Azioni proprie in bilancio: cosa sono e come funzionano? Si possono mettere in bilancio e quando è il caso di non farlo per evitare imprevisti? Tutto quello che c’è da sapere sulle operazioni di Buyback e sul perché queste operazioni sono regolamentate con normative molto stringenti. Come funziona e cosa fare in questa guida pratica.
Approfondimenti
Azioni proprie in bilancio, cosa sono
Come spiega uno studio dell’Università di Bari, le azioni proprie in bilancio possono capitare. Dato che in un’azienda c’è un Consiglio di Amministrazione, ci si può trovare in situazioni dove:
- Liquidare un socio, quindi acquistare le sue quote per evitare che si inserisca qualcun altro;
- Sostenere i titoli azionari in caso di perdite sui mercati, per mantenerne il valore;
- Creare un pacchetto di azioni per trovare nuovi investitori, oppure per cederlo a un istituto di credito in cambio di ulteriore liquidità;
- Investire della liquidità in più: perché non investire in un progetto che funziona?
Queste operazione si chiama anche di Buyback, perché è la stessa azienda che emette le azioni che poi le ricompra. Di per sé l’operazione non è sbagliata, ma non è nemmeno bellissima a livello comunicativo. Infatti, molte società hanno usato questo sistema per mostrare debiti inferiori rispetto a quelli reali, oppure per dimostrare maggiore affidabilità rispetto a quella effettiva. Per questi motivi, ci sono una serie di normative italiane ed europee per evitare truffe e speculazioni finanziarie nel mercato azionario.
Come funzionano
Una delle strategie utilizzate per garantire in controlli è proprio l’indicazione delle azioni proprie in bilancio. Infatti, dietro a queste operazioni c’è la Direttiva 2013/34/UE. Cosa dice questa legge? Spiega che le aziende europee devono avere i bilanci chiari, anche nelle operazioni di investimento in azioni. Le direttive europee non bastano senza la procedura di recepimento della normativa, cioè se non c’è una legge italiana che prende la normativa europea generale e la applica al caso italiano. Questo recepimento arriva con il decreto legislativo n. 139 del 18 agosto 2015.
Oltre a questa prima normativa, l’Italia ha una seconda legge specifica per le azioni proprie in bilancio, cioè l’articolo 2357-ter. L’articolo recita: “Gli amministratori non possono disporre delle azioni acquistate a norma dei due articoli precedenti se non previa autorizzazione dell’assemblea, la quale deve stabilire le relative modalità. A tal fine possono essere previste, nei limiti stabiliti dal primo e secondo comma dell’articolo 2357, operazioni successive di acquisto ed alienazione”. Tradotto: tutta l’assemblea dei soci deve sapere che ci sono delle azioni proprie in azienda, a chi appartengono e deve essere l’assemblea a scegliere come usarle.
L’articolo 2424 del Codice Civile tiene il punto, indicando che le azioni di questo tipo vanno inseriti nella sezione ATTIVO, III, n. 4 come strumenti finanziari derivati attivi e nella sezione PASSIVO, lettera A) riporta al rigo VI Altre riserve distintamente indicate e poi al rigo X come Riserva negativa per azioni proprie in portafoglio. Infatti, secondo il legislatore europeo e quello italiano le azioni proprie sono da considerare una perdita a tutti gli effetti e un modo per correre ai ripari in caso di emergenza.
L’impatto delle azione proprie sui propri piani di investimento
Stando così i fatti sui mercati e a livello legale, cosa conviene fare? Prima di tutto, se si sta cercando di mandare via un socio, sarebbe più utile rimettere subito le sue azioni sul mercato piuttosto che acquistarle in proprio. Così si potrebbe trovare un investitore migliore e la società otterrebbe maggiore liquidità per i suoi investimenti. La creazione di un pacchetto di azioni sembra essere la scelta migliore, ma è bene concludere l’affare prima che si rediga un bilancio perché, come abbiamo visto, le azioni proprie in bilancio corrispondono a una perdita.
Se si ottiene della liquidità aggiuntiva dall’azienda, allora si dovrebbe investire direttamente e non attraverso azioni. Infatti, se c’è una maggiore liquidità si può pensare a quali sono i macchinari da cambiare, cosa può servire all’attività o come migliorare la produttività con interventi mirati. Questo darà l’idea di un’azienda che sta crescendo e che si sta migliorando. Se serve sostenere i titoli azionari, si può pensare a una vendita per contratto per differenza. Cosa vuol dire? Si può scegliere di vendere le azioni a un prezzo più alto con il contratto. Così, quando le azioni si abbassano, l’investitore volatile dovrà comunque pagare la cifra più alta alla scadenza, cioè quella indicata sul contratto.
Per effettuare questa operazione, però, è necessario sapere in anticipo che sta arrivando la burrasca. Per questo è importante avere a disposizione dell’azienda un consulente che sia in grado di valutare queste dinamiche e di rendere poi conto al CdA in caso di riduzione potenziale del valore delle azioni. Non sempre è possibile evitare l’acquisto delle azioni proprie: se è proprio necessario, assicurati che le azioni non siano continuativamente in bilancio e trova la possibilità per venderle.