La crisi energetica del 2021 in seguito alla guerra in Ucraina ha creato danni in tutto il mondo. Il prezzo del carburante ha toccato i 2 euro al litro, le bollette di gas e luce sono state un peso enorme sulla situazione economica di famiglie e imprese. Il caro energia non si è ritirato e all’orizzonte potrebbe paventarsi un nuovo shock energetico.
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La guerra in Medio-Oriente tra Hamas e Israele potrebbe portare ad una nuova crisi degli approvvigionamenti energetici. Il prezzo del gas è tornato a salire anche a causa dello stop del giacimento di Israele verso Egitto e Giordania negli ultimi giorni. Questa nuovo fronte aperto può peggiorare una situazione già complessa e creare un nuovo shock energetico. Anche il prezzo del petrolio potrebbe arrivare ad un picco nei prossimi mesi di 150 dollari al barile secondo gli analisi se il conflitto dovesse allargarsi.
I due fronti di guerra aperti in Ucraina e in Israele potrebbero portare a conseguenze negative a livello globale poiché la maggior parte delle risorse energetiche si trova in quelle due regioni del mondo. Una nuova crisi degli approvvigionamenti impatterebbe in maniera significativa sull’economia globale considerando anche la concomitanza con altri fattori come le conseguenze del cambiamento climatico e l’alto livello di inflazione.
Cos’è lo shock energetico
Gli shock energetici si verificano quando ci sono improvvisi aumenti dei prezzi dell’energia o problemi nell’approvvigionamento di energia, a causa di una domanda sempre in aumento e un’offerta che diminuisce per danni o interruzioni nella fornitura di petrolio, gas naturale o elettricità che possono essere dovuti a calamità naturali o a sconvolgimenti geopolitici.
Il primo fattore che determina lo shock energetico è un aumento dei prezzi dell’energia che influisce negativamente sui bilanci finanziari di famiglie e imprese. A soffrire particolarmente dello shock energetico sono le industrie energivore, ovvero quelle che dipendono totalmente dall’energia. Questo impatta sulla produzione che può subire un rallentamento o addirittura un’interruzione cosa che impatta su tutta la catena di approvvigionamento globale con ripercussioni su tutta la filiera. Una contrazione dell’attività delle imprese porta anche a disoccupazione e squilibri di mercato.
L’impatto negativo dello shock energetico si riflette anche sulle famiglie e sulla capacità d’acquisto poiché i costi energetici si ripercuotono su beni e servizi di consumo generando così un aumento del costo della vita e alimentando l’inflazione.
Trovandoci già in una congiuntura storica in cui l’inflazione sta colpendo pesantemente individui e imprese, una nuova crisi degli approvvigionamenti energetici peggiorerebbe di molto il quadro. Una crisi che persiste nel tempo aumenta il rischio di povertà che genera malcontento e tensioni interne che possono portare a conflitti sociali ma anche internazionali. In questo modo si crea un circolo vizioso da cui è difficile uscire. Inoltre, l’impatto negativo si verificherà anche sulle politiche energetiche che i paesi sarebbero costretti a prendere sacrificando anche gli investimenti sulle energie rinnovabili e ridurre la dipendenza dalle fonti di combustibili fossili e diversificando gli approvvigionamenti.
Come evitare uno shock energetico
La diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico insieme all’efficientamento energetico sono una valida risposta allo shock energetico in modo da garantire una riserva energetica stabile nonostante i turbamenti geopolitici. Un fattore molto importante è la cooperazione internazionale per condividere risorse energetiche e come ha fatto l’Unione europea in seguito all’aggressione russa dell’Ucraina. L’Italia e gli altri paesi europei che dipendevano per oltre la metà della fornitura energetica dalla Russia, hanno diversificato le fonti per evitare minacce di interruzione totale dell’energia facendo un uso politico dei suoi giacimenti di gas.
La risposta complessiva dell’Ue ad un nuovo shock energetico, ai cambiamenti climatici e al degrado del territorio è arrivata con il Green deal, un insieme di politiche per il futuro energetico puntando sugli investimenti per le rinnovabili e una diversificazione dell’approvvigionamento energetico.
Evitare uno shock energetico non è semplice ma ci sono varie misure che i governi possono adottare per prevenire o affrontare in modo meno impattante una crisi energetica. In primo luogo, è necessario ridurre per abbattere la dipendenza da un singolo paese per non essere troppo vulnerabile ed esposti. Inoltre, limitare la domanda di energia può aiutare a limitare l’impatto dell’aumento dei prezzi. Un’altra strategia è la riserva strategica di petrolio e gas per affrontare crisi ed emergenze. Importante per ogni paese è monitorare la situazione regionale e globale dell’energia per riuscire a ricorrere ai ripari in modo tempestivo.
L’impatto di un nuovo shock energetico a livello globale
L’Europa, come tutto il mondo, sta soffrendo una crisi che va avanti dallo scoppio della pandemia di Covid-19 seguita subito dalla guerra in Ucraina. Non ha avuto il tempo di risanarsi dai colpi di questi ultimi due anni che arriva la guerra in Medio-Oriente che potrebbe portare ad un nuovo shock energetico. I mercati sono già in subbuglio perché temono un allargamento del conflitto regionale – regione in cui si concentra più della metà di riserve di petrolio al mondo.
Le economie sono ancora troppo fragili per fronteggiare le conseguenze della guerra a Gaza senza subirne un impatto significativo. I prezzi del petrolio e del gas dipendono dai due conflitti in corso ma le ripercussioni si verificano sul potere d’acquisto di ogni famiglia con maggiori danni per i popoli dei paesi in via di sviluppo. Un nuovo shock energetico impatterebbe in maniera esponenziale sulle economie globali già provate dagli eventi che hanno condotto la situazione finanziaria ad una fase di decrescita con alti tassi di interesse per cercare di domare l’inflazione destinata a sua volta a crescere.
Alcuni analisti sostengono che le conseguenze di un nuovo shock energetico potrebbero essere gravi e devastanti per l’economia globale a rischio recessione.