
Qualunque investitore piuttosto “scafato” è perfettamente consapevole che, se vuole massimizzare i propri profitti, non può affidarsi all’improvvisazione: è infatti sempre necessario avere dalla propria parte una strategia adeguata, soprattutto perché dei mercati non ci si può mai fidare al cento per cento. Costruire un portafoglio barbell, proprio da questo punto di vista, può rappresentare una scelta adeguata. Cerchiamo dunque di capire insieme di che cosa si tratta e in che modo una risorsa simile può aiutarci a massimizzare i nostri guadagni.
Approfondimenti
Indice contenuto
Cos’è un portafoglio barbell

Quando parliamo di strategia barbell, nota anche come “a bilanciere”, ci riferiamo ad un metodo di costruzione del proprio portafoglio particolarmente apprezzato nel mondo degli investimenti obbligazionari. L’approccio consiste nel concentrare l’esposizione su titoli con scadenze molto brevi e molto lunghe, evitando deliberatamente le obbligazioni a media scadenza. L’obiettivo è sfruttare i vantaggi di entrambe le estremità della curva dei rendimenti, bilanciando flessibilità e rendimento.
Le caratteristiche chiave di questa strategia
La caratteristica distintiva è la dualità del portafoglio. Vediamo dunque il suo meccanismo operativo:
- La componente short-term garantisce agilità tattica, utile per adeguarsi rapidamente a eventuali rialzi dei tassi;
- La componente long-term consente di bloccare rendimenti più elevati in caso di ribasso dei tassi;
- Si evita l’esposizione sulle scadenze intermedie, riducendo la complessità gestionale.
Il principale ostacolo emerge quando la curva dei rendimenti si inarca (in questi casi si parla di steepening), cioè quando aumenta lo spread tra titoli a breve e lungo termine: in questo caso, la parte a lunga scadenza può subire perdite di valore.
I vantaggi della strategia barbell
Questo approccio può essere estremamente vantaggioso per gli investitori che cercano un equilibrio tra stabilità e performance. I benefici principali includono:
- Maggiore liquidità: i flussi in arrivo dalle scadenze a breve possono essere reinvestiti in condizioni più favorevoli se i tassi salgono.
- Flessibilità strategica: è possibile modificare la composizione del portafoglio con maggiore rapidità;
- Diversificazione intrinseca: l’unione di obbligazioni con profili di rischio differenti migliora la resilienza del portafoglio;
- In scenari di appiattimento della curva dei rendimenti, la strategia tende a sovraperformare rispetto ad approcci più uniformi;
- Per chi punta al reddito fisso, le obbligazioni a lungo termine rappresentano una fonte stabile di rendimento più elevato.
Due esempi concreti
Un’ipotetica applicazione pratica di questo principio potrebbe comportare la combinazione di:
iShares 0-3 Month Treasury Bond ETF (SGOV) comporta una componente a brevissima scadenza, con rendimento stabile e bassa volatilità, focalizzato su titoli del Tesoro USA a 0-3 mesi.
Vanguard Long-Term Bond ETF (BLV) comporta una parte a lungo termine, con esposizione a obbligazioni investment-grade a lunga scadenza, per un maggiore potenziale di rendimento.
Un portafoglio bilanciato 50/50 tra SGOV e BLV potrebbe generare una duration media intorno a 3,5. Questo approccio offrirebbe un rendimento competitivo rispetto a un portafoglio obbligazionario tradizionale, con una riduzione del rischio di tasso d’interesse grazie alla componente a breve termine, mantenendo però un’esposizione a rendimenti più elevati tramite la parte a lungo termine.
Proviamo a fare anche un altro esempio: supponiamo che una strategia barbell per l’allocazione degli attivi preveda il 50% in investimenti sicuri e conservativi (come i titoli di Stato) da un lato, e il 50% in azioni dall’altro lato, più orientato al rischio.
Se il sentimento di mercato diventa più ottimista nel breve periodo e si prevede l’inizio di un ampio rialzo dei mercati, la parte azionaria — mediamente più aggressiva — tende a ottenere ottime performance. Con il proseguire del rally e l’aumento del rischio di mercato, l’investitore può realizzare i guadagni e ridurre l’esposizione alla componente più rischiosa del portafoglio. Ad esempio, potrebbe decidere di vendere un 10% della componente azionaria e destinare il ricavato a strumenti obbligazionari a basso rischio.
Dopo questo riequilibrio, la nuova allocazione diventerebbe così distribuita: 40% azioni e 60% obbligazioni.
Allocazione attiva e flessibilità strategica
L’approccio Barbell non si limita al reddito fisso. Può essere adottato anche per allocare capitali tra asset a basso rischio (es. obbligazioni) e asset più volatili (es. azioni). Le ponderazioni possono variare secondo il contesto:
- Titoli large cap (es. S&P 500) possono rappresentare la parte “stabile”;
- Titoli small cap (es. Russell 2000) la parte “dinamica” ad alto potenziale.
Ci sono dei rischi?
Sì, non tutto è oro quello che luccica e anche per quanto riguarda questa strategia ci sono delle criticità da non sottovalutare.
Nonostante i suoi vantaggi, la strategia barbell può essere penalizzante in determinati scenari:
- Se la curva dei rendimenti si inarca bruscamente, i rendimenti a lungo termine aumentano rapidamente;
- Le obbligazioni a lunga durata perdono valore;
- I proventi della componente a breve termine, al momento della reinvestimento, vengono indirizzati verso titoli con minore rendimento, compromettendo l’efficienza della strategia.
Barbell vs. Bullet: due strategie a confronto

Un’alternativa è la strategia “bullet”, che concentra tutte le obbligazioni su una singola scadenza. Il confronto tra le due dipende dalla forma della curva dei rendimenti:
- Se la curva si inarca (spread in aumento tra breve e lungo termine), la bullet tende a sovraperformare
- Se al contrario la curva si appiattisce (e quindi lo spread si riduce), la barbell diventa più efficace;
In sintesi, nessuna delle due strategie è intrinsecamente migliore: la scelta deve essere guidata dalle aspettative sui tassi e dall’orizzonte temporale dell’investitore.