Il crollo in rapida sequenza della Silicon Valley Bank e della Signature Bank avvenuto lo scorso mese di marzo, ha rischiato di trascinare il sistema bancario americano verso il baratro. Solo l’intervento prodigioso dei più grandi istituti di credito statunitensi ha evitato una sorta di effetto domino che avrebbe potuto mettere in ginocchio l’economia americana.
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Il salvataggio delle due banche è arrivato dopo che la fiducia nei piccoli istituti di credito era crollata al minimo. Un gruppo di 11 istituti di credito ha depositato 30 miliardi di dollari per salvaguardare i correntisti e tenere alta la fiducia nel sistema bancario. Bank of America, Citigroup, J.P. Morgan Chase e Wells Fargo hanno depositato 5 miliardi di dollari ciascuno. Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno invece contribuito con 2,5 miliardi di dollari ciascuno. Altri 5 miliardi di dollari sono arrivati da altre cinque banche.
La corsa per salvare First Republic Bank
Gli istituti di credito, in una dichiarazione congiunta, hanno che l’azione aveva lo scopo di mostrare il loro impegno nei confronti di istituti di credito come la First Republic Bank. Le banche regionali, di medie e piccole dimensioni rappresentano un vero e proprio pilastro per la salute e il funzionamento dell’intero sistema finanziario americano. L’atto di solidarietà tra banche venne molto apprezzato dal segretario al Tesoro, Janet Yellen e dal presidente del consiglio della Federal Reserve, Jerome Powell.
Un atto di solidarietà che ha evidenziato ancora una volta la resilienza del sistema bancario statunitense anche nei momenti di difficoltà. La First Republic Bank è stata costretta a ricorrere al salvataggio di altre banche dopo la fuga dei clienti in seguito al calo di fiducia. I clienti della banca hanno prelevato i loro soldi per trasferirli presso banche molto più solide, dopo le notizie che si erano diffuse a proposito di un imminente default.
A nulla è valsa la dichiarazione dell’istituto di credito che aveva annunciato nuovi finanziamenti per 70 miliardi di dollari da parte della Federal Reserve e di Jp Morgan. Queste rassicurazioni non hanno evitato la corsa ai prelievi da parte dei correntisti.
La banca aveva ribadito di avere un bilancio solido nel vano tentativo di rassicurare i depositanti, ma la psicosi collettiva causata dal fallimento della Silicon Valley Bank ha generato un’ondata di panico che ha indotto i correntisti a prelevare in fretta e furia i loro risparmi.
Il colpo di grazia inferto dalle agenzie di rating
First Republic Bank aveva molti depositi non garantiti. Come SVB, First Republic è stata fondata in California e ha come target di clienti persone e aziende facoltose. Qualche giorno prima, Fitch Ratings e S&P Global Ratings avevano entrambe declassato il rating del credito di First Republic.
Fitch aveva ritenuto che “l’attenzione della banca su clienti facoltosi e su finanziariamente sofisticati aveva portato a “un’alta percentuale di depositi non assicurati”.L’agenzia aveva messo altra benzina sul fuoco ritenendo molto probabile la fuga dei correntisti qualora l’istituto di credito si fosse trovato ancora sotto maggiore pressione.
Secondo l’analisi di S&P Global Market Intelligence, alla fine dello scorso anno, il 67,7% dei depositi nazionali di First Republic non era assicurato dalla FDIC.
Il fallimento della Silicon Valley Bank e della Signature Bank, ebbero l’effetto di fare crescere l’ansia per la salute e la sicurezza del sistema bancario.
Le azioni delle piccole banche regionali statunitensi subirono un duro contraccolpo sui mercati finanziari, poiché gli investitori temevano che anche altri istituti di credito potessero crollare, anche se nulla lasciava presagire una crisi a livello di sistema.
Il piano di alvataggio
Il primo maggio 2023 è arrivata la sospirata notizia dell’acquisizione da parte di Jp Morgan Chase & Co, della maggior parte degli asset di First Republic Bank. A darne notizia è stato un comunicato ufficiale dell’Authority di regolamentazione Usa. Jp Morgan si è assunta l’impegno di accollarsi i 103,9 miliardi di dollari di depositi di First Republic, acquisendo altresì la maggior parte dei suoi 229,1 miliardi di dollari di attività.
Secondo il Wall Street Journal, il fallimento di First Republic Bank è stato il secondo nella storia statunitense. Una debacle che ha seguito a stretto giro il crac di diversi istituti bancari del calibro di Silicon Valley Bank e Signature Bank. Nel comunicato emesso dall’Authority di regolamentazione si è appreso che “la Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic) ha preso possesso della First Republic Bank” concludendo un accordo per la vendita della maggior parte degli asset della banca a JPMorgan Chase & Co”.
Il ceo di Jp Morgan, Jamie Dimon al Financial Times ha dichiarato di essere stato invitato dal governo a farsi avanti per realizzare un piano d’acquisto che avrebbe dovuto ridurre i costi per il Fdic, facendo anche leva sulla forza finanziaria del gruppo.
La prima mossa di Jp Morgan: tagliare il numero dipendenti
Dopo il frettoloso salvataggio, JPMorgan Chase ha deciso di ridurre il contingente dei dipendenti, tagliando mille posti di lavoro. Un numero che corrisponde al 15% dei suoi circa 7mila dipendenti. JPMorgan ha comunicato ai dipendenti First Republic che non avrebbero ricevuto, in ogni caso, una proposta di trasferimento presso la società controllante. Un duro colpo per le famiglie dei dipendenti di First Republic che già provenivano da mesi particolarmente complicati.
Alla maggior parte dei dipendenti di First Republic è stato proposto un impiego presso JPMorgan Chase. All’inizio i dipendenti sono stati messi in prova per poi essere assunti a tempo pieno. Per mille di loro c’è stata solo una lettera di licenziamento.