La pensione di vecchiaia è la prestazione pensionistica che viene erogata ai contribuenti che hanno raggiunto una certa età anagrafica e che hanno versato almeno 20 anni di contributi. Può essere erogata sia dall’assicurazione generale obbligatoria che dalla gestione separata Inps. Con l’entrata in vigore della Legge Fornero, i cui effetti si produssero a partire dal 1° gennaio 2012, i requisiti per accedere a questa prestazione pensionistica sono stati inaspriti elevando a 66 anni l’età anagrafica per gli uomini (dipendenti ed autonomi) e a 62 anni per le lavoratrici del pubblico impiego (63 anni e 6 mesi per le autonome e le parasubordinate).
Approfondimenti
Negli ultimi anni, con particolare riferimento alle lavoratrici, i requisiti anagrafici per l’accesso alla pensione di vecchiaia sono stati innalzati per equiparare i requisiti tra uomini e donne dal 1° gennaio 2018. Nel 2018 la parificazione, infatti, è stata completata con un ulteriore scatto di un anno per le dipendenti del settore privato e di sei mesi le autonome e le parasubordinate. Negli anni successivi, anche per via dell’innalzamento della soglia di aspettativa di vita, i requisiti sono stati ulteriormente ritoccati in avanti. L’ultima legge che disciplina questa materia è stato il DL 4/2019 (decreto sulla quota 100) che sostanzialmente ha mantenuto inalterati i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia.
La Pensione di Vecchiaia nel sistema Retributivo o Misto
L’attuale normativa prevede, per tutti i lavoratori (sia uomini che donne) che hanno lavorato sia nel settore privato che pubblico, la possibilità di accedere alla pensione dei vecchiaia se hanno versato dei contributi prima del 31 dicembre 1995, quando era ancora in vigore il sistema retributivo o misto, al compimento del 67.mo anno di età a partire dal 1° gennaio 2019.
Le soglie anagrafiche, a partire dal 1° gennaio 2013, sono state progressivamente innalzate in base all’aspettativa di vita. L’ultimo adeguamento scattato il 1° gennaio 2019 è stato di cinque mesi, mentre i successivi adeguamenti previsti per il 2021 e il 2023 sono stati nulli poiché non è stato registrato un innalzamento dell’aspettativa di vita. Per questa ragione, i requisiti anagrafici rimarranno inalterati almeno fino al 31 dicembre 2024.
Per quanto concerne l’ultimo adeguamento avvenuto nel 2019, la legge di bilancio 2018 ha disposto la dispensa per tutti i lavoratori dipendenti che abbiano versato almeno 30 anni di contributi e che negli ultimi 10 anni di lavoro (per almeno 7 anni), abbiano svolto una mansione gravosa o usurante rientrante tra quelle elencate nel Decreto del Ministero del Lavoro 5 febbraio 2018. La dispensa viene applicata a questa tipologia di lavoratori a patto che non risultino titolari dell’Ape Sociale al momento del pensionamento. In virtù delle normative vigenti, per gli anni 2023-24 per tutti i lavoratori l’accesso alla pensione di vecchiaia è possibile solo al compimento del 67.mo anno di età con 20 anni di contributi versati, mentre per chi ha svolto lavori usuranti il requisito si abbassa a 66 anni e 7 mesi.
La Deroga Amato
In deroga alla disciplina attuale, viene concessa la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia ad alcune categorie di lavoratori con 15 anni di contributi versati come ha avuto modo di chiarire la
Circolare Inps 16/2013, a patto però che venga maturato il requisito anagrafico secondo quanto disposto dalla Legge Fornero.
La Pensione di Vecchiaia nel sistema Contributivo
Per tutti i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi solo dopo il 1° gennaio 1996, vi è la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia rispettando i medesimi requisiti anagrafici e contributivi previsti per i lavoratori nel sistema retributivo o misto, ma con alcune eccezioni. Anche per questi contribuenti si applica il requisito contributivo di 20 anni e il requisito anagrafico, ma l’importo della pensione dovrà essere superiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.
Se questo requisito non viene rispettato, allora l’accesso alla pensione di vecchiaia sarà possibile solo al compimento del settantesimo anno di età con almeno 5 anni di contributi effettivi versati (siano essi scaturenti da obblighi, da contributi versati volontariamente o da riscatto).
Anche il requisito anagrafico dei 70 anni subirà delle modifiche nel corso del tempo con l’innalzamento dell’aspettativa di vita. Infatti dal 2019 il requisito anagrafico si è innalzato a 71 anni. Si stima che fino al 2026 il requisito anagrafico dei 71 anni verrà confermato, mentre nel 2027 salirà a 71 anni e 2 mesi per poi arrivare a 73 anni nel 2045. Si tratta solo di stime provvisorie che potrebbero variare in base al dato Istat sull’aspettativa di vita.