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Cos’è un benchmark finanziario e perché è essenziale per valutare le performance

Mazzo di banconote in dollari americani: simbolo del valore finanziario e degli investimenti da confrontare con un benchmark."

Il benchmarking finanziario è una tecnica di analisi che prevede il confronto dei dati economici e gestionali di un’azienda con quelli di altre realtà simili, con l’obiettivo di valutarne la competitività, l’efficienza operativa e la produttività. Qui di seguito proveremo a spiegarvi più nel dettaglio di cosa si tratta e perché è essenziale sfruttare una risorsa simile.

Cos’è il benchmarking finanziario?

Grafici finanziari
Schermata con grafici e dati finanziari: analisi delle performance di portafoglio rispetto a un indice di riferimento

Leggi anche: Benchmark: cosa significa e perché è importante a livello di strategie di mercato?

Con il termine “benchmarking” si indica il raffronto sistematico delle strategie, dei processi e delle prestazioni aziendali con quelli delle imprese leader nel proprio settore. I parametri più frequentemente analizzati includono la qualità del prodotto o servizio, i tempi di produzione e i costi operativi.

Detto in parole povere, si tratta di osservare e apprendere dalle aziende che rappresentano un punto di riferimento nel mercato, così da adottare soluzioni più efficaci e migliorare i propri processi interni.

Attraverso questo confronto, le imprese possono individuare margini di miglioramento e attuare cambiamenti che favoriscono l’efficienza e l’ottimizzazione delle risorse.

Il funzionamento del benchmarking

Questa metodologia viene applicata concentrandosi su indicatori chiave di performance (i famosi “KPI“, o “Key performance indicators“) come il costo medio per unità, la resa produttiva o il numero di errori per ciclo produttivo. I risultati vengono poi messi a confronto con quelli delle aziende concorrenti o delle migliori nel settore.

Il benchmarking è spesso uno strumento adottato dalla direzione strategica, che analizza in dettaglio le proprie attività operative per confrontarle con quelle di organizzazioni considerate modello di eccellenza.

Analisi delle best practice

All’interno della gestione strategica, il benchmarking viene adottato per confrontare le modalità operative di un’impresa con quelle delle organizzazioni che rappresentano un punto di riferimento per efficienza e qualità.

Generalmente, questi modelli di eccellenza si trovano nello stesso ambito industriale.

Attraverso questo confronto, le aziende possono raccogliere spunti utili per definire strategie di miglioramento o per integrare pratiche vincenti nel proprio sistema gestionale.

In molti casi, il benchmarking non si limita a un’attività occasionale, ma si configura come un processo ciclico e continuo orientato al perfezionamento costante delle proprie prestazioni.

Raccogliere dati e confrontarli con quelli delle aziende più performanti consente di comprendere il proprio posizionamento e di elaborare strategie di miglioramento continuo. Si tratta, in definitiva, di un processo continuo, in cui le imprese sono spinte a evolversi costantemente, adottando pratiche più efficaci e competitive.

Come usare i benchmark per valutare le performance

Parliamo ora invece, più nello specifico, di benchmark finanziari. La discrepanza tra il rendimento di un portafoglio individuale e il suo indice di riferimento è definita tracking error. Questo valore, espresso generalmente come percentuale di deviazione standard, può assumere un segno positivo o negativo.

In un portafoglio gestito attivamente, il tracking error può derivare dalle decisioni di investimento del gestore, mirate a ottenere risultati superiori. Se tali scelte si rivelano efficaci, il tracking error sarà positivo, indicando una sovraperformance rispetto al benchmark; in caso contrario, si verifica una sottoprestazione.

Un portafoglio, sia gestito attivamente che passivamente, può includere titoli diversi da quelli del benchmark per varie ragioni. Ad esempio, un benchmark con un numero elevato di titoli potrebbe risultare difficile da replicare integralmente, oppure potrebbe comprendere strumenti finanziari di difficile acquisto, spingendo il gestore a optare per alternative simili. In tali situazioni, può emergere un tracking error.

Il tracking error può anche manifestarsi a seguito di modifiche nella composizione di un indice. Un’obbligazione potrebbe essere rimossa dall’indice a causa di un downgrade del rating creditizio, o un’azione potrebbe essere sostituita da quella di una società in forte espansione. I gestori attivi, nel tentativo di allinearsi a queste variazioni, incorrono in costi di transazione, a differenza degli indici, generando così tracking error. Inoltre, i gestori attivi possono decidere di allocare risorse in settori non rappresentati nel benchmark, nel tentativo di ottenere rendimenti superiori.

Come selezionare il benchmark più adatto

Monete d'oro e d'argento
Pile di monete rappresentano il rendimento accumulato e la crescita degli investimenti misurata tramite benchmark

La vasta disponibilità di benchmark rende la scelta dell’indice di riferimento, o di una combinazione di indici, un’operazione tutt’altro che immediata. Per orientarsi nella decisione, è utile partire da alcune domande fondamentali.

Quali risultati desideri ottenere?


Prima di identificare un benchmark appropriato, è essenziale chiarire i propri obiettivi di rendimento e il livello di rischio che si è disposti a sopportare. Chi ha una bassa propensione al rischio potrebbe preferire indici composti da strumenti di elevata qualità creditizia o a breve scadenza. Al contrario, chi punta a rendimenti più consistenti potrebbe orientarsi verso indici che storicamente hanno offerto performance elevate sul lungo periodo, pur essendo soggetti a una maggiore volatilità e a possibili perdite nel breve termine. Se, invece, l’obiettivo è coprire passività legate ai tassi d’interesse, il criterio decisivo nella scelta dell’indice potrebbe essere la sua duration piuttosto che il rendimento atteso.

Di quanta liquidità hai bisogno?


Un investitore che deve garantire liquidità pronta all’uso per fronteggiare obbligazioni a breve termine necessiterà di un portafoglio altamente liquido. In questo caso, la scelta più adatta potrebbe ricadere su un benchmark a breve scadenza. Sarebbe invece prudente evitare indici che includono strumenti illiquidi o molto sensibili alle variazioni dei tassi. Alcuni investitori, per esigenze specifiche di liquidità, possono anche optare per benchmark personalizzati, costruiti su misura per rispecchiare la propria strategia di gestione della cassa.

Intendi includere titoli esteri nel portafoglio?


L’investimento in strumenti internazionali introduce una variabile aggiuntiva: l’esposizione valutaria. A seconda che tale esposizione venga coperta o meno, gli effetti su volatilità e rendimento possono variare sensibilmente. Un investitore che intende trarre vantaggio dalle fluttuazioni valutarie, ad esempio scommettendo su un indebolimento del dollaro USA, potrebbe preferire un benchmark non coperto, che rifletta le variazioni delle valute estere. Viceversa, chi mira a proteggere il capitale o a far fronte a impegni futuri potrebbe scegliere indici con copertura valutaria, riducendo così il rischio derivante da movimenti nei tassi di cambio.

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