il dollaro

Nonostante il dollaro continui a rimanere inarrivabile anche per l’Euro, la nostra moneta si è confermata, nel corso di questi 21 anni, un vero e proprio pilastro. Un punto di riferimento dell’economia mondiale a dispetto dei tanti premi Nobel che avevano già cantato il “de profundiis” alla moneta unica, ritenendola incapace di sopravvivere nel tempo.

La fase di transizione

La fase di transizione che precedette il passaggio all’Euro iniziò l’1 gennaio del 1999 quando gli undici paesi aderenti, compresa l’Italia, parteciparono alla terza fase dell’Unione monetaria, utilizzando l’euro come moneta nazionale, affiancandolo alle monete in vigore nei singoli stati. Questa fase di transizione venne gestita in autonomia dai singoli paesi (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna). 

In Italia il processo di transizione alla moneta unica venne gestito dal Comitato Euro che fu costituito nel 1996 e del quale fece parte anche Borsa Italiana. Tutta l’attività di preparazione all’adesione alla moneta unica venne delegata ad alcune autorità tra le quali l’Associazione Bancaria Italiana (Abi), la Cassa di Compensazione e Garanzia, Assosim, Sia, Cedborsa e Montetitoli. 

Dall’1 gennaio 1999 tutti i riferimenti valutari, ai fini delle negoziazioni, vennero già definiti in euro, così come tutti i contratti conclusi dagli intermediari sui mercati vennero valutati e stimati in euro. Gli undici paesi che si accordarono decisero anche che il debito pubblico dei paesi sovrani fosse valutato con la nuova moneta. Anche i titoli già circolanti e le nuove emissioni vennero quotate in euro. Da lunedì 4 gennaio, ogni titolo azionario venne quotato in euro, con al massimo quattro cifre decimali. 

L’entrata in vigore dell’euro

Ufficialmente la circolazione delle banconote e delle monete euro nei paesi aderenti all’Ue avvenne il 1º gennaio 2002. La coesistenza delle vecchie monete nazionali con la nuova divisa durò fino al 28 febbraio 2002 (il franco francese cessò di circolare il 17 febbraio mentre la sterlina irlandese il 9 febbraio) dopo di che non poterono essere più accettate per i pagamenti. Diversa la situazione per il marco tedesco, il cui corso legale era già cessato in anticipo (il 31 dicembre 2001) ma le sue monete e banconote furono comunque utilizzate durante il periodo di coesistenza. Cessato il corso legale per effettuare dei pagamenti, le vecchie monete potevano essere portate presso le banche centrali nazionali per ottenere il controvalore in euro.  

Come vennero decisi i tassi di cambio

I tassi di cambio tra undici divise nazionali furono stabilite dal Consiglio europeo seguendo i rispettivi valori sul mercato al 31 dicembre 1998, facendo si che 1 ECU (European Currency Unit, Unità di valuta europea) equivalesse ad un euro. L’Ecu era un’unità di conto che dipendeva da un paniere di valute comprendenti anche monete che non facevano parte dell’euro, fra i quali anche la sterlina britannica

Le speculazioni dopo l’entrata in vigore della moneta unica

Subito dopo l’entrata in vigore dell’euro come moneta fisica si verificarono imprevedibili speculazioni. Spesso la conversione dei prezzi di beni e servizi tra valute nazionali e moneta unica veniva arrotondata in eccesso. Addirittura nei mercati alimentari e dei beni di consumo italiani si ebbe l’impressione che la conversione reale applicata fosse 1 euro contro 1000 lire, riducendo il potere d’acquisto dei salari. Anche sul mercato dei servizi pubblici vennero applicate tariffe ben più alte, scatenando l’ira dei consumatori. 

Solo gli elettrodomestici e i prodotti di telefonia registrarono una lieve flessione dei prezzi.  Il mancato controllo del livello generale dei prezzi causò un aumento ingiustificato dei costi. Le autorità monetarie attribuirono la responsabilità di questi aumenti non all’introduzione della moneta unica ma alla speculazione agevolata da un controllo approssimativo dei mercati e dalla scarsa trasparenza. I dati ISTAT non avallarono la tesi delle fiammate inflazionistiche, mentre istituti di statistica indipendenti sostennero la tesi esattamente opposta. 

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