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Come leggere il “Rendiconto costi e oneri”: guida per capire quanto paghi

Facciata imponente di una banca o istituto finanziario. Simbolo del luogo dove vengono gestiti gli investimenti e generati i Costi e Oneri del tuo rendiconto

Chiunque abbia sottoscritto con un qualunque intermediario finanziario (come una banca) determinati investimenti deve sapere che con scadenza annuale l’istituto stesso deve fornire un documento dettagliato chiamato “rendiconto costi e oneri“. Qui di seguito spiegheremo in modo approfondito di cosa si tratta, e perché è così utile.

Cos’è il Rendiconto Costi e Oneri (Ex-Post) e perché è obbligatorio

Documento firmato
Dettaglio del “Rendiconto Costi e Oneri” con numeri in evidenza e una firma. Illustra la sezione chiave dell’Impatto Cumulativo dei costi sul rendimento


Un istituto bancario con clienti che abbiano deciso di puntare su un qualunque prodotto finanziario ha l’obbligo legale di fornire a questi soggetti il documento che attesta tutti i costi, gli oneri e gli incentivi percepiti dall’intermediario relativi ai servizi di investimento e ai prodotti sottoscritti.

A stabilirlo è la normativa MiFID II (Markets in Financial Instruments Directive) che all’Articolo 24 specifica:

“Le informazioni su tutti i costi e gli oneri connessi devono comprendere informazioni relative sia ai servizi d’investimento che ai servizi accessori […] includendo anche eventuali pagamenti a terzi. Inoltre, tali informazioni devono essere presentate “in forma aggregata per permettere al cliente di conoscere il costo totale e il suo effetto complessivo sul rendimento” e, su richiesta, “in forma analitica”.

La struttura del documento: le 5 sezioni chiave da analizzare

Ogni rendiconto inviato al relativo cliente a cui faccia riferimento deve seguire una precisa struttura. Vediamola insieme.


Sezione 1: Costi “una tantum”

Contrariamente a quello che molti potrebbero pensare non si tratta di cifre da pagare “una volta ogni tanto”, bensì una volta sola, per la precisione al momento dell’acquisto o della vendita di un prodotto. Sono immediatamente evidenti, e hanno un impatto notevole sul proprio rendimento iniziale.

Tra questi troviamo le commissioni di ingresso: si tratta di una percentuale prelevata dall’importo investito all’inizio. Ad esempio, se si decide di investire 10.000€ in un fondo con commissioni del 2%, paghi subito 200€. Ci sono poi anche le commissioni di rimborso (o di uscita): una percentuale prelevata al momento del disinvestimento. Sono meno comuni, ma possono essere molto costose se si sceglie di disinvestire prima di un certo termine (“commissioni di early exit).

Sezione 2: Costi “correnti”

Sono i costi più insidiosi, per così dire, perché vengono addebitati continuativamente nel tempo (spesso quotidianamente) e sono già inclusi nel calcolo del valore della quota del fondo, e quindi non sono visibili sul conto corrente.

La parte più consistente di questi costi è rappresentata dai costi di gestione: stiamo parlando, in questo caso, della remunerazione che il gestore del fondo trattiene per il suo lavoro di selezione e gestione degli asset. Possono inoltre essere incluse in questa categoria anche i costi per il depositario, l‘audit, le spese legali o ancora la reportistica.

Sezione 3: Costi di transazione

Si tratta di costi che rappresentano le spese sostenute dal gestore del fondo per acquisire e vendere gli strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, ecc.) all’interno del portafoglio del fondo stesso. Non sono pagati direttamente dall’investitore, ma riducono direttamente il rendimento del fondo. Più il fondo è gestito attivamente (ovvero il gestore compra e vende spesso, facendo churning), più questi costi tendono ad essere elevati.

