Il cuneo fiscale sulle pensioni è stato modificato nell’ultima Legge di Bilancio, portando buone notizie per chi ha la pensione di vecchiaia. Il cuneo fiscale è la somma delle imposte che si pagano su stipendi e pensioni per avere diritto ai contributi. Se nei dipendenti la sua riduzione comporterà solo un piccolo importo in più in busta paga e un costo più leggero per i datori di lavoro, per i pensionati la normativa andrà in aiuto per affrontare l’inflazione con qualcosa in più sulla pensione. Vediamo come funziona e come cambiano le aliquote.
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Cosa cambia per i pensionati con le nuove aliquote Irpef
Stando a quanto riportato in un articolo de Il Gazzettino, il cambiamento delle aliquote Irpef e la conseguente riduzione del cuneo fiscale per i pensionati si trasformerà in circa 260 euro netti in più all’anno per chi ha un reddito medio: viste anche le detrazioni in sede di dichiarazione dei redditi, la fascia che avrà maggiori benefici è quella con reddito basso, dato anche che c’è una no tax area da 8.500 euro all’anno valida per pensionati e dipendenti.
A conferma di questi cambiamenti, sono arrivate anche stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze, secondo le quali ci sarà un taglio del cuneo fiscale del 6% per i redditi mensili inferiori a 2.692 euro e fino al 7% per i redditi mensili inferiori a 1.923 euro. La decontribuzione – cioè quanto effettivamente risparmiato dopo il taglio – è indicata direttamente nel cedolino della pensione, così ognuno può capire quanto ha risparmiato nel suo caso e di conseguenza quanto ha in più sulla pensione.
Cuneo fiscale pensioni, come si calcola
Come si calcola la riduzione del cuneo fiscale pensioni? Ogni situazione va valutata caso per caso, ma ci sono alcune linee di massima da seguire per farsi un’idea. Facciamo degli esempi pratici:
- Chi ha una soglia inferiore agli 8.500 euro all’anno appartiene alla no tax area;
- Chi ha una soglia annuale tra 8.500 e 15 mila euro come pensionato o come autonomo c’è l’aliquota del 23%. Per chi ha la pensione c’è da aggiungere la rivalutazione della pensione in base all’inflazione, mentre per i dipendenti si aggiunge alla percentuale del 23% quella del 7%;
- Chi ha un reddito annuale fino a 25 mila euro mantiene l’aliquota al 23%, ma vede ridursi il beneficio del taglio del cuneo fiscale perché prima era del 25%;
- Chi ha un reddito all’anno a 40 mila euro non ha il taglio del cuneo fiscale, ma può contare sulle detrazioni dell’Irpef fino a 260 euro. Il recupero dell’inflazione sulle pensioni di questo importo non sarà completo, ma solo in parte;
- Con un reddito annuale di 50 mila euro il beneficio fiscale di 260 euro c’è, ma non si vede per via della detrazione al 19%.
- Infine, chi ha un reddito all’anno di 65 mila euro ha diritto al beneficio fiscale di 260 euro, ma solo tra aliquote e detrazioni e non solo come detrazione.
Lo sconto del cuneo fiscale sulle pensioni non si applica a tredicesime, quattordicesime e mensilità aggiuntive. L’importo del taglio potrebbe essere variabile dai 48 ai 100 euro mensili in base alla situazione economica personale. Per eseguire un calcolo corretto è consigliabile di rivolgersi a un CAF di fiducia o a un commercialista abilitato, per i calcoli basati su un importo mensile.
Le agevolazioni previste
Il taglio del cuneo fiscale costerà allo Stato 3,4 miliardi di euro a cui si aggiungono i 4,5 miliardi di euro nel 2024 per tagliare la pressione fiscale. I pensionati non hanno diritto a particolari agevolazioni, mentre i dipendenti avranno diritto a tutti i benefici relativi ai figli a carico con una soglia massima di 3.000 euro. Non ci sono informazioni al momento su eventuali proroghe di Quota 41 o per Opzione Donna.
Ridurre il peso fiscale sulle pensioni è un aiuto che può aumentare il potere d’acquisto delle famiglie e soprattutto di chi vive con la pensione minima. Purtroppo per chi ha una pensione oltre la media lo sgravio è quasi impercettibile per via del complesso sistema di detrazioni e di aliquote previste. In ogni caso, l’iniziativa governativa è un aiuto per tutti, anche per dipendenti e autonomi.
I primi sono quelli che ottengono le agevolazioni maggiori, mentre per gli autonomi sono comunque previste delle aliquote di base. I datori di lavoro che pagano molto contributi possono tirare un sospiro di sollievo, perché il taglio potrà consentire di affrontare meglio gli aumenti legati all’energia e all’inflazione. Gran parte della popolazione italiana è anziana e un piccolo aumento sulla pensione può trasformarsi nell’opportunità di comprare qualcosa in più sulla spesa, con un effetto diretto anche sui consumi accanto alle iniziative come il Trimestre Antinflazione.