Chi ha in gestione un patrimonio sa perfettamente come un aspetto cruciale sia rappresentato dalla comprensione delle imposte che gravano sui guadagni derivanti dal risparmio. Le tasse sul risparmio sono un tema complesso e particolarmente delicato, ma al contempo fondamentale per ottimizzare la gestione delle proprie finanze. Conoscere le leggi fiscali attualmente in vigore in Italia, le aliquote applicabili e le possibili strategie di pianificazione fiscale può fare una grande differenza nel rendimento netto del proprio investimento. Vediamo dunque insieme qual è l’attuale situazione in cui si trovano i contribuenti italiani (e come è necessario muoversi).
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Un Paese molto tassato
Gli italiani sono dei gran risparmiatori, tra i migliori in assoluto dell’Unione Europea. La pratica di mettere da parte dei soldi per il proprio futuro e per affrontare spese impreviste è adottata dal 76,6% della popolazione. Le percentuali variano leggermente nelle diverse aree del Paese: risparmia il 77,3% dei residenti nel Nord-Ovest e nel Nord-Est, il 77,2% al Centro, e il 75,7% nel Sud e nelle Isole. Ad ogni modo, l’entità del risparmio accumulato è variabile: il 39,3% degli italiani mette da parte al massimo il 5% del proprio reddito annuo, il 33,2% risparmia tra il 6% e il 15%, il 17,2% tra il 15% e il 20%, mentre il 10,3% supera il 20%. Questi dati emergono dal più recente rapporto “Perché gli italiani investono come investono“, realizzato dal Censis in collaborazione con Assogestioni, presentato al Salone del Risparmio di Milano.
I risparmi degli italiani, purtroppo, sono minacciati da una delle tassazioni più alte nel Vecchio Continente. Come sottolineato da Antonio Patuelli, il presidente dell’Abi, al Sole 24 ore:
“Il risparmio investito in azioni di società subisce una tassazione di ben oltre la metà del reddito lordo prodotto, assommandosi la “cedolare secca” del 26% sul reddito netto, già gravato dall’Ires del 24% e dalle addizionali regionali e comunali, dal 4,5% circa dell’Irap, dall’Imu e dall’imposta di bollo”
In Italia, in sintesi, la ricchezza accumulata è fortemente penalizzata. Per risolvere il problema, Patuelli si augura si possa diminuire la tassazione sugli investimenti legati al risparmio a lungo termine, soprattutto per quelli destinati a sostenere l’economia reale, accompagnata in parallelo anche da un aumento dell’imposizione fiscale sugli investimenti di natura speculativa. Il Governo, tuttavia, sembra ancora latitare in questo senso: l’Esecutivo non ha infatti ancora adottato misure specifiche per modificare il regime fiscale relativo al risparmio nell’ambito della delega fiscale.
Le tasse sul risparmio in Italia
Vediamo a questo punto quali sono le principali imposte sul risparmio nel nostro Paese.
Imposta sui redditi da capitale
Anche chiamata imposta sostitutiva, si applica ai redditi derivanti da investimenti finanziari, come gli interessi sui conti bancari, i dividendi e i guadagni da capitale (plusvalenze). L’aliquota è generalmente fissata al 26% per la maggior parte degli strumenti, ma ci possono anche essere delle eccezioni.
Imposta sulle plusvalenze
La plusvalenza è la differenza positiva tra il prezzo di vendita di un bene (come azioni, obbligazioni, fondi) e il prezzo di acquisto. Le plusvalenze sono tassate al 26%, ma solo se realizzate. Ad esempio, se si vende un’azione con un guadagno rispetto al suo prezzo d’acquisto, questa differenza sarà soggetta all’imposta sulle plusvalenze.
Imposta sui dividendi
I dividendi distribuiti dalle società agli azionisti sono anch’essi soggetti a tassazione. L’imposta sui dividendi è pari al 26%, anche se alcuni dividendi di società italiane possono essere esenti o tassati a un’aliquota inferiore se vengono detenuti a lungo.Tassa sui redditi da fondi comuni di investimento
I fondi comuni di investimento sono anch’essi soggetti a imposte sui guadagni realizzati. L’imposta sostitutiva sui redditi derivanti dai fondi comuni è anch’essa pari al 26%, ed è applicata sui guadagni distribuiti e non distribuiti.
Tassa sugli interessi bancari
Gli interessi maturati su depositi bancari e conti correnti sono tassati anch’essi al 26%. Tuttavia, in alcuni casi particolari, come nel caso di alcuni conti deposito, è possibile che vengano applicate aliquote più favorevoli.
Strategie di gestione del capitale
Una volta chiarito che rispetto ai risparmi a nostra disposizione la tassazione è piuttosto alta a livello nazionale possiamo iniziare a delinare alcune delle strategie più efficaci per la gestione del proprio capitale.
Vale la pena sottolineare che è innanzitutto fondamentale diversificare fiscalmente gli investimenti scegliendo strumenti vantaggiosi, come ad esempio i Piani Individuali di Risparmio (PIR), esenti da tasse dopo 5 anni, o i fondi pensione, che offrono deduzioni fiscali e tassazione agevolata al momento del riscatto. La gestione strategica delle plusvalenze, con la pianificazione delle vendite in anni fiscali favorevoli, riduce l’impatto fiscale. Inoltre, preferire fondi con politiche di accumulo o azioni a basso dividendo minimizza le imposte sui dividendi.