Con il termine crescita economica si fa riferimento ad un processo macroeconomico legato ad un aumento significativo di diverse variabili come la ricchezza, i consumi, l’erogazione di servizi, la produzione di beni, i livelli di occupazione e di capitale eccetera. Parlando nello specifico della contabilità nazionale invece ci si riferisce all’aumento del Prodotto Interno Lordo (PIL) rispetto all’anno precedente.
Approfondimenti
Evidentemente si tratta di un fenomeno complesso e sfaccettato, caratterizzato da una numerosa serie di variabili che vale la pena analizzare in maniera approfondita. Ecco dunque una breve spiegazione di che cos’è la crescita economica più nel dettaglio e quali sono i fattori che la influenzano.
Come si valuta la crescita economica
La crescita economica è considerata un indicatore fondamentale dello sviluppo di un Paese ed è sovente associata automaticamente a un aumento del benessere e della qualità della vita della popolazione. Tuttavia, è importante notare che la crescita economica da sola non è necessariamente indicativa di un miglioramento della vita di tutti i cittadini. Alcuni potrebbero beneficiare più di altri, e ciò può portare a disuguaglianze sociali anche piuttosto marcate. Non è un caso, d’altra parte, se questo tipo di concetto abbia iniziato ad affermarsi solo in tempi relativamente recenti con l’avvento della borghesia e con la convinzione che l’economia potesse crescere generando via via sempre più surplus pur a discapito delle fasce meno abbienti della popolazione.
In tempi relativamente più recenti, in particolare con i modelli sviluppati da Solow e Swan negli anni ’50, siamo riusciti a definire una formula più puntuale di crescita economica che a partire da quel momento in poi avrebbe sempre preso in considerazione anche le scoperte tecnologiche, fondamentali per diminuire i costi di produzione (e ancor più preziose dell‘accumulo di capitale).
Il Pil come parametro per la crescita economica
La crescita economica si manifesta attraverso un aumento dei redditi per le famiglie, dei ricavi e degli utili per le aziende, del Prodotto Interno Lordo (e di un bilancio equlibrato) per gli Stati. Se si è in grado di raggiungere tali obiettivi si potrà vantare una stabilità in grado di assicurare la capacità di competere a livello internazionale e di affrontare le sfide del futuro.
Si è visto in precedenza come il PIL venga generalmente considerato come il principale parametro per determinare il livello di crescita di un Paese. Il suo valore viene definito, in parole povere, nel processo di scambio di prodotti e servizi. Nel suo calcolo non verrà presa in considerazione la nazionalità del produttore, quanto piuttosto la realtà geografica in cui il prodotto/servizio è stato realizzato. Si parla di Prodotto Interno Lordo, e non netto, in quanto al suo interno sono compresi tutti gli ammortamenti, vale a dire il deprezzamento degli apparati che compongono il sistema produttivo e che nel corso del tempo si consumano.
Esistono tre diversi modi per calcolare il valore del PIL. Nello specifico:
- Il metodo della spesa analizza il PIL dal punto di vista della domanda, cioè da quello di chi acquista e paga un prodotto o servizio. Va da sé che in quest’ottica il PIL è rappresentato dai consumi (la spesa dei nuclei familiari), dagli investimenti (la spesa delle imprese e delle famiglie nei beni immobili e strumentali), dalla spesa pubblica dello Stato e delle amministrazioni e dalle esportazioni nette.
- Si può anche esaminare il PIL dal lato di chi vende il prodotto/servizio: in questo caso ci renderemo conto come per arrivare a quel risultato saranno state necessarie spese precedenti (per esempio le materie prime, o la forza lavoro): si parla in questo caso di metodo del valore aggiunto.
- L’ultimo è il metodo dei redditi e prende in considerazione i fattori di produzione utilizzati per arrivare al bene finale, ovvero il lavoro e il capitale finanziario, che vanno remumerati con stipendi e profitti. Ad essi andranno poi aggiunti le tasse sulla produzione e l‘Imposta sul Valore Aggiunto, al netto dei contributi alla produzione. A questi, infine, verrà sommato il contributo dell’economia sommersa e dei redditi che essa è in grado di generare.
Quando il PIL dimostra tassi in aumento se confrontati con gli anni precedenti si può parlare, in generale, di crescita economica. Il livello di benessere di un Paese, e la “reale” crescita non possono tuttavia essere riferiti solo al PIL, sarebbe infatti una soluzione semplicistica che non darebbe il giusto peso ad altre variabili altrettanto importanti.
Il PIL, in effetti, non tiene conto della distribuzione del reddito: Il PIL non indica come la ricchezza è distribuita tra la popolazione. Un Paese potrebbe avere un alto PIL, ma se la maggior parte della ricchezza è concentrata in poche mani, la crescita economica potrebbe non tradursi in un miglioramento significativo per la maggior parte della popolazione. Questo strumento come anticipato non è nemmeno un indicatore troppo affidabile della qualità della vita delle persone: non tiene conto di fattori importanti come l’istruzione, la salute, l’accesso ai servizi pubblici, l’ambiente eccetera. Una crescita economica potrebbe portare a un aumento del PIL, ma se non si traduce in una migliore qualità della vita per i cittadini, potrebbe non essere considerata una crescita sostenibile.