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L’assegno unico di inclusione sostituisce il reddito di cittadinanza: ecco le novità

assegno unico di inclusione

Sin dalla campagna elettorale 2018 governo Meloni si era proposto di sostituire gradualmente il reddito di cittadinanza una volta al potere. Dal 1° gennaio 2024 è entrato in vigore l’assegno unico di inclusione, agevolazione sostitutiva del sussidio assistenziale targato Movimento 5 Stelle, tanto osteggiato dalla destra.

L’assegno unico di inclusione che con l’arrivo del nuovo anno sostituirà il reddito di cittadinanza è una nuova misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli istituita dal decreto legge 4 maggio 2023, n. 48. La misura prevede percorsi di inserimento sociale, di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro.

Nel concreto l’assegno di inclusione è un’indennità mensile erogata dall’INPS a famiglie in condizione di povertà o grave disagio economico. La cifra verrà definita in base al numero di membri del nucleo familiare e al suo reddito.

Il processo di transizione dal reddito di cittadinanza all’assegno unico di inclusione è durato più di un anno e ora con l’entrata in vigore di questa definitiva si dice addio alla vecchia misura proposta dal governo Conte che si era proposta di abolire la povertà.

padre e figlio
un padre e un figlio con disabilità

Indice

Quali sono i requisiti per ottenere l’assegno unico di inclusione?

Per poter beneficiare di questa nuova misura a contrasto della povertà vi sono dei requisiti che sono molto più stringenti della misura introdotta e voluta dal M5S nel 2019 sia dal punto di vista economico che anagrafico. Secondo i dati della Banca d’Italia, infatti, i nuclei familiari che ne potranno beneficiare sono 900mila in meno rispetto a coloro che accedevano al reddito di cittadinanza.

Il motivo di requisiti più stringenti sta nel fatto che il Rdc ha da sempre suscitato critiche su diversi aspetti: truffe al sistema fiscale, numerosità dei beneficiari, propaganda dell’opposizione, percezione dell’opinione pubblica da sempre influenzata dai proclami delle diverse parti politiche. La motivazioneprincipale a supporto della tesi del governo è che il reddito funzionava come un sussidio che non permetteva l’accesso al lavoro e la crescita personale economica dei giovani.

La misura è infatti destinata ai cittadini non occupabili, over 60, minorenni, persone con disabilità o in condizioni di disagio inserite in programmi di cura e assistenza dei servizi territoriali. L’assegno, quindi, è garantito ai nuclei con un Isee non superiore a 9.360 euro, che abbiano almeno un componente facente parte delle categorie elencate.

Il requisito base a livello reddituale riguarda il reddito familiare che non deve superare i 6.000 euro. Questo parametro sale a 7.560 euro minimi se ci sono persone con più di 67 anni o con disabilità. L’importo minimo erogabile è di 300 euro per un componente, mentre l’importo massimo è di 800 euro per un nucleo familiare con cinque o più componenti. L’assegno prevede un sostegno fino a 6.000 euro all’anno per la durata di 18 mesi, rinnovabile per altri 12.

In più per chi non ha una casa di proprietà ma è in affitto a questa cifra si aggiunge anche il bonus affitto, ovvero 3.360 euro in più all’anno per pagare il canone di locazione.

Per coloro che sono occupabili, invece, resta attivo il servizio di supporto per la formazione e il lavoro.

Come si richiede e come viene versato

La prima tranche di richiesta per ottenere l’assegno unico di inclusione è partita il 18 dicembre 2023 sul sito dell’INPS. Dal 1° gennaio invece è possibile inoltrare le richieste attraverso il Caf. L’assegno viene erogato ogni mese attraverso la Carta di inclusione emessa da Poste Italiane.

Il richiedente dell’assegno unico di inclusione deve sottoscrivere il Patto di attivazione digitale che prevede un percorso di inclusione sociale e lavorativa.

Dopo la presentazione della domanda, vi è la verifica dei requisiti da parte dei servizi sociali e una valutazione dei casi e di tutti i componenti del nucleo familiare per poter avviare percorsi personalizzati.

Chi si trova nella fascia d’età compresa tra 18 e 59 anni, con responsabilità genitoriali, attivabili al lavoro, sarà indirizzato ai Centri per l’impiego o ai soggetti accreditati ai servizi per il lavoro.

I beneficiari dell’assegno unico di inclusione quindi faranno parte del sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa e dovranno partecipare a tutti i programmi proposti.

Impatto economico e sociale della nuova misura

La nuova misura economica introdotta dal governo Meloni in vigore dal 1° gennaio 2024 potrà avere un impatto positivo per i cittadini e meno negativo per le casse pubbliche. La stima prevede un costo di circa 2,5 miliardi di euro. Un costo inferiore a quello del reddito di cittadinanza stimato di circa 7 miliardi di euro. Il motivo dell’investimento minore in termini economici è l’aver posto requisiti più stringenti riducendo il numero di beneficiari.

In termini di impatto economico, l’assegno mira ad avere un impatto positivo sulle famiglie che vivono realmente in condizioni di povertà e disagio economico e talvolta anche fisico. L’obiettivo del sussidio è aiutare queste famiglie a migliorare le loro condizioni di vita, aumentando il loro potere d’acquisto e includendole nella vita pubblica e sociale.

Questo potrebbe, a lungo termine, avere un impatto positivo anche sulla struttura economica complessiva perché aumentando il potere d’acquisto aumenta anche la domanda di beni e servizi portando ad una crescita economica generale.

L’assegno di inclusione, infatti, prevede programmi per l’inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro cercando di aiutare i cittadini a diventare autonomi aumentando le loro competenze. Il fine ultimo è ridurre la povertà e le persone che dipendono da sussidi pubblici e abbattere l’esclusione e la marginalità sociale.

Differenza tra reddito di cittadinanza e assegno unico di inclusione

La differenza sostanziale di questa misura economica e il reddito di cittadinanza è che i maggiorenni (dai 18 ai 59 anni) del nucleo familiare non vengono tenuti in considerazione, a meno che non siano persone con disabilità. Saranno penalizzate, con l’arrivo dell’assegno unico di inclusione, le famiglie con il maggior numero di maggiorenni occupabili.

Ma non solo, il nuovo sussidio dà un coefficiente inferiore anche ai minori penalizzando anche le famiglie con molti figli. Questa apparente contraddizione si va a bilanciare cumulando l’assegno unico con l’assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro. Nel complesso, quindi, la cifra è anche superiore a quella del reddito di cittadinanza.

L’assegno di inclusione è un’evoluzione del RdC, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia della misura nel contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. I requisiti più stringenti e il percorso di inserimento sociale dovrebbero aiutare a ridurre il numero di beneficiari non idonei e a migliorare le prospettive di inclusione dei percettori.

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