L’indice VIX, noto anche come “indice di volatilità” o “indice della paura“, è un indicatore finanziario che misura la volatilità implicita del mercato azionario statunitense. Nello specifico è un indice che misura la volatilità del S&P 500. ‘La volatilità implicita rappresenta le aspettative del mercato riguardo alla futura volatilità dei prezzi delle azioni. L’indice VIX, creato dal Chicago Board Options Exchange (CBOE), è uno strumento importante per gli investitori e i trader poiché fornisce informazioni sul livello di incertezza del mercato e permette loro di effettuare delle scelte maggiormente consapevoli. Vediamo di cosa si tratta più nello specifico e come può essere utilizzato.
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Che cos’è l’indice VIX
Il VIX è un indice che viene calcolato usando i prezzi delle opzioni sull’indice SPX ed è espresso in percentuale. In linea molto generale, se l’indice VIX è basso significa che è presente una bassa volatilità attesa e il mercato è relativamente stabile. Al contrario, quando l’indice VIX è alto, si prevede una maggiore volatilità e una crescente incertezza nel mercato. Lo strumento serve dunque agli investitori principalmente per poter valutare il grado di rischio nei loro portafogli. Per il resto, per quanto l’indice VIX misuri solo ed esclusivamente la volatilità di S&P 500, di norma viene utilizzato anche per valutare tutto il resto del mercato azionario americano (serve infatti anche per quanto riguarda asset, valute etc).
Come si calcola l’indice VIX
Tale indice sta ad indicare i prezzi ponderati delle opzioni call e put sullo S&P 500 (SPX). Si tratta in sostanza di una media ponderata della volatilità di un paniere di opzioni a 30 giorni sullo S&P 500 (SPX). Stiamo comunque iper semplificando, in quanto la metodologia di calcolo del Vix Index è di per sé molto complessa ed è spiegata nel dettaglio sul sito ufficiale della CBOE con una formula matematica. Tutte le opzioni idonee dovrebbero avere prezzi di offerta e domanda validi diversi da zero e che rappresentino la percezione del mercato su quali prezzi di esercizio delle opzioni saranno raggiunti dalle azioni sottostanti nel tempo rimanente fino alla scadenza.
In un primo momento (si parla del 1993) il VIX veniva calcolato in maniera differente. Con l’evolversi dei mercati dei derivati, a partire dal 2003 il CBOE si è associato a Goldman Sachs e ha aggiornato la metodologia per calcolare il VIX in un altro modo: ha dunque iniziato di recente a utilizzare un insieme più ampio di opzioni basate sull’ampio indice S&P 500, un’espansione che consente di avere una visione più accurata delle aspettative degli investitori sulla futura volatilità di mercato. La metodologia rimane ancora oggi in vigore ed è utilizzata anche per calcolare varie altre varianti dell’indice di volatilità stesso.
In linea generale, la volatilità può essere calcolata utilizzando due diversi metodi. Il primo metodo si basa sulla volatilità storica, che sfrutta alcuni calcoli statistici sui prezzi precedenti durante un periodo di tempo determinato. Questo processo coinvolge il calcolo di variabili statistiche come la media (valore medio), la varianza e infine la deviazione standard sui dati storici dei prezzi. Il secondo metodo, proprio quello utilizzato dal VIX, permette di determinate il suo valore in base ai prezzi delle opzioni. Le opzioni sono strumenti derivati il cui prezzo dipende dalla probabilità che il prezzo attuale di una particolare azione si sposti a sufficienza per raggiungere un livello specifico (chiamato prezzo di esercizio).
A cosa serve davvero l’indice VIX?
Come anticipato, l’indice VIX è un indicatore importante dell’incertezza attuale del mercato e offre agli investitori una stima riguardo alla volatilità costante a 30 giorni che il mercato si attende. Esprime, in estrema sintesi, il livello di rischio. Avendo a disposizione diversi indici VIX gli investitori e tutti gli stakeholder del mercato possono godere di molti spunti utili per valutare quale sarà l’andamento futuro della volatilità realizzata.
Se l’indice risulta particolarmente elevato e indica di conseguenza un’alta volatilità è sconsigliabile per gli operatori vendere i propri asset. D’altra parte, come precisato anche da Duncan Lamont, head of strategic research di Schroders:
Tradizionalmente i periodi di grande volatilità e incertezza non rappresentano il momento giusto per vendere: al contrario, in passato hanno permesso agli investitori con una maggiore tolleranza del rischio di ottenere rendimenti più elevati. Infatti, lo S&P 500 ha generato un rendimento medio a 12 mesi di oltre il 15% quando il VIX si è attestato tra 28,7 e 33,5 punti e di oltre il 26% quando ha superato 33,5 punti.
Alti livelli di volatilità (stiamo parlando di cifre che non si vedevano dalla crisi dei mutui subprime) erano stati registrati il 17 marzo del 2021, quando l’indice VIX aveva toccato il suo massimo storico con 82,69 punti. È importante ricordare, infine, che non è possibile investire direttamente nell’indice, quanto piuttosto in alcuni suoi strumenti derivati come i futures e le già citate opzioni.