Vi è una domanda che attanaglia l’universo Crypto, quali sono le ragioni dietro al fenomeno che vede i Bitcoin non riuscire più a superare i 28.000 dollari di valore?
Approfondimenti
In una congiuntura storica tutt’altro che favorevole, i bitcoin vivono una frenata piuttosto brusca, non riuscendo, come detto, ad andare oltre i 28.000 dollari.
Bitcoin, standby: il blocco a $28.000
Hanno fatto la felicità di non poche persone. Ossia quell’insieme di investitori che, specie in principio, avevano puntato sui bitcoin, la cryptovaluta che in sostanza ha spalancato le porte di un mondo, enorme ma anche rischioso, quello delle monete digitali.
Cosa sta fermando il Bitcoin sotto la soglia dei 28.000 dollari?
Si potrebbero definire nelle maniere più disparate, come ad esempio una valuta digitale per lo più non disciplinata. Emessa e generalmente monitorata dai suoi sviluppatori, adoperata e accolta elettronicamente tra gli aderenti di una determinata cittadinanza virtuale, una rappresentazione digitale priva di stima.
Così si presentano grosso modo le crypto. La condizione attuale dei bitcoin è al centro di una discussione di livello globale. Cosa sta accadendo?
Bitcoin, volatilità ma anche altro
Le ragioni andrebbero ricercate nella lampante difficoltà che stanno riscontrando i bitcoin nella loro nuova ascesa, frenati bruscamente da un impedimento che non riescono a oltrepassare, quello dei 28mila dollari di valore.
La volatilità ha rappresentato sin da subito il tallone di Achille dei bitcoin, saliti leggermente oltre i 28.000 dollari in seguito a un accordo su una strategia per accrescere il margine del debito degli Stati Uniti, ma poi tornati a scendere e non di poco.
Discontinuità, pertanto, basti considerare come la crypto delle crypto sia stata scambiata a $ 28.400 al principio dello scorso giugno, in confronto ai circa $ 25.900 della settimana precedente. I prezzi, ciò nonostante, si erano posti ancora in discesa di circa il 5% per maggio in quello che avrebbe rappresentato il primo dell’anno.
Bitcoin, futuro di moderata debolezza?
Per diversi addetti ai lavori si è di fronte a una specie di resistenza piuttosto delicata per il costo di Bitcoin, che vede un funzionamento simile a una fonte di liquidità per quanti abbiano voluto saldare le proprie posizioni o inaugurare posizioni short.
Situazione non simile per tutti. Come annotato dall’investitore e attivista Bitcoin Jogi, le commissioni alquanto alte quasi certamente stanno rendendo la rete inadoperabile per i piccoli investitori, un ridimensionamento di livello 2, poiché l’apertura e la chiusura dei canali di versamento esigono transazioni on-chain.
Le indicazioni sui futures e sulle opzioni di Bitcoin rivelano una controllata debolezza. Alcuni predicano attenzione: potrebbe presentarsi un’accelerata dei costi di BTC, se gli investitori andranno a valutare maggiori opportunità di un default del debito dell’esecutivo degli Stati Uniti.
Bitcoin, sì o no?
Su bitcoin e criptovalute non si contano gli Stati al mondo che hanno stabilito di concedere spazio all’innovazione del fintech in maniera regolamentata, basti pensare proprio all’Italia. Esempio importante anche quello dell’Ucraina, che nei giorni dello scoppio della guerra aveva addirittura approvato un quadro legislativo per l’industria delle monete virtuali. Una decisione connesse alle innumerevoli donazioni in criptovalute elargite in seguito all’invasione della Russia.
In altri Stati, viceversa, è in vigore il bando assoluto, come in Cina, Algeria, Marocco, Egitto, Arabia Saudita, Libia, Turchia, Indonesia. Il primo Paese a rendere i bitcoin una valuta legale è stato El Salvador, in Centro America.
Nel nostro Paese, lo scorso anno, l’allora ministero dell’Economia firmava il decreto che norma le attività degli operatori di criptovalute. Nella fattispecie il provvedimento pone a regolamentazione la registrazione obbligatoria dei player in criptovalute nell’albo predisposto ad hoc che dovrà essere amministrato dall’Organismo degli agenti e mediatori (Oam). È rimasto fuori dal perimetro della disposizione la mera attività di emissione in proprio delle valute virtuali se non associata dall’operato a titolo professionale.
La registrazione all’albo si pone pertanto come prerequisito fondamentale per l’esercizio legale dell’attività. Stesso discorso vale per diversi altri Stati del mondo, tra cui quelli facenti parte dell’Ue, il Regno Unito, il Canada, gli Stati Uniti, il Messico, il Cile, il Giappone, la Corea del Sud e molti altri ancora
Per quanto riguarda nello specifico il continente europeo, il progetto dell’euro digitale dovrebbe essere messo a punto proprio quest’anno, stando almeno a quanto affermato qualche tempo fa dalla presidente della Bce, Christine Lagarde.
La Banca centrale europea sta facendo la sua parte per preparare l’Europa al nuovo scenario tracciato dal digitale, in particolare attraverso il progetto dell’euro digitale. Attualmente stiamo studiando le questioni chiave sollevate dalla sua progettazione e distribuzione. Lo studio si concluderà nel 2023.