Le aziende nascenti, soprattutto quelle che si adoperano per innovare il panorama nazionale a vari livelli, rappresentano una parte fondamentale del tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Non si contano in Italia i piccoli business che da tempo stanno cercando di portare soluzioni moderne, tecnologicamente avanzate e sostenibili per i problemi quotidiani dei cittadini, eppure sembra che al Governo tutto questo interessi relativamente. Adolfo Urso, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha infatti preferito stanziare ben 300 milioni di euro per le aziende che si occupano dell’eccellenza nostrana privando così le giovani startup di linfa vitale per le loro attività. Un vero peccato, ma anche una scelta che ci si potrebbe rivoltare contro. Ecco cosa prevede il Ddl Made in Italy e tutte le polemiche che ha scatenato.
Approfondimenti
Cosa prevede il Ddl sul Made in Italy
Non c’è dubbio che l’Italia vanti una tradizione artigiana, artistica e culinaria imparagonabile a livello mondiale. Le nuove disposizioni sono proprio dedicate alla promozione di queste realtà, con l’allocazione di ingenti risorse dedicate allo sviluppo di nuove competenze ma anche di nuove tutele per gli imprenditori locali. Il Ddl include dunque indicazioni precise per l’allargamento della rete dei principali attori dell’eccellenza italiana e inasprisce al contempo le sanzioni nell’ambito della lotta alla contraffazione.
Adolfo Urso ha così voluto istituire, tra le altre cose, anche un Fondo Nazionale del Made in Italy, con una dotazione iniziale per l’anno 2023 di 700 milioni di euro e di 300 milioni per il 2024. Cifre, quelle incluse nel Ddl, che andranno a sostenere la crescita, il rafforzamento e il rilancio delle filiere strategiche nazionali, in linea con gli obiettivi di politica industriale nazionale e con un occhio di riguardo all’approvvigionamento e al riutilizzzo delle materie prime in un’ottica sostenibile e circolare.
Il Decreto prevede inoltre l’istituzione di un Albo delle imprese culturali e creative di interesse nazionale: gli iscritti saranno a loro volta registrati al portale del Sistema archivistico nazionale (SAN) del Ministero della cultura. L’obiettivo è dunque quello di salvaguardare gli archivi storici delle imprese italiane valorizzando le imprese creative e culturali.
In aggiunta, per promuovere gli investimenti effettuati sul territorio nazionale dalle imprese creative e culturali è prevista una spesa di 3 milioni di euro spalmata su un periodo che va dal 2024 al 2033.
Dulcis in fundo, il Ministero guidato da Urso ha deciso di istituire anche una giornata nazionale e un liceo dedicati al Made in Italy. L’istituto scolastico così fondato, secondo quanto riporta il Ddl, permetterà agli studenti iscritti:
- Di acquisire conoscenze, abilità e competenze approfondite nelle scienze economiche e giuridiche, all’interno di un quadro culturale che, riservando attenzione anche alle scienze matematiche, fisiche e naturali, consenta di cogliere le intersezioni tra i saperi
- Di sviluppare, sulla base della conoscenza dei significati, dei metodi e delle categorie interpretative che caratterizzano le scienze economiche e giuridiche, competenze imprenditoriali idonee alla promozione e alla valorizzazione degli specifici settori produttivi del made in Italy
- Di possedere gli strumenti necessari per la ricerca e per l’analisi degli scenari storico- geografici e artistici e delle interdipendenze tra fenomeni internazionali, nazionali e locali, con riferimento all’origine e allo sviluppo degli specifici settori produttivi del made in Italy
- Di acquisire in due lingue straniere moderne strutture, modalità e competenze comunicative corrispondenti al livello B2 del quadro comune europeo di riferimento per la prima lingua e al livello B1 del quadro comune europeo di riferimento per la seconda lingua
Le polemiche
Si dice ormai da diversi decenni che il nostro Paese dovrebbe supportare l’innovazione, per riuscire ad essere competitivo a livello internazionale e attirare investitori. Ma le recenti mosse dell’Esecutivo di Giorgia Meloni non sembrano voler andare in questa direzione. Innovup e Italian Tech Alliance (che rappresentano molte startup innovative) però non sono volute rimanere ferme a guardare e hanno pubblicamente lamentato il taglio di fondi ad un settore preziosissimo. Con il Ddl Made in Italy Urso e la sua squadra hanno di fatto privato di 300 milioni di euro il fondo CDP Venture Capital (che fa parte della Cassa Depositi e Prestiti) attraverso il quale vengono finanziate le startup, le PMI e i fondi di venture capital. Un vero e proprio schiaffo ai piccoli imprenditori che con le loro idee rivoluzionare stanno cercando, a fatica, di emergere in un panorama già complesso dove la concorrenza è agguerritissima.
La mossa, tra l’altro, sembra essere in controtendenza con i medesimi obiettivi del DDL, che in linea teorica dovrebbe supportare la “valorizzazione e promozione delle eccellenze e del patrimonio artistico-culturale nazionale”.
I dati presentati da parte di Innovup e Italian Tech Alliance, in effetti, non potrebbero parlare più chiaro di così: le due associazioni hanno sottolineato come nel 2022 il settore delle startup innovative sia stato in grado di generare 9,5 miliardi di euro di fatturato e abbia contribuito in modo evidente alla creazione di posti di lavoro. Gli effetti positivi sull’economia sono talmente palesi che viene davvero da chiedersi che senso abbia dimenticarsi di questo comparto così importante e insostituibile.