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Primarie in Iowa: Donald Trump a valanga!

Primarie in Iowa: trionfa Donald Trump

Come da tradizione, le primarie in Iowa hanno dato il via alla lunga maratona verso le presidenziali statunitensi. Il fronte che interessa, quest’anno, è naturalmente quello repubblicano, il quale ha aperto le danze. Sulla sponda democratica infatti la ricandidatura di Joe Biden a presidente è pressoché scontata e l’iter delle primarie pare più che altro una doverosa pantomima, messa in scena per onorare la democrazia. Nè Dean Phillips, né Marianne Williamson, né gli altri candidati minori sembrano in grado di mettere in difficoltà il presidente uscente. Per quanto riguarda il partito conservatore, invece, era lecito attendersi una gara più aperta ma, stando a quanto ci hanno mostrato le primarie in Iowa, questa previsione potrebbe essere clamorosamente sbagliata.

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Nel gelo dell’Iowa, colpisce la valanga Trump

Per via della tempesta polare che sta spazzando il midwest, la giornata di lunedì, nella quale i residenti in Iowa sono stati chiamati al voto, non era esattamente incoraggiante per recarsi alle urne. La temperatura toccava infatti i 20 gradi sotto lo zero. Ciononostante, il caucus è stato fruttuoso e ha incoronato un chiaro vincitore: l’ex presidente, Donald Trump. In barba alle sue vicende giudiziarie, il miliardario ha spazzato via la concorrenza con lo stesso vigore del blizzard ghiacciato che sferzava lo Stato e ha dominato le primarie in Iowa. Si è aggiudicato il 51% delle preferenze. I suoi sfidanti non hanno potuto fare altro che spartirsi le briciole.

Ron DeSantis, governatore della Florida e molto vicino alle posizioni trumpiane, ha raccolto il 21,2%. Nikki Haley, ex governatrice del South Carolina nonché ex ambasciatrice USA all’ONU, figura che rappresenta una politica più morbida e istituzionale rispetto a quella degli sfidanti, è arrivata appena sopra il 19%. Vivek Ramaswamy, imprenditore dal portafoglio pesante e outsider in questa gara, non ha raggiunto l’8% e si è ritirato. Il suo endorsement è andato a The Donald.

I sondaggi avevano già messo in chiaro come Trump avesse un ampio vantaggio. È ovviamente lui l’uomo forte della destra, in questo momento. Non a caso, Haley e DeSantis non fanno altro che beccarsi tra loro, rinunciando a porsi in aperta competizione con l’ex presidente, ben consci del fatto che un simile comportamento farebbe loro perdere voti, piuttosto che guadagnarli. Le primarie sono obbligatorie nello scenario politico americano e vanno perciò portate avanti anche quando se ne potrebbe fare tranquillamente a meno. Salvo clamorose sorprese – abbastanza improbabili – la sfida del 5 novembre sarà la stessa di 4 anni fa. All’angolo rosso siederà Trump e a quello blu Biden.

Primarie in Iowa: spille per chi vota
Le primarie in Iowa hanno aperto la tornata elettorale preliminare alle presidenziali USA 2024. Quest’anno, però, le primarie potrebbero rivelarsi inutili su entrambi i fronti.

Primarie in Iowa: come funziona il caucus?

Abbiamo parlato di caucus. Che cosa significa? Questa parola, la cui etimologia nativa americana significa riunirsi e fare rumore, è parte del lessico colorito delle presidenziali statunitensi, le elezioni più seguite al mondo. Le primarie in Iowa, e in una manciata di altri stati USA, non si tengono secondo le modalità che conosciamo anche in Italia. Durante questo processo, infatti, non ci si reca all’urna per votare e poi si rientra a casa. Si partecipa a un lungo dibattito, nel quale vengono descritti tutti i candidati del partito che ha organizzato la tornata, e poi ci si raggruppa.

Ogni gruppo si caratterizza perché racchiude al suo interno tutti coloro i quali intendono dare la propria preferenza a un determinato candidato. Al termine dell’iniziativa, i coordinatori di area contano quanti partecipanti si sono collocati in ciascun raggruppamento. La propria scelta è dunque pubblica e trasparente. In Iowa, Idaho e Wyoming, ambedue i partiti americani terranno un caucus. In Nevada, Missouri, North Dakota, Alaska, Utah e Hawaii lo faranno soltanto i repubblicani.

Una partita lunga, ma non così aperta

Gli stati federali americani sono 50. In ognuno di essi sarà tenuto un round di primarie. In aggiunta a ciò, hanno diritto di voto anche i residenti nei territori statunitensi che non fanno parte della federazione (come ad esempio Porto Rico e Samoa, per citare le più note aree distaccate sotto giurisdizione statunitense). È dunque chiaro come questa partita non sia che all’inizio. Alla luce dei risultati delle primarie in Iowa, però, appare cristallino che Trump farà la parte della lepre. Gli elettori repubblicani nello Stato sono 750mila. Alla tornata hanno partecipato in 110mila. Non deve stupire: le condizioni climatiche erano pessime e l’astensionismo alle primarie è tradizionalmente piuttosto elevato, anche in giornate serene.

Ciononostante, l’ex presidente ha stracciato gli avversari, mettendo a verbale uno scarto di 30 punti percentuali su DeSantis. Mai in Iowa qualcuno aveva distaccato uno sfidante di più di 13 punti. Gli elettori repubblicani più motivati hanno affermato chiaramente chi sia il loro candidato. DeSantis e Haley devono recriminare i loro errori.

Il governatore della Florida aveva investito molto tempo e denaro su questa tornata, desideroso di scalzare Nikki Haley e imporsi come alternativa al favorito. È riuscito ad arrivare secondo, ma lo ha fatto con uno scarto bassissimo sulla tenace avversaria, la quale si è spesa molto in New Hampshire, dove si voterà tra pochi giorni e le sue idee politiche potrebbero attecchire più facilmente su un elettorato meno conservatore.

Tra i due principali sfidanti, è lei a dover rimpiangere maggiormente il risultato di queste primarie in Iowa, perché se fosse arrivata seconda avrebbe potuto mettere DeSantis alle corde, sconfiggendolo in entrambi i due primi Stati e spingendolo così verso un ritiro anticipato. Questi due si stanno annullando a vicenda e farebbero bene a unirsi in un’unica campagna, per tentare di impensierire Trump. Stando così le cose, lo scaltro immobiliarista ha soltanto da guadagnarci.

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