Sezione 4: Incentivi

Questa sezione è cruciale perché mette in luce eventuali pagamenti o benefici che l’intermediario finanziario (la propria banca/consulente) ha ricevuto da terzi (ad esempio la società di gestione del fondo) in relazione all’investimento che è stato sottoscritto. Tali incentivi devono essere comunicati per garantire trasparenza ed evitare possibili conflitti di interesse, garantendo che il prodotto scelto fosse nell’interesse dell’investitore e non in quello della banca.

Sezione 5: consulenza

Se si è sottoscritto un servizio di consulenza finanziaria a pagamento (spesso in forma di fee annuale fissa o basata sul patrimonio in gestione), il rendiconto deve indicare chiaramente questo onere. Può trattarsi sia del costo per una consulenza generica che per una specifica gestione di portafoglio.

L’unica riga che conta: l’impatto cumulativo dei costi sul rendimento

Arriviamo a questo punto alla sezione chiave, che ci interessa di più. Dopo aver elencato tutte le voci sopracitate, il documento fornisce il dato più critico: l’impatto complessivo dei costi sul rendimento effettivo dell’investimento.

Questo dato viene espresso in percentuale e in valore assoluto (€) e mostra chiaramente di quanto i costi abbiano eroso la performance lorda dell’investimento. Ad esempio, se il proprio fondo ha generato un rendimento lordo del 5\% ma l’impatto cumulativo dei costi è stato del 2.5% il proprio rendimento netto sarà solo del 2.5\%. Questa è l’informazione che ci aiuta a capire se il costo pagato è stato giustificato dal valore aggiunto del servizio o del prodotto.

Checklist: cosa fare dopo aver letto il rendiconto

Una volta che avremo avuto accesso al nostro rendiconto sarà il momento di controllare che i conti tornino. Ecco i tre punti chiave.

Confrontiamo i costi con gli ETF (Exchange Traded Fund)

  • Identifichiamo i costi totali dei tuoi fondi (es. TER o ISC);
  • Cerchiamo un ETF (fondo passivo) che replichi lo stesso indice o settore;
  • Verifichiamo se i nostri fondi superano costantemente l’ETF al netto dei costi;
  • Valutiamo l’opportunità di spostare l’investimento verso prodotti a basso costo se la performance è simile.

Verifichiamo se paghiamo commissioni di consulenza

  • Controlliamo la sezione del rendiconto dedicata ai costi per la consulenza o gestione;
  • Identifichiamo l’importo totale pagato per questo servizio;
  • Valutiamo se il servizio di consulenza ricevuto giustifica la fee annuale;
  • Chiediamo al nostro consulente un dettaglio dei servizi specifici che stai pagando;

Chiediamo spiegazioni per costi elevati

  • Calcoliamo l’impatto cumulativo totale dei costi sul tuo rendimento in percentuale;
  • Interveniamo se l’erosione supera la soglia del 2.5%-3% annuo;
  • Richiediamo all’intermediario una spiegazione analitica di tutti gli oneri;
  • Proponiamo, se lo riteniamo opportuno, una rinegoziazione delle commissioni o la sostituzione dei prodotti più costosi.

FAQ

Qual è la differenza tra questo report (ex-post) e quello sui costi “previsti” (ex-ante)?

Il report ex-ante è il documento che la banca fornisce ai propri clienti prima di sottoscrivere un investimento, stimando i costi futuri. Il Rendiconto Costi e Oneri (ex-post), invece, è il documento annuale che attesta i costi effettivamente sostenuti e calcolati a posteriori, offrendo una visione reale e non solo stimata. Si tratta, in sostanza, di due documenti che vengono rilasciati in momenti diversi.

Questi costi includono le tasse?

No, in linea di massima. Il Rendiconto Costi e Oneri, come specificato dalla MiFID II, riguarda i costi e gli oneri relativi ai servizi d’investimento e ai prodotti sottoscritti (commissioni, gestione, incentivi). Le tasse sui rendimenti (come nel caso dell’imposta sul capital gain, oggi fissata al 26% in Italia) sono oneri fiscali e generalmente vengono rendicontate separatamente nel rendiconto fiscale o sul conto titoli.

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