x

x

Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

Mes: perché potrebbe non convenire all’Italia?

Sei Bandiere di vari colori all'Unione Europea

A partire dal 2010 l’Unione Europea ha deciso di dare vita al Mes, il cosiddetto Fondo Salva Stati inizialmente pensato per aiutare la Grecia a risolvere la sua gravissima crisi del debito sovrano e scongiurare così il concreto rischio di default. Pensato come uno strumento teoricamente prezioso per supportare le nazioni dell’UE più in difficoltà, secondo alcuni commentatori potrebbe non essere esattamente la migliore delle soluzioni per il nostro Paese. Proviamo insieme a spiegae il perché.

Cos’è il MES

Il MES è uno strumento prezioso creato dall'UE per aiutare gli Stati in difficoltà economica. Secondo alcuni però potrebbe non essere adatto all'Italia.
Il Partenone di Atene

L’acronimo sta per Meccanismo Europeo di Stabilità. Il MES è da ormai più di un decennio un elemento chiave della strategia dell’Unione Europea volta a garantire la stabilità finanziaria nella zona euro. Il MES offre supporto finanziario ai paesi dell’eurozona che si trovano ad affrontare, o rischiano di affrontare, difficoltà economiche particolarmente gravi.

Il trattato intergovernativo che ha istituito questo strumento è stato firmato dai Paesi membri dell’UE appartenenti alla zona euro (che ne sono gli azionisti) il 2 febbraio del 2012, selezionando il Lussemburgo come sede operativa dell’organizzazione.

Nel concreto, Il MES è capace di emettere strumenti di debito per finanziare prestiti e altre forme di assistenza finanziaria a favore dei Paesi membri ed è idealmente un figlio del Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria, creato nel 2010. Il MES e la Commissione Europea collaborano regolarmente, ciascuno nel rispetto dei propri ruoli e mandati, in base a un protocollo d’intesa firmato nel 2018.

Tra i suoi compiti, il MES:

  • eroga dei prestiti nell’ambito di programmi di aggiustamento macroeconomico;
  • acquista i titoli di debito sui mercati finanziari primari e secondari;
  • garantisce una assistenza finanziaria tramite linee di credito;
  • finanzia la ricapitalizzazione di istituti finanziari mediante prestiti ai Governi degli stati membri.

La riforma del MES

Di recente, il 30 novembre 2020, si è fatta concreta la possibilità di una riforma del MES (ancora non ratificata dal parlamento italiano) con un primo accordo politico in sede di eurogruppo.

Tale riforma prevede tra le altre cose:

  • Un nuovo supporto per il Fondo di risoluzione unico per supportare le banche;
  • Un ruolo più incisivo da parte del MES per quanto riguarda la supervisione e l’elaborazione di programmi di assistenza in un futuro prossimo;
  • Una più puntuale razionalizzazione dell’accesso alle linee di credito precauzionali del MES per evitare l’escalation di eventuali crisi;
  • Il MES avrà una maggior coinvolgimento nella preparazione alle crisi;
  • Il MES vanterà un maggior numero di strumenti per promuovere la sostenibilità del debito degli Stati membri.

La posizione italiana

Ad oggi, siamo l’unico Paese dell’eurozona a non aver ancora ratificato il MES. Per capire il motivo dietro a questa decisione è necessario comprendere le posizioni molto caute dell’attuale Ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti e del commissario all’economia Paolo Gentiloni in occasione del recente Consiglio dei governatori del Mes a Lussemburgo e di una riunione dell’Eurogruppo: tra i timori principali c’è il fatto che il MES non sarebbe controllato direttamente dall’Unione Europea; inoltre, l’Italia (che su queste questioni mantiene per ora un approccio sovranista) vorrebbe sfruttare la sua posizione per avere una leva negoziale per ottenere diversi vantaggi in altre aree. In generale, se l’Italia dovesse ratificare il MES dovrebbe necessariamente sottostare alle sue condizioni di partenza: per esempio, il consiglio direttivo di questa organizzazione potrebbe richiederci una ristrutturazione del debito per consentire un prestito se il nostro stesso debito venisse considerato insostenibile.

Perché il MES potrebbe non convenire all’Italia?

Ci sono anche altre elementi che rendono la scelta del MES piuttosto controversa. Se è pur vero che in uno scenario di grave crisi per alcuni paesi potrebbe essere vantaggioso poiché permetterebbe loro di evitare il tracollo e di riprendersi più rapidamente, c’è pur sempre il rischio che gli investitori, consapevoli di questa eventualità, finiscano per richiedere tassi d’interesse più elevati ai Paesi considerati più vulnerabili, proprio come il nostro. Si tratta sicuramente dello scenario peggiore, ma rispetto al quale è comunque necessario porsi dei quesiti.

La posizione della Banca d’Italia

Il Fondo Salva Stati, anche chiamato MES, può davvero aiutare il nostro Paese in momenti di difficoltà? Proviamo a rispondere a questa domanda.
La bandiera dell’UE

Ad essersi espressa nel merito della questione è stata anche la Banca d’Italia, che con un comunicato ha cercato di rispondere ai dubbi di chi pensa che il MES non sia conveniente per il nostro Paese. L’istituto considera in realtà il MES utile all’Italia così come potrebbe esserlo per qualunque altra nazione.

Per la Banca d’Italia, infatti, il MES aiuta a mitigare i rischi di contagio legati a eventuali crisi in uno dei paesi dell’eurozona, rischi che in passato si sono concretizzati, causando gravi conseguenze anche per la stessa Italia, come avvenuto per l’appunto con la sopracitata crisi greca. La presenza del MES diminuisce la probabilità di un default sovrano, almeno per quei èaesi le cui difficoltà sono temporanee e risolvibili tramite prestiti o linee di credito (per gli altri Paesi invece non cambia nulla).
Con la riforma che permette al MES di agire come meccanismo di backstop del Fondo di risoluzione unico, il MES contribuirebbe tra l’altro anche a contenere i rischi di contagio legati a eventuali crisi bancarie di grande rilevanza sistemica.

Argomenti