Dopo essere stato cacciato da Twitter, ormai qualche anno fa, Donald Trump decise di aprirsi il suo social personale, o quasi, sul quale continuare a scrivere quel che voleva facendosi leggere principalmente dai suoi sostenitori: Truth. Ora che l’ex Presidente USA ha una bella grana economica da sanare, una multa di 175 milioni di dollari da pagare allo Stato di New York a causa di asset gonfiati, ha deciso di quotare la società da cui dipende la piattaforma in borsa, così da guadagnare quella liquidità che gli occorre per poter saldare l’ammenda.
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Ma come sta andando davvero Truth?
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Truth si quota in Borsa
L’azienda cui fa capo Truth, il social di Trump dal nome molto evocativo, dato che la parola truth è traducibile, in italiano, con verità, si è quotata in questi giorni a Wall Street. La mossa non arriva a caso, dal momento che il tycoon è stato condannato a saldare una ragguardevole multa per la quale non ha abbastanza denaro, e corre il rischio di doverla pagare cedendo qualcuna delle sue lussuose proprietà. L’operazione era comunque nell’aria da tempo e occorreva semplicemente trovare il momento migliore per portarla a termine.
Il debutto a Wall Street è andato a gonfie vele per Truth. Numerosi analisti si attendevano un lancio con il proverbiale botto ma i risultati sono probabilmente ancor più positivi del previsto. Al primo giorno di contrattazioni infatti, il 25 marzo, le azioni di Trump Media and Technology Group, la società che gestisce il social, sono balzate del 40%. Il titolo ha tirato l’indice Nasdaq e il valore della grande partecipazione di The Donald è notevolmente aumentato. L’ex presidente detiene infatti oltre il 60% delle azioni quotate con il simbolo DJT, dal nome del fondatore della società.
Prima di entrare in Borsa, Trump Media ha completato la sua fusione con Digital World Acquisition Corp (DWAC), acquisendo le risorse necessarie a quotarsi. All’inizio delle contrattazioni, il valore di mercato della società era di circa 6,8 miliardi di dollari. Se i primi guadagni saranno confermati e la bolla non scoppierà immediatamente, come ritengono diversi trader esperti, la cifra è inevitabilmente destinata ad aumentare.
Un grande lancio dovuto alla fiducia degli investitori
Ad aiutare Trump hanno pensato gli investitori di DWAC, che hanno trainato il titolo fin dal premercato. In questo modo, Trump ha ottime possibilità di riuscire a mettere mano a un cuscinetto di credito che gli darà modo di affrontare non solo lo scoglio della multa statale, bensì anche gli eventuali problemi che dovessero sorgere dall’altro processo che sta affrontando, quello per i pagamenti non tracciati all’ex star del cinema per adulti, Stormy Daniels.
Non tutti gli azionisti di DWAC hanno accettato di entrare in società con il tycoon, ma anche questo ha giocato a favore di Trump. Chi ha scelto di uscire ha infatti dovuto cedere le proprie quote a 10,87 dollari per azione, segnando una perdita del 75% rispetto al valore della settimana scorsa. Si tratta di circa 5000 investitori. Le loro partecipazioni saranno rilevate dallo stesso immobiliarista che arriverà così a possedere poco meno del 70% di Trump Media per un valore che, alla chiusura di Wall Street del 26 marzo, sfiora i 4 miliardi di dollari.
Stando alle regole del gioco, il tre volte candidato alla Casa Bianca non potrà vendere alcuna delle sue azioni prima di settembre, dal momento che è vincolato a tenerle per almeno 6 mesi. Nulla impedirà però a The Donald di chiedere agli altri azionisti la concessione di poterlo fare subito, così da ottenere il contante di cui ha bisogno. La strategia pare chiara. In tutto questo, però: quanto vale davvero Truth? Come sta andando?
Gli alti e i bassi di Truth
Il social network Truth è stato lanciato ormai oltre due anni fa, a febbraio 2022. L’idea era quella di capitalizzare il divieto di accesso, per Trump, a Twitter e ai social gestiti da Meta. Lo scopo della piattaforma era veramente soltanto quello di dare un megafono all’ex Presidente e, non a caso, l’ambiente ha accolto esclusivamente ammiratori ed estimatori di Trump. Non deve dunque stupire il fatto che i guadagni del network siano miseri come sono, con un utile di appena 3,4 milioni di dollari nel 2023. Una miseria rispetto ai numeri mossi dai suoi concorrenti, compresi quelli più in difficoltà come X, ex Twitter, e Facebook.
Agli investitori però interessa poco il fatto che Truth riscuota poco successo e che sia un social, di fatto, vuoto; del quale non c’era chiaramente bisogno. Il piatto goloso è infatti Trump Media, che vale tantissimo e, mantenendo questi ritmi a Wall Street, è destinata a superare presto i 10 miliardi.
Un precedente preoccupante
Il condizionale resta però d’obbligo. Incuranti degli attuali risultati, infatti, molti trader si sono detti convinti che quella della società di Trump sia una bolla destinata presto a scoppiare e numerosi analisti ne hanno sconsigliato l’acquisto fin dalla fase di premercato. Ciò si deve al fatto che non si riesce a trovare alcuna correlazione tra l’ottimo lancio e le prospettive di crescita della società. Per semplificare: se Truth è agonizzante, per quanto tempo l’azienda che guadagna su di lui potrà correre?
C’è un brutto precedente che gioca a sfavore di Trump, risalente a circa 25 anni fa. All’epoca il miliardario quotò in Borsa un’altra società, la Trump Hotel & Casino (che per giunta aveva lo stesso ticker, ovvero la stessa sigla: DJT) lasciandola sul mercato per un decennio, dal 1990 al 2000. L’avvio fu in forte rialzo, proprio come sta avvenendo ora per questa nuova società, ma presto il suo valore calò a picco, precipitando di anno in anno fino alla bancarotta del 2004.
Truth e Trump Media faranno la stessa fine? Difficile dirlo oggi che paiono così forti. Le tempeste, sui mercati finanziari, arrivano però all’improvviso e sono spesso distruttive.
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