All’interno della nuova riforma fiscale 2023 a cui ha lavorato nei mesi scorsi il Governo di Giorgia Meloni una delle novità certamente più interessanti è quella riferita al concordato biennale con i piccoli imprenditori che permetterà a tutti i possessori di una partita Iva di conoscere in anticipo tutti gli importi che andranno pagati nel corso dei due anni successivi. Si tratta senza ombra di dubbio di una misura utile per tutti quei cittadini che hanno scelto di mettersi in proprio e che riusciranno così a gestire più facilmente le loro finanze, pianificando i loro movimenti e i loro investimenti.
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Vale la pena a proposito ricordare come il quadro generale legato all’imprenditoria sia attualmente in calo: secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Economia e Finanza, infatti, nel primo trimestre 2023 sono state aperte 177.725 nuove partite Iva, con un calo del 6,4% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Con quest’innovazione, dunque, si potrebbe forse riuscire ad invertire tale trend negativo.
Tasse fisse per due anni alle partite Iva: cosa prevede la nuova riforma fiscale
Dopo aver ricevuto l’approvazione della Camera dei Deputati, lo 23 luglio scorso la legge delega è approdata all’esame del Senato, che in queste setttimane sta valutando la proposta e darà presto il proprio parere in merito. Nell’attesa che la misura si concretizzi, vediamo insieme cosa dovrebbe prevedere più nel dettaglio e quali sono le condizioni.
Se le misure dovessero essere approvate anche dal Senato, la riforma diventerà legge. Una volta completato il processo legislativo, l’Agenzia delle Entrate andrà ad effettuare una stima anticipata del reddito imponibile del contribuente e gli proporrà così le imposte da pagare per i due anni successivi. L’obiettivo del Governo, evidentemente, è quello di poter garantire ai cittadini tasse definite, riducendo al contempo i controlli.
Una volta ricevuta la proposta da parte dell’Agenzia delle Entrate, il sogggeto interessato potrà esprimere il proprio parere: se riterrà la proposta dell’AdE adeguata pagherà per due anni il valore indicato, evitandosi così il rischio di essere sottoposto a controlli. Nel caso in cui il suo reddito dovesse effettivamente risultare superiore il contribuente non avrà poi alcun obbligo nei confronti dello Stato. Si tratta, perlomeno sulla carta, di una misura particolarmente vantaggiosa, soprattutto se la si prende in considerazione in un contesto italiano dove alcuni settori come il turismo sono ancora in forte crescita. Tanto più conveniente sarà aprire partita iva, tante più persone prenderanno in considerazione l’idea di aprire un’attività, stimolando così il mercato e l’economia. Pensiamo, ad esempio, a chi ha intenzione di aprire un proprio piccolo business, come un bar o un ristorante.
Quali saranno le condizioni per poter godere dei vantaggi della misura?
È importante ricordare che la nuova riforma fiscale è limitata allo status di legge delega, che definisce i termini di una questione solo in modo generale. Per avere delle informazioni più puntuali e soprattutto definitive bisognerà attendere i relativi decreti legislativi, che teoricamente dovrebbero arrivate a stretto giro. Esistono, in ogni caso, dei principi di base (ipotetici) che definiscono già le condizioni per poter approfittare di questa misura.
Prima di tutto è necessario specificare che si tratta di una normativa dedicata esclusivamente ai cosiddetti “soggetti di minore dimensione” . Di chi si tratta? In sostanza, di tutti quei possessori di partita Iva che non superino una determianta soglia in termini di fatturato: la cifra precisa, in ogni caso, è ancora oggetto di valutazione e non è stata confermata da parte delle autorità. Un altro elemento da considerare, pur non esplicitato, è legato all’affidabilità delle partite Iva che potranno beneficiare della misura: è dunque evidente che chi in passato non ha rispettato pagamenti e scadenze dovute resterà escluso. Il tasso di affidabilità, a proposito, può essere verificato attraverso gli Indicatori sintetici di affidabilità, o Isa, delle vere e proprie pagelle che assegnano ai contribuenti una valutazione da 1 a 10 rispetto al loro comportamento da un punto di vista fiscale.
Prendendo in considerazione i criteri Isa viene dunque da pensare che la misura sarà applicata esclusivamente a chi ha un voto pari o superiore a 8: in questo caso, la platea potenziale di contribuenti che avranno accesso a questo privilegio sarebbe composta da circa un milione di imprese (stando ai dati del 2021). Se invece la misura risultasse valida per chi vanta un Isa di 7, il numero potenziale di contribuenti che potranno godere di questa opportunità fiscale potrebbe aumentare fino a circa un milione e mezzo di unità.
La legge delega, ad ogni modo, prevede già alcune limitazioni: chi accetterà la proposta dell’Agenzia delle Entrate, infatti, non potrà vedersi riconosciuti eventuali redditi minori o maggiori e dovrà comunque rispettare l’applicazione ordinaria dell’Iva e l’obbligo della fatturazione elettronica. Risulta dunque evidente qual è il principale obiettivo della misura, ovvero la lotta al nero e all’evasione fiscale, una piaga che ancora oggi nel nostro Paese interessa fin troppe attività.