L’accordo Global Tax avrà un impatto sulle partite Iva italiane, già alle prese con le rottamazioni sui giudizi pendenti? Dopo l’addio alla proposta della tassazione sugli extra profitti, il Governo deve fare i conti per ridurre il carico fiscale anche per aiutare chi ha aperto da poco una partita Iva da autonomo, oppure ha dato il via a una SAS per iniziare senza il peso delle tasse già dalle prime fatture. In cosa consiste il nuovo accordo e cosa si intende per Global Tax? Ecco quale impatto potrebbe avere nel 730 della tua attività e come questo accordo potrebbe portarti a pagare meno tasse in questa guida per fare chiarezza.
Approfondimenti
Come funziona la Global Minimum Tax
L’accordo Global Tax parte nel 2020, quando 137 Paesi dell’OCSE mettono nero su bianco come tassare gli introiti delle multinazionali. Infatti, i grandi colossi avevano scelto di spostare la loro sede dove era più conveniente a livello fiscale, creando poi delle succursali nel Paese dove c’erano i consumatori per gestire le pratiche correnti. Ora questo meccanismo sta per finire. Infatti, nel 2022 130 Paesi hanno firmato l’accordo che è stato recepito anche dall’Unione Europea con la direttiva 2523/2022. Tutti i Paesi d’accordo hanno tempo fino al 31 dicembre 2023 per completare le normative nazionali e procedere con la tassazione.
Come funziona il nuovo accordo? Il principio è semplice: le società che hanno un utile di almeno 750 milioni di dollari di ricavi all’anno devono pagare il 15% di tasse ai Paesi dove si trovano i consumatori a cui offrono i loro prodotti o servizi per creare giustizia sociale. Da questo punto di partenza arrivano 3 impatti pratici:
- La tassazione passa allo Stato di commercializzazione. La società non deve pagare più secondo le norme del Paese dove si trova – così da poter ottenere eventualmente un regime fiscale di favore – ma deve pagare in base alla normativa dello Stato dove opera. Se vende in Italia, seguirà i regimi fiscali italiani, se vende in Francia seguirà il regime fiscale francese e così via.
- La presenza fisica della società non ha più importanza. La multinazionale può anche avere la fondazione negli Stati Uniti, ma sarà tenuta a pagare le tasse dove si trovano i suoi clienti.
- Le fatture arrivano direttamente alla sede centrale e non ci sono succursali di gestione delle pratiche per il singolo Paese. Anche le imprese non residenti, cioè le aziende che operano in un Paese, ma non hanno la sede fisica in questo Stato, dovranno pagare in base alle normative nazionali.
Le novità coinvolgono direttamente i grandi colossi americani e non solo che fatturano miliardi di dollari. Tra gli esempi si possono inquadrare i colossi social come Meta e TikTok, ma anche Google, Apple e Samsung. Il cambiamento rappresenta una rivoluzione per chi opera direttamente nelle multinazionali e per chi lavora nei loro settori, come tencologia, Web e sviluppo informatico.
Global Minimum Tax Italia, cosa succede da noi
In Italia la normativa nazionale è stata varata il 14 dicembre 2022 con entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2024. Le multinazionali dovranno presentare una dichiarazione con una prima tranche del 5% sugli utili e poi pagare la restante quota del 10% come conguaglio. Si stima che il gettito fiscale aggiuntivo per l’Italia sarà di 3 miliardi di euro, mentre per l’Unione Europea si è stimato un totale di 40 miliardi di euro. Chi opera a livello internazionale si sta già organizzando con i reparti amministrativi, ma cosa cambia davvero per le imprese italiane?
Se hai un guadagno diretto dalle multinazionali oggetto dell’accordo Global Tax, per il momento non hai alcun cambiamento sul metodo con cui paghi le tasse e sulle modalità di dichiarazione. Può succedere per chi opera nelle affiliazioni, oppure guadagna con strumenti utilizzati per la promozione digitale, di ritrovarsi con nuove direttive di utilizzo o con prezzi diversi da parte dei gestori multinazionali dei servizi, ma per il momento non ci sono fonti in tal senso.
I 3 impatti sulla tua azienda con il nuovo accordo sulla Global Tax
Il nuovo accordo avrà un impatto diretto sulle multinazionali che guadagnano di più, ma questo non significa che non ci saranno conseguenze per le aziende più piccole. In particolare, le aziende che operano con strumenti pubblicitari online, che guadagnano da collaborazioni con le multinazionali, oppure cedono prodotti a queste società potrebbero avere delle difficoltà. Il settore più colpito è quello della tecnologia e le attività più esposte sono quelle più piccole, con pochi dipendenti e con un patrimonio ridotto. Quali possono essere gli impatti su queste aziende?
- I servizi pubblicitari potrebbero costare di più. Se le multinazionali hanno una tassazione maggiore da gestire, dovranno anche adeguarsi alle normative dei diversi Paesi, che cambiano in base ai confini nazionali. Così dovranno investire per modificare la gestione aziendale, almeno sull’aspetto contabile e amministrativo. Questi costi potrebbero essere recuperati aumentando i costi pubblicitari per il cliente finale, oppure pensando di alzare le commissioni.
- Le affiliazioni potrebbero avere una percentuale più bassa. Un’alternativa potrebbe essere offrire agli affiliati delle percentuali più basse, proprio per affrontare il nuovo gettito fiscale. In questo caso l’affiliato avrebbe una comunicazione via mail con indicati i cambiamenti nei termini e nelle condizioni del servizio.
- Potrebbero esserci elementi più stringenti per entrare nei programmi di affiliazione o di test. Dato che avere degli affiliati costerà di più, potrebbe accadere che ci siano meno posti o meno opportunità per inserirsi nei programmi di affiliazioni. Per esempio, potrebbe essere richiesto un numero maggiore di utenti sui social del progetto online, oppure una presenza più forte sui mototi di ricerca.
Sono solo ipotesi al momento e non serve correre ai ripari cambiando metodologia e strumenti di lavoro. I colossi internazionali oggetto dell’accordo avranno bisogno di tempo per recepire le normative e modificare – in via eventuale, non certa – le politiche aziendali e gli accordi con clienti, fornitori e affiliati. Se hai un’azienda che opera con questi colossi, oppure lavori nella tecnologia, dovresti pensare di aumentare il budget per i servizi pubblicitari e magari scegliere delle soluzioni anche offline ora possibili dopo la crisi pandemica.