Ogni anno la stessa storia: quando arriva il momento di tornare in Sicilia per migliaia di studenti e lavoratori fuori sede sono dolori. I prezzi delle compagnie aeree (particolarmente nei periodi di Pasqua e Natale) sono spesso inavvicinabili e rasentano quelli dei voli internazionali. Basti pensare, giusto per fare un esempio, che a dicembre del 2022 alcune tratte Ita Airways Roma-Palermo potevano venire a costare persino più di un viaggio intercontinentale verso New York. La situazione, tuttavia, potrebbe (e anzi dovrebbe!) essere destinata a cambiare. Vediamo gli ultimi sviluppi in questo senso.
Caro voli: la proposta del tetto di 200% dei prezzi
I viaggiatori avevano sperato di poter finalmente iniziare a tirare un sospiro di sollievo. All’interno dell’ultima bozza del decreto Omnibus del Governo era infatti stata inclusa una limitazione al caro voli da e per la Sicilia: l’Esecutivo aveva dunque deciso di imporre uno stop agli algoritmi che definiscono i prezzi per le rotte interne che collegano il Continente con le due isole principali (era quindi evidentemente inclusa anche la Sardegna, che a sua volta ha mostrato costi esorbitanti) nei periodi di picco. In linea teorica non avremmo più dovuto assisstere ad una maggiorazione del 200% sul prezzo medio dei voli, un traguardo (temporaneo!) commentato con vivo entusiasmo da parte del Governatore della Sicilia Renato Schifani, che nel merito della questione aveva dichiarato:
Da mesi ormai stiamo portando avanti la nostra battaglia contro il caro voli. Non possiamo che considerare, dunque, l’intervento del Consiglio dei ministri, da noi più volte sollecitato, un importante passo avanti per garantire ai siciliani, e ai viaggiatori in generale, il diritto a raggiungere l’Isola senza dover pagare cifre elevatissime. Apprezziamo la sensibilità dimostrata dal Governo nazionale per una problematica che penalizza fortemente i siciliani e il settore turistico dell’Isola.
Schifani, a proposito, aveva anche ricordato i recenti sforzi della sua Regione per riuscire a contenere un fenomeno che negli ultimi anni sembra ormai essere fuori controllo:
Dopo le nostre denunce all’Antitrust, gli esposti alla magistratura e alla luce di questo nuovo provvedimento spero che adesso anche i singoli vettori dimostrino responsabilità abbassando i prezzi. Continueremo senza sosta a lavorare, nell’interesse dei siciliani, come abbiamo fatto in questi mesi raggiungendo traguardi significativi come l’introduzione di un terzo vettore sulle tratte Catania-Milano e Palermo-Roma.
Nel giro di poche settimane, tuttavia, il quadro è nuovamente mutato.
Lo scontro con Ryanair
C’è infatti chi non ha per nulla apprezzato questo cambiamento di approccio: è il caso del CEO di Ryanair, Michael O’ Leary, attualmente sul piede di guerra contro il Governo italiano. Le misure del decreto Asset del Governo Meloni non sono certo piaciute all’amministratore delegato del celebre vettore low-cost irlandese, che in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’offerta invernale della compagnia ha di fatto voluto punire l’isola, parlando di un “decreto illegale del Governo” che dal suo punto di vista al posto di favorire i consumatori avrebbe portato “solo meno voli e tariffe più alte per Sardegna e Sicilia”. Secondo O’ Leary, infatti, Sicilia e Sardegna sarebbero state fino ad ora tra i maggiori beneficiari della politica di prezzi bassi offerta dalla compagnia e la decisione del nostro Esecutivo avrebbe avuto “l’effetto opposto, riducendo la capacità ed aumentando le tariffe per la Sardegna e la Sicilia, fino a quando non verrà annullato dai Tribunali Europei“.
Parole, quelle del CEO di Ryanair, che avevano trovato l’immediata replica dal ministro delle imprese Adolfo Urso, che aveva così risposto: “L’Italia è un paese sovrano, non si fa ricattare da alcuno”. A fargli eco anche lo stesso Schifani, che aveva aggiunto: “Da tempo avevo denunciato l’inaccettabile comportamento di Ryanair che, con i suoi prezzi assurdi, danneggia i siciliani e chi vuole raggiungere la nostra terra”.
Il dietro front
Alla luce delle proteste di Ryanair e di altri operatori, oltre a quelle dell’Unione Europea, il Governo si è alla fine ritrovato a fare marcia indietro. È di pochi giorni fa la notizia che il Governo ha dovuto correggere il tiro, modificando la norma contenuta nel provvedimento ed eliminando così il riferimento al prezzo massimo delle tariffe. Il ministro Urso, ad ogni modo, ha tenuto a precisare:
Sul caro voli nessun tetto, ma lo stesso obiettivo e il riferimento al +200% resta come indicativo per l’Antitrust. Sul dl Asset pensiamo di presentare un emendamento che superi l’ostacolo in merito al tetto del 200% delle tariffe aeree, con tre misure che raggiungono lo stesso obiettivo conferendo specifici e maggiori poteri all’Autorità per la concorrenza e il mercato e all’Autorità dei trasporti.
Come reagirà il mercato?
Almeno per il momento si può certamente parlare di un’occasione persa. Senza un nuovo intervento deciso da parte del Governo il mercato dei voli da e per le isole potrebbe iniziare ad annaspare, con un numero sempre maggiore di clienti costretti a rinunciare a viaggiare (anche soltanto per motivi di piacere) a causa di costi diventati spesso esorbitanti e assolutamente inaffrontabili.