
Molte aziende italiane, principalmente per necessità di ridurre i tempi, decidono di effettuare acquisti online delle attrezzature di cui hanno bisogno, comprando prodotti venduti da un cliente che spesso risiede all’estero. Per motivi legati alla contabilità e fiscali tali aziende dovranno poi registrare una fattura estera con l’Iva italiana, in questo articolo spiegheremo in che modo si può effettuare questa operazione.
Approfondimenti
Proviamo ad immaginare uno scenario piuttosto comune, quello in cui un’azienda in Italia decida di comprare un servizio di consulenza informatica da un’altra azienda che ha sede in Germania, o che importi dei macchinari da un fornitore statunitense. In questi casi la registrazione della fattura seguirà un processo diverso rispetto a quanto accade con prodotti di provenienza italiana, dove viene applicata l’Imposta sul valore aggiunto. Ecco, nel dettaglio, le norme che è necessario conoscere e tutti i passaggi da seguire per evitare di commettere eventuali errori.
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Cosa dice la normativa

Partiamo innanzitutto dalle informazioni indicate nel nostro quadro normativo riferito all’IVA e che sono incluse nel D.P.R. n. 633/1972. Due articoli in particolare, il 17 e il 46, fanno riferimento al cosiddetto reverse charge (o inversione contabile), cioè quello scenario in cui l’acquirente è un soggetto passivo italiano mentre il fornitore non risiede in Italia.
Queste operazioni vanno dichiarate all’interno del modello Intrastat. I soggetti passivi Iva, per quanto riguarda le operazioni intracomunitarie, devono presentare:
- prestazioni di servizi (articolo 7-ter del Dpr n. 633/1972);
- un elenco riepilogativo delle operazioni effettuate nei confronti di soggetti passivi situati in un altro Stato membro dell’Unione Europea, comprendente cessioni intracomunitarie di beni; prestazioni di servizi, escluse quelle soggette a specifiche deroghe in materia di territorialità (articoli 7-quater e 7-quinquies del Dpr n. 633/1972)
- un elenco riepilogativo delle operazioni ricevute da soggetti passivi stabiliti in un altro Stato membro dell’Unione Europea, che includa acquisti intracomunitari di beni e prestazioni di servizi (articolo 7-ter del Dpr n. 633/1972).
Tali elenchi riepilogativi devono essere inviati all’Agenzia delle Dogane in formato telematico entro il 25° giorno del mese successivo al periodo di riferimento.
I soggetti che dispongono dell’abilitazione ai servizi telematici Entratel o Fisconline dell’Agenzia delle Entrate possono utilizzare questi canali per trasmettere gli elenchi Intrastat.
L’invio potrà essere effettuato direttamente dai contribuenti oppure tramite intermediari autorizzati. È importante ricordare che a seconda della provenienza e del tipo di transazione, si andranno da applicare regole diverse.
L’identificazione del fornitore estero
Passiamo ora al processo che è necessario seguire più nel dettaglio. Il primo step consisterà nel capire chi è il fornitore estero e qual è il suo status fiscale.
Se il fornitore estero avesse una stabile organizzazione in Italia, sarà obbligato a emettere fatture con IVA italiana attraverso la propria partita IVA nazionale. In questo caso, la fattura ricevuta sarà equiparata a quelle emesse da fornitori italiani.
Diverso invece è il discorso se l’azienda non ha una stabile organizzazione in Italia ma si è identificata direttamente o ha nominato un rappresentante fiscale, perché in questi casi potrebbe commettere una svista e applicare l’IVA italiana in fattura. In tali situazioni, sarà sempre cruciale verificare la correttezza dell’addebito IVA.
Infine, vediamo il caso di un fornitore estero senza stabile organizzazione ma con IVA estera in fattura: Se la fattura riporta un’IVA estera, l’acquirente italiano non ha diritto alla detrazione di tale imposta. In questo caso, è consigliabile richiedere al fornitore l’emissione di una nota di credito e una nuova fattura senza IVA. Se ciò non è possibile, l’acquirente dovrà di conseguenza procedere in ogni caso con l’inversione contabile sull’intero importo della fattura, compresa l’IVA estera erroneamente applicata.
I passaggi da seguire
Vediamo ora quali sono tutti i passaggi da applicare per registrare queste fatture in modo corretto.
La verifica della correttezza della fattura
Prima di procedere con la registrazione, è fondamentale controllare i seguenti elementi:
- La corretta intestazione della fattura (nome e indirizzo dell’azienda italiana, partita IVA);
- La descrizione dettagliata dei beni o servizi acquistati;
- L’importo espresso nella valuta estera con il relativo tasso di cambio applicato;
- La presenza dell’eventuale dicitura “inversione contabile” (reverse charge) per le fatture intracomunitarie.
Applicazione del meccanismo di inversione contabile
Per le operazioni intracomunitarie, l’azienda italiana che riceve la fattura deve:
- Integrare la fattura con l’aliquota IVA italiana applicabile;
- Annotare la fattura sia nel registro IVA acquisti che nel registro IVA vendite;
- Riportare l’operazione nel modello INTRA se richiesta.
Esempio di registrazione contabile:
- Debito IVA (conto IVA a debito): l’importo dell’IVA calcolata;
- Credito IVA (conto IVA a credito): lo stesso importo dell’IVA, annullando l’effetto finanziario.
L’emissione dell’autofattura per acquisti extra-UE

Se la fattura proviene da un fornitore extra-UE, è necessario emettere un’autofattura con indicazione dell’IVA italiana. Passaggi da seguire:
- Predisposizione dell’autofattura, indicando l’aliquota IVA corretta;
- Registrazione dell’autofattura nel registro IVA acquisti e nel registro IVA vendite;
- Versamento dell’IVA dovuta, se applicabile.
Ricordiamo infine, per maggior precisione, che l’autofattura è obbligatoria per l’acquisto di servizi da un fornitore extra-UE, ma non è richiesta per l’acquisto di beni, poiché l’IVA viene applicata direttamente in dogana al momento dell’importazione.
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