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Allarme risparmi Fabi: in tre mesi erosi quasi 90 miliardi

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Nei primi tre mesi del 2023 è allarme risparmi, le famiglie e le imprese italiane hanno subito una drastica riduzione delle loro riserve finanziarie, mettendo a rischio il futuro del risparmio nel Paese. Secondo i dati forniti dalla Fabi, il sindacato del settore bancario, le famiglie italiane hanno eroso circa 50 miliardi di liquidità sui depositi.  

Allarme risparmi tra inflazione e carovita

L’allarme risparmi lanciato dalla Fabi è particolarmente significativo. Già dai primi mesi del 2022, l’inflazione e il carovita hanno invertito la tendenza al risparmio delle famiglie italiane.

Nell’arco di soli tre mesi, da gennaio a marzo 2023, i risparmi degli italiani sono stati fortemente erosi, secondo quanto riferito dalla Federazione autonoma bancari italiani (Fabi). L’inflazione ha avuto un impatto significativo sui conti correnti delle famiglie e delle imprese, portando a una diminuzione complessiva di circa 61 miliardi di euro. Questo calo rappresenta una riduzione del risparmio da 2.076 a 2.015 miliardi di euro nel periodo considerato.

La situazione si è aggravata nel primo trimestre del 2023, quando la variazione negativa dei risparmi è stata di oltre 50 miliardi di euro. L’analisi condotta dalla Fabi indica che l’aumento dei tassi d’interesse e l’aumento dei prezzi hanno contribuito a questa diminuzione. Già a partire dai primi mesi del 2022, l’aumento dei prezzi ha invertito la tendenza al risparmio e ha cominciato a erodere le riserve accumulate dalle famiglie e dal sistema produttivo italiano.

Allarme risparmi: tra carovita e inflazione gli italiani non riescono a proteggere le proprie risorse finanziarie

Quasi 90 miliardi di perdite

L’analisi evidenzia che i depositi bancari delle famiglie sono diminuiti del 2,14% a fine marzo 2023, raggiungendo un valore di 1.149 miliardi di euro. I depositi delle imprese sono diminuiti ancora di più, registrando una contrazione del 7,56% e attestandosi a soli 390 miliardi di euro. Complessivamente, in soli tre mesi, sono stati persi ben 89,5 miliardi di euro sui conti correnti, quasi cinque volte l’ammontare delle riserve perse nell’anno precedente (21,9 miliardi di euro).

La situazione dei depositi vincolati a medio-lungo termine è altrettanto preoccupante, con una diminuzione del 2,6% tra dicembre 2022 e marzo 2023. Inoltre, il saldo complessivo della liquidità corrente a marzo 2023 è sceso del 6,1% rispetto alla fine del 2022.

Allarme risparmi: in soli 3 mesi si registra un ammanco di ben 89,5 miliardi di euro sui conti correnti

Allarme risparmi: tema scottante

Fabi, che si occupa di tutelare gli interessi dei lavoratori del settore bancario, ha in programma di discutere approfonditamente dell’allarme risparmi durante il XXII congresso nazionale FABI, che si terrà la prossima settimana. I vertici delle principali banche italiane e l’Associazione Bancaria Italiana si confronteranno per trovare possibili soluzioni. Una delle questioni cruciali da affrontare riguarda la remunerazione dei conti correnti e dei depositi bancari, evidenziando l’aumento del divario tra gli interessi attivi e quelli passivi. Nondimeno, si auspica un rinnovo dei contratti collettivi di lavoro.

Secondo la Fabi, nel 2022, a causa delle politiche restrittive della Banca Centrale Europea, i tassi di interesse sono aumentati fino a raggiungere una media del 3,45%. Tuttavia, gli interessi bancari riconosciuti ai depositi della clientela hanno avuto una crescita molto più modesta, arrivando appena allo 0,4%.

Allarme risparmi: l’inflazione

Secondo le stime anche l’inflazione ha contribuito a erodere le risorse messe da parte dalle famiglie e i risparmi delle imprese italiane. Tra dicembre 2021 e marzo 2023, il saldo dei conti correnti italiani è diminuito di oltre 61 miliardi di euro. “L’inflazione è la più ingiusta delle tasse, perché colpisce soprattutto chi ha redditi bassi e pochi risparmi. Il rischio, insomma, è quello di vedere aumentare le disuguaglianze sociali. Abbiamo fatto un balzo indietro di 25 anni”, ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

Altri fattori di influenza

La flessione significativa dei risparmi delle famiglie italiane è stata influenzata da diversi fattori. Oltre all’inflazione, che ha comportato un aumento dei prezzi dei beni e dei servizi, altri fattori hanno contribuito all’erosione delle riserve finanziarie:

Aumento dei costi energetici: Il rialzo dei prezzi dei combustibili, compreso il petrolio, ha portato a un aumento dei costi energetici per le famiglie italiane. Questo ha inciso sui bilanci familiari e ha ridotto la disponibilità di denaro da destinare al risparmio.

Aumento dei costi dei beni di consumo: L’aumento generale dei prezzi dei beni di consumo, come cibo, vestiti e prodotti di uso quotidiano, ha comportato una maggiore spesa per le famiglie italiane. Questo ha ridotto ulteriormente la loro capacità di risparmio.

Riduzione dei redditi: Alcune famiglie hanno sperimentato una riduzione dei redditi a causa della crisi economica generata dalla pandemia di COVID-19. La perdita di posti di lavoro o la riduzione dell’orario di lavoro hanno comportato una diminuzione del reddito disponibile per le famiglie, rendendo più difficile mettere da parte del denaro.

Aumento del livello di indebitamento: In alcuni casi, le famiglie italiane hanno dovuto ricorrere all’indebitamento per far fronte alle spese quotidiane o alle emergenze finanziarie. Ciò ha comportato l’accumulo di debiti e ha ridotto ulteriormente la capacità di risparmio.

Scarsa remunerazione dei conti di deposito: I tassi di interesse sui conti di deposito sono rimasti bassi, e in alcuni casi negativi, rendendo meno attraente mettere i soldi in deposito e incentivando le famiglie a cercare alternative di investimento meno sicure, ma potenzialmente più redditizie.

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